Cultura e Società

“Elemental” di P. Sohn. Recensione di S. Monetti

25/07/23
“Elemental” di P. Sohn. Recensione di S. Monetti

Parole chiave: Edipo, Separazione, Migranti, Rabbia

Autore: Stefano Monetti

Titolo: “Elemental”

Dati sul film: regia di Peter Sohn, USA, 2023, 93’

Genere: animazione

Il nuovo film della Pixar, presentato a Cannes, ripropone la felice sintesi tra intrattenimento e riflessioni su questioni esistenziali che caratterizza la poetica della casa cinematografica statunitense.

La storia è quella di una coppia, Bernie e Cinder Lumen, costretti a emigrare dalla terra natia per raggiungere Element City, la città dove convivono esseri diversi, composti da uno dei quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. I Lumen, affrontando la diffidenza di molti cittadini, riescono a stabilirsi in città. Appena arrivata, Cinder partorisce la figlia Ember e Bernie si adopera per creare il proprio negozio. 

Element City è una città vorticosa e coloratissima, che ben esprime l’alta qualità dell’animazione Pixar: è modernissima ma, in alcune immagini, ricorda le scenografie hollywoodiane tra le due guerre. Proprio alla società americana pare ispirarsi il regista Sohn, che ha inserito nella storia alcuni tratti autobiografici: i suoi genitori, emigrati dalla Corea negli anni Settanta, gestivano un negozio nel Bronx. In Element City la convivenza tra etnie diverse è apparentemente pacifica, ma l’intolleranza si esprime nella creazione di quartieri etnici simili a ghetti, come Firetown, dove vivono gli esseri di fuoco come i Lumen. Si può rintracciare in Element City, come in alcune città americane, una silenziosa ma percepibile supremazia di un’etnia sulle altre: in questo caso l’etnia dominante è quella dei personaggi di acqua, generalmente benestanti. Un’acqua che straborda travolgendo le abitazioni e mettendo a rischio lo stesso negozio di Bernie e Cinder: l’acqua come un vettore di gentrificazione che assedia i quartieri poveri.

Element City ha delle componenti indistinte di ogni elemento, come il fiume sul quale viaggia la metropolitana, le nuvole o il fuoco che riscalda le pietanze cucinate dai Lumen. Gli esseri singoli possono fondersi con queste componenti per poi individuarsi nuovamente, ma gli elementi, come ricorda Cinder, “non si mischiano”. È come se queste quantità libere di elementi esprimessero gli elementi gruppali fantasmatici di una cultura popolare che funziona, come spesso accade, da ostacolo alla convivenza con l’altro.  

In “Elemental” questo aspetto sociologico si intreccia con le dinamiche familiari dei Lumen. Bernie vorrebbe lasciare la gestione del suo negozio alla figlia, la quale ne sembra entusiasta. Tuttavia Ember, quando è lasciata sola con clienti pretenziosi, ha degli attacchi di rabbia che la portano a distruggere parte del negozio. Al contrario, Bernie manifesta un’instancabile ossequiosità, derivata delle sofferenze patite e della precarietà del proprio lavoro. È come se l’aggressività paterna scissa fosse proiettata nella figlia che non riesce a contenerla, così come è incontenibile l’acqua che allaga il negozio sfondando i tubi.

La capacità di Ember di arginare l’invasione dell’acqua saldando i tubi con il fuoco rappresenta un tentativo ossessivo di contenimento della prevaricazione dell’etnia dell’acqua, ma anche della propria aggressività. Si tratta di un tentativo destinato allo scacco se non legato a un’elaborazione terapeutica, che sarà offerta a Ember da una relazione sentimentale con un essere acqueo: Wade.

La mancanza di forma dell’acqua, che si adatta al proprio contenitore, è resa psicologicamente con un’attitudine empatica spiccata negli esseri acquei, i quali soffrono di un eccesso di compassione che li fa lacrimare in modo eccessivo e parodistico.

Con i suoi limiti e le sue insicurezze, Wade riesce a mettere Ember di fronte alla ragione inconscia dei propri scoppi d’ira: ella non desidera fare il lavoro del padre, infatti con la sua rabbia distrugge il negozio. Il rigido Super Io familiare dei Lumen, derivato dalla sofferenza migratoria, è intollerabile per Ember che vuole sfuggire a un destino apparentemente ineluttabile. Tale destino è celebrato in modo maniacale dal padre che organizza una grande festa per il passaggio di consegne alla figlia. Ember invece vorrebbe lavorare il vetro, un modo con cui rende buona la sua natura ignea altrimenti distruttiva.

Senza svelare il finale, possiamo dire che la colpa filiale sarà al centro di un rito tradizionale separativo tra padre e figlia. Tale rito compendia il superamento della tensione edipica, tensione che si era manifestata nella rivalità tra padre e fidanzato. Bernie dice alla figlia: “sono fortunato ad averti”, manifestando la sua idea di possesso. Ember da parte sua ribadisce di non poter “essere solo una brava figlia”.

Elemental sembra volerci dire che il legame con l’altro permette lo stemperamento degli elementi persecutori delle culture tradizionali, gli stessi che sono all’origine delle paranoie xenofobiche. Non è facile però mettere in discussione ciò che è abitudinario: occorre la portata terapeutica di una relazione. La frustrazione e la valenza trasformativa dell’avvicinamento all’altro sono rese dalle difficoltà di contatto tra Ember e Wade, con quest’ultimo che rischia di evaporare. I colori sembrano essere il terreno di comunanza tra tutti gli elementi, colori che rinviano allo stesso regista il quale, in un’opera a tesi come questa, cerca una sintesi positiva dei conflitti. L’acqua, da elemento persecutorio, si rivela come ciò che mette in discussione i valori acquisiti, obbligando al contatto. Si tratta di un’acqua che assorbe il negativo del conflitto, “la buia sofferenza”, oscurandosi, facendosi perciò “più lenta, più pesante”, come scrive Bachelard (2006, 59), legandola al tema della madre morente nell’opera di Edgar Allan Poe. 

Il film è disseminato di citazioni da precedenti lavori Pixar, come “Inside out” (2015): Ember assomiglia al personaggio Rabbia e Wade a quello di Tristezza. La fiamma portata dalla città del fuoco ricorda la candela di “Encanto” (2021): si tratta di due oggetti evocativi delle origini che devono essere costantemente protetti, in quanto il legame tra i migranti e la loro terra di provenienza è molto fragile.

Elemental” soffre di una minore ispirazione rispetto ad altri film Pixar e l’eccesso di dinamismo non riesce a nascondere l’essenzialità della trama. Tuttavia si tratta di un cartone animato che pone lo spettatore di fronte a questioni cruciali del nostro tempo, operando un rovesciamento: le difficoltà di una famiglia migrante non riguardano solo i migranti stessi ma mostrano dinamiche universali. In effetti l’esigenza di separazione dai genitori e la necessità di non adempiere passivamente ai loro desideri sono un problema cruciale per tutte le nuove generazioni. “Elemental “dunque decostruisce, nel senso filosofico del termine, l’opposizione tra il migrante inteso come un’eccezione e il cittadino che rappresenta la regola: il migrante è coinvolto in un conflitto familiare che è di tutti.

Bibliografia

Bachelard, G. (1942), Psicanalisi delle acque, Red Edizioni, Milano, 2006

Culler, J. (1982), Sulla decostruzione, Bompiani, Milano, 1988

Luglio 2023

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