Cultura e Società

Painkiller – Commento di A. Moroni

3/09/23
Painkiller - Commento di A. Moroni

Parole chiave:  Dipendenza, Ossicodone, Famiglia Sackler

Autore: Angelo Moroni

Titolo: Painkiller

Dati sulla miniserie tv: creata da Micah Ftizerman-Blue e Noah Harpster. Regia di Peter Berg, Netflix, 2023, 1 stagione 6 episodi di 52’.

Genere: drammatico, thriller, docu-fiction.

“Painkiller”, miniserie prodotta dalla piattaforma Netflix e diretta da Peter Berg, è il racconto, amaro e insieme appassionante, di una tragedia collettiva ben conosciuta, di cui il regista  mette in scena i risvolti più violenti, drammatici e perversi. Basata sul libro “Pain Killer” di Barry Meier e sull’articolo del New Yorker “The Family That Built the Empire of Pain”, del giornalista investigativo Patrick Radden Keefe, la serie è composta da sei episodi della durata di circa un’ora l’uno, e ricostruisce la storia vera della casa farmaceutica statunitense Purdue Pharma. La stessa vicenda era stata raccontata nel 2021 su Disney+ nella serie tv “Dopesick. Dichiarazione di dipendenza”, con la regia del maestro dell’horror Barry Lenvinson, con diverso, e altrettanto magistrale, taglio stilistico, più intimistico e commovente. Quella serie è tratta da un altro libro,”Dopesick: Dealers, Doctors and the Drug Company that Addicted America”, di Bath Macy.

La famiglia Sackler, proprietaria dell’azienda dal 1892, nel 1996 mette in commercio l’OxyContin, un oppioide dagli effetti simili a quelli dell’eroina, capace di creare enorme dipendenza, vendendolo con come “analgesico miracoloso che elimina il dolore e fa ritrovare il piacere nella vita”. Il commercio indiscriminato del farmaco, unitamente ad una campagna di marketing ossessiva e alla compiacenza di medici e di funzionari della Food & Drug Administration (FDA) e Procuratori distrettuali corrotti, sono tutti ingredienti che portano a generare un cocktail che diventerà presto esplosivo sul piano sociale: una grave epidemia da dipendenza da oppiodi che investirà gli Stati Uniti tra gli anni ’90 e il 2010, provocando almeno 300 mila morti per overdose. Anche oggi, nonostante la drastica diminuzione delle prescrizioni dovuta alle indagini federali che sono raccontate da questa serie tv, e a una restrizione delle vendite, gli Stati Uniti rimangono al primo posto al mondo per consumo di OxyContin con tonnellate di ossicodone consumate in un anno. Seguono Canada, Danimarca, Australia e Norvegia. Anche l’Italia non sembra attualmente essere immune dal’abuso di questo tipo di sostanze.

L’intento principale del regista Peter Berg e dei creatori della serie, Micah Ftizerman-Blue e Noah Harpster, è comunque la denuncia senza appello della rapacità del capitalismo farmaceutico, impersonato da Richard Sackler, nipote del fondatore dell’azienda, e disposto a tutto pur di aumentare le somministrazioni del nuovo farmaco, e quindi le vendite. Richard, interpretato da un ispiratissimo Matthew Broderick, che fin dalla sua infanzia ha introiettato la figura dello zio Arthur come un Super-Io sadico che lo guida come un maestro nella sua scalata senza scrupoli al successo, ha come unici obiettivi la vendita e il guadagno. In parallelo a questa vicenda familiare, Berg innesta, in uno stile tra il thriller giudiziario e il docu-film, il racconto dell’investigatrice federale Edie Flowers, una Uzo Aduba che, dopo “Orange is the New Black”, qui a tratti commuove nella sua ricapitolazione dei drammi umani che scopre nel corso delle sue indagini.

Il montaggio sposta infatti in modo mirabile e calibrato l’attenzione dello spettatore su angolature diverse del dramma della tossicodipendenza indotta da oppiodi. Dagli ambienti lussuosi della Purdue Pharma passiamo alla deposizione di Edie davanti ad un gruppo di avvocati impegnati in una class-action contro la casa farmaceutica. Il narrato poi si intreccia con le vicende di Glen Kryger (un Taylor Kitsch molto intenso e sofferto nella sua ottima performance), giovane padre e proprietario di una piccola officina di provincia, che dopo un incidente sul lavoro, è indotto dal suo medico ad assumere OxyContin. Si troverà a vivere crisi d’astinenza con una famiglia e una vita completamente distrutte. Il tono narrativo è qui struggente, a tratti oserei dire faulkneriano.

Quello della tossicodipendenza come piaga sociale generatrice di sofferenze individuali e familiari atroci, è un tema che attualmente è spesso affrontato dal mainstream cinematografico contemporaneo, in cui “Painkiller” si rivela una serie degna di nota.

In ambito psicoanaliico, invece, non sembra che questa declinazione specifica del dolore psichico e relazionale sia particolarmente presa in considerazione. Da decenni essa infatti investe ad esempio tanti adolescenti, basti dire che, secondo gli ultimi dati del 2023 del Ministero dell’interno italiano, oggi consumano cocaina circa 44.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni, pari al 2 per cento della popolazione scolastica. La tossicodipendenza è molto spesso dimenticata dalla letteratura psicoanalitica, abbastanza avara di lavori su questo argomento (vedi, ad esempio, Giraudi e Galli, 2021), e sembra concentrarsi piuttosto sul tema della “dipendenza” in termini concettuali più generali. La serie tv diretta da Berg ha il pregio della ricostruzione storica puntuale, avvalorata da spezzoni di filmati d’epoca in cui compaiono ad esempio personaggi storici importanti come il revendo Jesse Jackson e Rudolph Giuliani. Il conflitto sociale alimentato dalla dipendenza da OxyContin è inoltre reso egregiamente anche attraverso le sequenze in cui la popolazione americana più disagiata si riversa nelle strade delle periferie degradate e distrugge negozi e farmacie.

Il merito maggiore di “Painkiller” consiste nel togliere drasticamente il velo della rimozione, cioè di aiutarci a ricordare e così a riflettere sui gravi illeciti che sono stati indebitamente perpretrati, e continuano ad esserlo, a danno di vittime innocenti, da una avidità umana incontenibile, dalla sua spietata, distruttiva onnipotenza narcisistica.

Riferimenti bibliografici

Giraudi, C., Galli, G. (2023), La dipendenza in adolescenza, in Pellizzari, G. Moroni, A.A. (acura di) Una stanza tutta per me, Manuale di psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente, Milano, Mimesi Edizioni, 2023.

Macy, B. (2018), Dopesick: Dealers, Doctors and the Drug Company that Addicted America, Boston, Little Brown & Co.

Meier, B. (2018), Pain Killer. An Empire of Deceit and the origin of America’s Opioid Epidemic, New York, Random House.

Radden Keefe, P. (2017), The Family That Built the Empire of Pain. The Sackler’s dynasty’s ruthless marketing of painkillers has generated billions of dollars – and millions of addicts, in The New Yorker, New York, October 30, 2017 Issue.

Agosto 2023

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