Cultura e Società

Il Supervissuto – Commento di C. Nichini

17/10/23
Il Supervissuto - Commento di C. Nichini

Autore: Cristiano Nichini

Parole chiave: Musica e psicoanalisi, Eros, Thanatos, Sé e Non-SéAutore: Cristiano Nichini

Titolo: “Il Supervissuto”

Dati sulla serie: regia di Pepsy Romanoff, sceneggiatura di Igor Artibani, Guglielmo Ariè, Pepsy Romanoff, 2023, Netflix

Genere: documentario, musicale

La serie “Il Supervissuto” ripercorre la biografia artistica e personale di Vasco Rossi, con meriti che sono gli stessi che mantengono vivo il successo del famoso cantautore.

Il racconto si dipana in modo cronologico attraverso le tappe fondamentali della sua vita, partendo dal suo esordio al concorso canoro “L’Usignolo d’Oro”, dove vinse, fino agli ultimi concerti dopo la pandemia, che l’hanno riportato negli stadi colmi di spettatori per riproporre un ampio repertorio, che periodicamente si rinnova con nuove canzoni.

Era difficile realizzare una serie biografica di un personaggio del mondo dello spettacolo vivente e che, in alcuni periodi, ha creato scandali e dibattito rispetto al suo stile di vita e alle sue canzoni. Si poteva cadere in una descrizione agiografica di una rockstar e della sua vita maledetta e ammirata, fatta di trasgressione, provocazione e bellissime canzoni. Oppure si poteva indulgere in un intimismo voyeuristico rispetto alla sua vita privata e alla sua vita “piena di guai”.

Invece gli autori sono riusciti a mantenere un equilibrio delicatissimo tra la storia della rockstar e la storia della persona, facilitati dallo stile di Vasco che riesce a stare contemporaneamente “nel gioco” e “fuori dal gioco” esplicitando senza infingimenti tale doppia identità. È un’identità che si moltiplica nel suo ultimo lavoro che fa da colonna sonora alla serie, la canzone “Gli sbagli che fai”, dove intraprende un dialogo interiore con i suoi vari Sé.

La serie riesce a rappresentare in modo efficace le varie fasi della vita dell’artista mantenendo attivo lo spettro di identità possibili senza collassare su uno stereotipo monolitico.

Abbiamo la descrizione dell’adolescente che cerca l’emancipazione, ma mostra i suoi punti di vulnerabilità. È la ricerca della propria strada, di un proprio “senso” dell’esistenza che lo porta ad andare a vivere solo in una ricerca spasmodica di vita e di esperienze al limite. Questo tratto di onnipotenza narcisistica viene oggi ben descritto dall’artista che riesce a ritrovare anche in quei momenti le tracce di un dialogo con i genitori mai interrotto. È significativa la descrizione del lungo viaggio in camion che fa con il padre autista ancora ragazzino. Devono andare a Trento: Vasco si addormenterà nella cuccetta del tir mentre il padre guida nella notte. Il padre muore precocemente, il figlio ne sente la mancanza, ma la sua figura ha evidentemente lasciato una traccia importante nell’uomo e nell’artista. Il loro è un contatto fatto di poche parole, di una presenza silenziosa che rimane sullo sfondo e che svolge una funzione di base, consentendo a Vasco una resilienza fuori dal comune. “Anima fragile”, è questa la canzone dedicata al padre in cui scrive che “la vita continua anche senza di noi”. È quel “NOI” che rappresenta il cardine dell’esperienza artistica e umana del protagonista. Incontrerà sulla sua strada la droga e il carcere, lo racconta senza sottrarsi dalle ferite e dai fallimenti. Incontrerà anche la morte di molti compagni di viaggio, farà esperienza della depressione e di una malattia fortemente debilitante. Il “NOI” rappresenta il senso di partecipazione alla vita, il riconoscimento del rischio di una deriva onnipotente – conosciuta durante l’adolescenza – senza abbandonarla, ma riuscendola a trasformare in gioco, in un orizzonte di senso – mai trovato del tutto, sempre da ricercare – più ampio. Quel “NOI” che gli consente di diventare padre, di riconoscere i figli che ha avuto da diverse donne e di farsene carico.

La serie ha il merito di essere riuscita a rappresentare i vari personaggi che albergano in Vasco facendoli danzare in modo armonioso, senza saturare eccessivamente il campo con interpretazioni o letture asfittiche. Vasco è così: un poliedro cangiante di colori con intensità e chiaro/scuri talvolta anche estremi che lo mantiene in contatto con le irriducibili spinte vitali e distruttive di freudiana memoria. Si tratta di un contatto con qualcosa che viene avvertito come vero e autentico, e  penso che questo sia la chiave del suo successo.

Mi è capitato di partecipare a alcuni suoi concerti e ho osservato la partecipazione di un pubblico eterogeneo, che sembra provenire dai più svariati contesti di vita e che sente risuonare nelle sue musiche e nei suoi testi qualcosa di profondamente umano che lo accomuna: si tratta dell’irriducibilità della condizione umana ad uno, dell’ambivalenza e del conflitto interiori, che animano una perenne tenzone tra quello che siamo e quello che non siamo.

Ottobre 2023

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