Cultura e Società

“Hammamet” di G. Amelio. Commento di P. Cotrufo

14/01/20
“Hammamet” di G. Amelio. Commento di P. Cotrufo

Autore: Paolo Cotrufo

Titolo: “Hammamet”

Dati sul film: regia di Gianni Amelio, Italia, 2020, 126’

Genere: drammatico, biografico

 

 

 

Gianni Amelio firma il soggetto, la sceneggiatura e la regia di un film sulle ultime settimane di vita di Bettino Craxi, in “esilio volontario” (per l’Italia era un latitante) in Tunisia.

Il leader del Partito Socialista Italiano, dopo le condanne per corruzione (che respinse sempre) e per finanziamento illecito dei partiti (che invece ammise ritenendo si trattasse di una prassi della politica italiana che, pertanto, andava discussa in Parlamento e non in Tribunale), nel 1994 scappò nella sua casa di vacanza in Tunisia.

Amelio ci racconta la solitudine di un uomo abituato alle folle e al potere, di un leader politico che non sembrava riuscire a rappresentarsi ciò che sarebbe accaduto a lui e al suo partito. Lo fa attraverso due sogni e dei dialoghi ben ricercati (non manca un sarcasmo che fa ridere tra i denti) tra Craxi e i suoi figli (interpretati da Livia Rossi e Alberto Paradossi), il figlio di un collega che morì suicida durante “Mani pulite”, un fantomatico collega di un altro partito, la società tunisina che continua a chiamarlo “Presidente”, nonché con un gruppo di turisti italiani che gli chiedono, invece, dove abbia nascosto il tesoro.

Pierfrancesco Favino interpreta in modo stupefacente Bettino Craxi, a tratti si direbbe doppiato da Craxi stesso redivivo. La sola interpretazione di Favino varrebbe il biglietto, ma nel complesso il film affascina e mostra, in aprés-coup, la dimensione affettiva di un uomo che pagò gli effetti di una scissione collettiva (e soprattutto di una proiezione) che fece di lui il rappresentante del male della politica italiana. Dalle stelle di un congresso del partito socialista che lo vide ottenere una maggioranza “bulgara” (93% delle preferenze), alle stalle di un esilio ad Hammamet.

Ossessionato da un “giudice” persecutore che gli compare anche in sogno, Craxi è un uomo solo che sembra interrogarsi incredulo sulle colpe che gli vengono attribuite. Lui si sente innocente, ma sa di essere considerato colpevole, non solo dalla giustizia, ma dal popolo italiano, “dalla gente”.

Così come il 30 aprile del 1993, giorno simbolico della fine della prima repubblica, all’uscita dall’Hotel Raphael, Craxi decise di affrontare a fronte alta la folla di contestatori sicuro delle proprie ragioni (cioè che il reato che gli veniva imputato riguardava l’intera politica italiana, non soltanto lui, e quell’uscita dall’hotel gli costò il celebre lancio di monetine), così nel film Craxi sembra decidere che la vittima di una proiezione collettiva non ha che da scegliere il martirio. Amelio ci racconta la storia di un uomo con un’idea grandiosa di sé che sceglie di divenire martire perché non ha altra via per salvare il suo onore e il suo nome; non lo fa per i figli (Stefania e Bobo) che, nel film, disprezza: lo fa per se stesso. Craxi non si cura della propria salute e, anzi, sembra voler trasgredire tutte le buone regole che il diabete, la cardiopatia e il tumore al rene gli imporrebbero. Rifiuta di tornare in Italia per le cure e sceglie di morire e di essere sepolto ad Hammamet. Viene in mente un passaggio di “Narcisismo di vita, narcisismo di morte” nel quale A. Green (1982) riflette sul potere e la forza conferiti alla vittima.

Il film offre spunti di interesse psicoanalitico più che politico. Le cose non sono mai come appaiono e, soprattutto, non sono mai semplici. Non esiste il bene e il male quanto piuttosto un impasto di questi estremi che si manifesta con chiarezza sempre maggiore quanto più ci avviciniamo umanamente alle persone.

Alla fine del film Craxi fa un sogno nel quale i riferimenti a un’ideazione grandiosa e paranoide si esprimono con molta chiarezza.

Sono passati quasi trent’anni da una delle pagine più cupe della storia della Repubblica Italiana, Gianni Amelio ci racconta la sua opinione attraverso i vissuti intimi dell’ultimo Craxi. Non affronta il tema politicamente, nel film non si fanno nomi, né di partiti né di personaggi, nemmeno quello di Craxi. Il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il vero e il falso … questo film tratta dell’uomo.

 

Riferimenti bibliografici

Green, A, (1982), Narcisismo di vita, narcisismo di morte, Borla, Roma, 1992.

 

Gennaio 2020

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