Cultura e Società

L’alluvione – Commento di C. Nichini

27/10/22
L’alluvione -  Commento di C, Nichini

Autore: Cristiano Nichini

Titolo: “L’alluvione”

Dati sulla serie: regia di Jan Holoubek e Bartłomiej Ignaciuk, Polonia, 2022, 6 episodi, Netflix.

Genere: drammatico ispirata ad un fatto di cronaca

Anna Kępińska è l’ideatrice della serie televisiva “L’alluvione” in onda su Netflix dal 5 ottobre 2022. E’ una produzione ambientata in Polonia il cui titolo originale è “Wielka Woda”. La sceneggiatura prende ispirazione dalle disastrose inondazioni avvenute in Europa dell’est nel 1997. In particolare, il racconto si svolge attorno all’angosciosa attesa di una grande alluvione sulla cittadina di Breslavia in Polonia.

La struttura del racconto, come avviene spesso nelle fiction, è costruita su due livelli. Su un piano si svolgono gli eventi naturali incombenti ed il tentativo del gruppo di idrogeologi e politici, istituito per l’occasione, di affrontarli tecnicamente. Parallelamente si intrecciano i rapporti intimi, affettivi ed emotivi tra i protagonisti.

Questa narrazione bifocale, a sua volta, è riproposta in una sorta di mise en abyme  e ulteriore scambio dualetra la realtà che definirei “storica” o “esplicita” (costituita dai due strati del racconto descritti sopra) ed il mondo interno dei protagonisti che sembra dominato da fantasie di distruzione e di morte.

La cinematografia non è nuova alla rappresentazione di queste risonanze interno/esterno. Un esempio efficace è “Melancholia” di Lars Von Trier del 2011, dove viene descritto l’imminente schianto di un pianeta contro la terra ed il parallelo sgretolarsi depressivo del mondo interno dei protagonisti. Una approfondita analisi delle caratteristiche psichiche di tale fenomeno è quella di P. Levine e M. H. Bowker nel libro “La fantasia del mondo distrutto” del 2022.

La serie “L’Alluvione”, diretta da Jan Holoubek e Bartłomiej Ignaciuk, è particolarmente riuscita perché attraverso l’utilizzo delle classiche figure retoriche (cito ad esempio la metonimia e l’onomatopea) trasposte in chiave cinematografica riesce ad introdurre lo spettatore in un’intensa esperienza sinestesica che consente di mantenere un buon contatto con gli accadimenti storici dell’evento, ma soprattutto con il mondo interno dei protagonisti.

La ricorsività dei vari livelli di rappresentazione avviene attraverso un ottimo mélange tra tecniche cinematografiche e sceneggiatura. Esemplifico: una scena si apre con una padella sul gas. L’acqua è ormai in ebollizione, rischia di stravasare e far cadere il coperchio. Una donna sonnecchiante viene risvegliata dal rumore dell’ebollizione. Con la tecnica del piano sequenza viene mantenuta una continuità che sposta lo sguardo sulla finestra: il fiume Oder sta rapidamente raggiungendo la piena con il rischio di rompere gli argini faticosamente rinforzati dalla popolazione. Cambio di scena: la madre e il padre di due protagonisti sono ammalati, da alcuni elementi si può presupporre che siano cardiopatici. Il rischio è l’edema polmonare: uno stravaso di liquidi nel parenchima del polmone che determina una sorta di annegamento dall’interno.

Inondazione come esperienza interna/esterna. Il crollo degli argini minaccia la sopravvivenza fisica e psichica. Tale rappresentazione si offre come realizzazione e metafora del crollo psicotico descritta dalla teorizzazione Bioniana. Il contenitore psichico non riesce più a contenere (argini del fiume) e a trasformare le ondate percettive. La rottura degli argini compromette la possibilità sognare ed il mondo interno esonda attivando difese psicotiche (con la massiccia evacuazione dei contenuti psichici)

Gli aspetti pulsionali, distruttivi e dirompenti, sono ben rappresentati dai movimenti delle masse e dai meccanismi di gestione del consenso ai fini di potere e di controllo. Le masse si muovono in base ad assunti di sopravvivenza, persecutori o di idealizzazione del leader; questi ultimi piegano tali movimenti al loro maligno ed insaziabile narcisismo. Difronte all’inondazione, però, tutto si sgretola. I feticci di onnipotenza proiettiva svelano tutta la loro inconsistenza ed incapacità di affrontare la realtà. Emergono allora leader che riescono a svolgere la funzione di guida in modo più integrato, senza fughe maniacali o crolli depressivi. La premessa per poter svolgere questa funzione è quella di aver fatto i conti con il proprio passato. È solo il contatto ed il dialogo tra le generazioni che riesce a mettere in atto un processo autenticamente riparativo.

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Riferimenti bibliografici

P. Levine e M. H. Bowker. La fantasia del mondo distrutto. Astrolabio Ubaldini Edizioni, 2022

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