Cultura e Società

“The Unforgivable” di N. Fingscheidt. Recensione di R. Rizzitelli

29/01/22
"The Unforgivable" di N. Fingscheidt. Recensione di R. Rizzitelli

Autore: Renata Rizzitelli

Titolo: “The Unforgivable “

Dati sul film: regia di Nora Fingscheidt, USA, UK, Germania, 2021, 114’, Netflix

Genere: drammatico

“The Unforgivable” si basa sugli episodi della miniserie britannica “Unforgiven” diretta da David Evans nel 2009. Si tratta di un film scritto daPeter Craig, Courtenay Miles e Hilary Seitz, diretto daNora Fingscheidt. La protagonista del lungometraggio è Ruth Slater interpretata da Sandra Bullock, che recita accanto a Viola Davis e a Vincent D’Onofrio. L’attrice riesce a trasmettere grande forza d’animo di fronte al dolore diventando, con lo scorrere della trama, addirittura eroica ed esemplare, come è richiesto dal personaggio che interpreta. La tensione emotiva ben traspare grazie alle espressioni marcate del volto dell’attrice.

Ruth è una giovane donna accusata di aver sparato allo sceriffo della comunità dove viveva insieme alla sorellina Katy, di molti anni più piccola di lei, mentre una squadra tentava di sfrattarla dalla proprietà del padre morto suicida. Processata e condannata, Ruth esce dalla prigione dopo vent’anni, per buona condotta, con un programma di reinserimento nella società, ma sembra che in realtà agli altri interessino solo il suo passato e la sua colpevolezza: spesso nel film viene definita  “l’ammazza poliziotti”.

Ritrovare un posto nel mondo fuori dal carcere, un lavoro ma, soprattutto, la dignità perduta, sono uno snodo dominante della storia di Ruth, e questo è un tema molto dibattuto in ambito giudiziario, ma anche psichiatrico forense.

Per quanto riguarda la psicoanalisi rientra nel tema della riparazione, e ciò non riguarda soltanto il mero re-inserimento e la riabilitazione della persona, ma qualcosa di più profondo che coinvolge anche l’ambito sociale e l’inconscio collettivo. Ruth oscilla fra la forte motivazione di poter ritrovare Katy ed il proprio senso d’indegnità.

La donna affronta tutte le difficoltà del suo reinserimento con determinazione, di fronte a preconcetti e giudizi negativi; la motivazione che la sostiene è la possibilità di ritrovare e rivedere l’unico affetto rimasto, la sorellina più piccola, Katherine, che ha dovuto lasciare al momento del suo arresto. Nella trama si interseca anche il dover fare i conti con i figli del poliziotto ucciso, assetati di vendetta.

Ruth sembra inserirsi nel mondo del lavoro ma non riesce a darsi pace: vuole riabbracciare la sorella. Questo desiderio le ha dato la forza di resistere così a lungo in carcere. Katy ora è un’adolescente, e vive con una nuova famiglia che l’ha adottata, suona il pianoforte con successo e conserva solo qualche ricordo confuso del suo passato che riemerge spesso sotto forma di flash che, appartenendo a vissuti  fortemente traumatici, la colgono all’improvviso, sorprendendola e lasciandola  confusa e disorientata. Aveva solo cinque anni quando un evento traumatico l’ha trascinata in una nuova storia.

La protagonista di “The Unforgivable” cerca di rimettere insieme i pezzi, ed è proprio ciò che fa lo spettatore che viene condotto nella discontinuità spaziale e temporale del film. Nora Fingscheidtricorre ai salti temporali, ai flash-back, per realizzare una visione frammentata del tempo che porta alla ricostruzione dell’intreccio, proprio come accade alle persone traumatizzate. Il film racconta, in parallelo, anche il mondo mentale di Katy, disturbato dai flashback e dai ricordi dell’evento drammatico dell’omicidio.

Questo film è realistico, anche dal punto di vista dei vissuti profondi dei protagonisti, favorisce una riflessione sul diritto all’oblio, sui difetti del sistema detentivo, sulla potenza del pensiero e su come sia inestimabile il valore del mondo interiore e dei legami affettivi.

Nella trama possiamo individuare alcuni fili che ben si prestano ad una lettura psicoanalitica. Il grande tema del legame, ben esplicitato nell’attaccamento di Ruth  per la casa paterna, che non può lasciare in quanto non ci si può separare da un “rappresentante psichico” così imponente, rinforzato dal lutto della perdita dei genitori: la madre per grave malattia, ed il padre morto suicida. La casa rappresenta  i legami primordiali e familiari, con le figure di riferimento affettivo principali e tutto un passato che rischia di andare perso e che la casa aiuta a tenere insieme. Il tema del legame impregna tutto il film, anche per quanto riguarda Ruth e Katy, dà forza alla protagonista nei lunghi anni di carcere, la sostiene per ottenere la libertà per poter andare a cercare la sorellina, abbandonata per forza a causa dell’arresto. La sequenza che precede l’abbandono forzato dell’amata sorellina è toccante: Ruth cerca di darle qualcosa di buono, che l’accompagni nella dolorosa separazione da lei che è una sorella-mamma.

Il film accenna anche, ma senza approfondirlo, al grande dilemma delle famiglie adottive, riconoscere i legami preesistenti nella vita dei bambini. Il trauma dei legami recisi sofferto anche dagli adulti, l’angoscia dl non poter riconoscere il bambino che si è tanto amato perché, crescendo, cambia sembianze ma anche la realtà profonda dei legami primitivi che possono essere valorizzati e soprattutto ritrovati.

Gennaio 2022

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