Cultura e Società

A proposito di “Deficit di accudimento primario”

17/05/11

 

Scheda
di Cristina Riva Crugnola

 

Di
fatto il termine “deficit di accudimento primario” è in realtà una
definizione morettiana, in quanto non esiste una definizione in questi termini
in letteratura, nè una teoria che riconduca le varie patologie a tale deficit.

Tuttavia
possiamo dire che Renè Spitz ha introdotto per primo un concetto simile negli
anni 50/60, parlando di carenza di cure primarie quantitative, riferendosi a
bambini in istituti/orfanotrofi privati della relazione con una figura
genitoriale o caregiver di riferimento privilegiato. I bambini da lui studiati
presentavano ritardi nelle varie aree dello sviluppo cognitivo, sensomotorio e
relazionale/affettivo. Gli stessi bambini sono stati studiati da ricercatori
che fanno riferimento alla teoria dell’attaccamento, ad esempio Charles Zeenah,
che ha studiato in questi anni i bambini rumeni vissuti in istituto nella prima
infanzia, segnalando la presenza in loro di specifici disturbi dell’attaccamento
(implicanti in vario modo difficoltà a costruire legami di attaccamento), in
parte persistenti anche quando essi sono posti in affido o adottati. D’altra
parte seguendo la differenziazione classica di Renè Spitz si può parlare di
carenza di cure primarie a livello qualitativo, relative cioè alla qualità
della relazione con le figure genitoriali, in particolare la madre. Dagli anni
’70 è sopratutto la teoria dell’attaccamento (Bowlby, Ainsworth, Biringen,
Crittenden) e l’Infant Research a occuparsi di questo tema, evidenziando come
alcuni stili della madre caratterizzati da assenza di disponibilità emotiva, o
perchè rifiutanti e ostili, o perchè non responsivi e trascuranti rispetto ai
bisogni emotivi e ai segnali comunicativi dei bambini, possono costruire la
base per pattern di attaccamento insicuri o anche disorganizzati, influenzando
lo sviluppo socio-emotivo e il rischio psicopatologico del bambino nelle fasi
successive dello sviluppo. Vedi gli studi longitudinali degli ultimi anni
condotti dalla prima infanzia fino all’età adulta (Alan Sroufe, Kaus e Karin Grossman)
che evidenziano sempre nel quadro della teoria dell’attaccamento come la
qualità dell’attaccamento  e le cure materne nei primi anni di vita siano
decisivi rispetto all’adeguatezza o al rischio delle successive traiettorie
evolutive.

 

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