Cultura e Società

“The card counter” di P. Schrader. Recensione di E. Marchiori

9/09/21
Bozza automatica 9

Autore: Elisabetta Marchiori

Titolo: “The card counter”

Dati sul film:regia di Paul Schrader, USA, Regno Unito, Cina,  112’, In Concorso

Genere: drammatico

“The card counter” dello sceneggiatore di “Taxi Driver” e “Toro Scatenato”, regista di “American gigoló”, per citare il più famoso, il settantacinquenne Paul Schrader, in concorso, è un film perfetto, scritto e girato come solo un vero Maestro può fare, con prestazioni attoriali impeccabili e una notevole colonna sonora.

È già in sala e non si può perdere, è assolutamente da vedere sul grande schermo. 

Voglio solo accennare alla storia, che conquista lo spettatore con il suo ritmo serrato, senza indugi.

Il protagonista William Tell,  interpretato da Oscar Isaac (molto gettonato, lo vediamo  anche in “Dune” e nella Serie “Scene di un matrimonio”) è un ex-militare che, dopo aver  scontato anni di prigione per aver partecipato alle torture ad Abu Ghraib, si dedica al  gioco d’azzardo.  La sua vita trascorre in modo apparentemente tranquillo e ordinario, caratterizzato da rituali ossessivi che neutralizzino qualsiasi elemento di cambiamento,  fino a quando due incontri la stravolgono. Il primo è quello con Cirk (Tye Sheridan), che lo vuole coinvolgere nella vendetta contro un nemico comune, il colonnello (William Defoe), che era stato il superiore di Will e del padre di Cirk ad Abu Ghraib. Il secondo è  quello con Linda (Tiffany Haddisch), una finanziatrice in grado di fargli guadagnare molto, al prezzo però di uscire dall’ombra e di esporsi. 

Il gioco d’azzardo appare per Will una difesa psichica che lo protegge dal provare sentimenti di colpa e gli consente di neutralizzare il pensiero del passato, che tuttavia riemerge in incubi spaventosi. Torna alla mente Dostoyesky, il suo “Il giocatore” e  “Delitto e castigo”, perché il tema principale del film è quello della colpa e dell’espiazione. La mente può dimenticare ma, come afferma lo stesso Will (i dialoghi sono straordinari)  “il corpo ricorda, incamera tutto”, un concetto molto familiare alla psicoanalisi.

Per poter tollerare la violenza dentro di noi, che situazioni estreme fanno emergere, bisogna imparare a “navigare sopra la follia” e poi, per tollerare le conseguenze, imparare a contare le carte, altrimenti la follia ti travolge e ti uccide, come accade al padre di Cirk.

Il tentativo di Will di redimersi offrendo a Cirk l’occasione per avere una vita diversa e distoglierlo dai suoi propositi, fallisce. La redenzione personale non può avvenire attraverso un’altra persona, i conti li puoi fare solo con te stesso.

La colpa di Will si interseca con quella di un’intera nazione “una macchia indelebile”, come l’ha definita il regista, correlata “alla mancanza di responsabilità che pervade la nostra società contemporanea”. Le vicende in Afganistan lo confermano con forza.

Settembre 2021

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