Cultura e Società

“Encanto” di B. Howard e J. Bush. Recensione di S. Monetti

27/12/21
"Encanto" di B. Howard e J. Bush. Recensione di S. Monetti

Autore: Stefano Monetti

Titolo: “Encanto”

Dati sul film: regia di B. Howard e J. Bush, USA, 2021, 99’

Genere: animazione, musicale

Encanto, il sessantesimo classico Disney, narra la storia della famiglia colombiana Madrigal. La matriarca, Abuela Alma Madrigal, perde il marito in una sparatoria ma riesce a salvare i suoi tre figli. Abuela costruisce una casa magica in un piccolo villaggio tra le montagne, un encanto, dove cresce la sua famiglia.

I membri della famiglia Madrigal sono dotati di poteri straordinari. Solo la nipote Mirabel, la protagonista del film, non ha alcun potere. Mirabel cerca un proprio ruolo familiare ma la mancanza di un potere la relega in secondo piano rispetto agli altri nipoti, ben più utili alla famiglia e al villaggio, come Luisa, la sorella maggiore, che ha una forza eccezionale. La magia dei Madrigal però va in crisi: la casa si crepa fino a crollare. La mediazione di Mirabel si rivelerà essenziale per risolvere la situazione, con l’aiuto dello zio Bruno, che ha il dono della preveggenza ma è considerato un menagramo.

Possiamo interpretare questa storia tramite la teoria kleiniana dello sviluppo. All’inizio la famiglia si trova nella posizione schizo-paranoide, in cui gli oggetti buoni e gli oggetti cattivi sono divisi: gli oggetti cattivi vanno espulsi perché minacciano quelli buoni, e, espellendoli, si teme un loro ritorno. L’oggetto buono è la casa Madrigal, regista dei poteri magici familiari; tali poteri rappresentano una difesa maniacale finalizzata a negare il male. In effetti la magia dei Madrigal sembra trionfare sulle difficoltà dell’esistenza. L’Encanto è anche l’essere incantati, la perdita della capacità di pensare di fronte all’onnipotenza dei poteri magici. La casa è una metafora tradizionale della mente, in questo caso la mente familiare, e rappresenta il risarcimento riconosciuto a nonna Abuela per la sofferenza della sua tormentata migrazione fino all’encanto.

L’oggetto cattivo è incarnato da Bruno, il profeta innominabile espulso dalla famiglia, destinato a percepire le negatività familiari che non hanno posto nella vita magica. Da un vertice sistemico-relazionale Bruno è il membro designato: colui che mantiene l’equilibrio familiare esprimendo nel proprio disagio i conflitti impensati nella famiglia stessa.

Tali conflitti saranno tematizzati da Mirabel, la quale è estranea all’euforia dei poteri e conosce la frustrazione della realtà quotidiana, quello che Hegel chiamava “il travaglio del negativo”. Mirabel va alla ricerca dello zio profeta affinché possa aiutarla a comprendere il significato delle crepe di casa. Mirabel comprende che il cattivo e il buono possono integrarsi senza che il buono, come la casa familiare, debba crollare. Ciò consentirà alla famiglia di approdare a quella che Melanie Klein chiama la posizione depressiva: un’integrazione tra l’oggetto buono e quello cattivo. La famiglia Madrigal deve accettare che l’oggetto buono, ovvero i poteri magici, sono il prodotto dell’oggetto cattivo, del percorso di sofferenza di nonna Abuela: buono e cattivo, magia e dolore, si appartengono. Come ha detto una piccola spettatrice al cinema: “Mirabel ha il potere della famiglia”, poiché riesce a integrarne i conflitti favorendo una presa di coscienza, un insight.

Come alcuni film di animazione recenti, su tutti Inside out, Encanto riesce a esprimere con metafore efficaci il funzionamento mentale. Per esempio Isabela, la sorella di Mirabel che ha il dono di creare fiori e piante, esprime la propria rabbia repressa producendo piante spinose. E’ un esempio del concetto di proiezione: lo spostamento di sentimenti su oggetti. Un esempio di proiezione nell’arte è il correlativo oggettivo teorizzato dal poeta statunitense Thomas Stearns Eliot: rappresentare uno stato d’animo attraverso un paesaggio.   

Un tema rilevante del film è la critica del supereroismo americano: le crepe nella casa compaiono nel momento in cui i Madrigal si rendono conto che i loro poteri li obbligano a un ruolo sociale prevedibile, costrittivo e monotono. Da questo punto di vista Encanto può sembrare il rovescio de Gli incredibili, nel quale l’ironia legava felicemente i supereroi ai loro poteri. In Encanto manca un nemico che legittimi il potere del supereroe buono; qui il nemico è la realtà stessa. 

Il livello di definizione delle immagini ha raggiunto una sorta di realismo; il risultato è un film visionario che al cinema ha un impatto notevole sullo spettatore. Se si pensa ai film animati Disney di molti anni fa, si potrebbe rimpiangere la mediazione semplificatrice di quel tipo di disegno, caratterizzato da una certa ingenuità e plasticità dei movimenti che sembravano più a misura di bambino. La complessità di Encanto ne fa un film per adulti che segue strutture narrative fruibili anche dai bambini.

Bibliografia

Minuchin, S. (1974), Famiglie e terapia della famiglia, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1976

Segal, H. (1964), Introduzione all’opera di Melanie Klein, Martinelli, Firenze, 1975

Gennaio 2022

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"La sala professori" di I. Catak. Recensione di E. Berardi.

Leggi tutto

"Estranei" (All of Us Strangers) di A. Haigh. Recensione di F. Barosi

Leggi tutto