Cultura e Società

Servant – Commento di S. Maestro

30/08/20
Servant - Commento di S. Maestro

Autore: Sandra Maestro

Titolo: “Servant”

Dati sulla serie: Serie televisiva USA 2019 creata da Tony Basgallop, USA, 2019, 1 stagione, 10 episodi 30’, Apple TV.

Genere: horror

 

 

 

 

 

 

 

Qualche tempo fa, verso la fine di una lunga analisi, un paziente mi segnalò una serie televisiva,“ Servant”, la cui trama mi aveva incuriosito: una madre che aveva perduto un bambino e una giovane babysitter che riusciva a riportarlo in vita.

Per questo ho seguito il suggerimento, trovando nella visione di questa serie diversi spunti che illustrano le varie vie con cui si possono affrontare il dolore psichico, il trauma e la perdita, nonché un risvolto della funzione dello psicoanalista, che in qualche circostanza funge anche da servant, servitore appunto, della mente del paziente.

Il primo episodio comincia in una notte piovosa con l’arrivo di una giovane ragazza, Leanne, in una lussuosa casa di Philadelphia  dove dovrà fare la baby sitter a Jericho, il figlio primogenito di Dorothy e Sean . Fin dalle prime battute si capisce che in realtà non si tratta di un bambino vero, ma di una  “bambola reborn”[1], proposta alla coppia dopo la morte in culla del loro figlioletto. Leanne, tuttavia, fin dall’inizio accudisce la bambola come se fosse un bambino vero, tra lo stupore del marito e la completa accettazione di Dorothy, che è in un evidente stato deliroide e di negazione della perdita. Alla fine del primo episodio la bambola reborn si trasforma in un bambino vero. Gli episodi successivi sono centrati sulla reazione a questa nuova “verità” dei principali personaggi coinvolti nella vicenda, tutti molto ben scolpiti nelle loro personalità, oltre ad Leanne, Dorothy, Sean , e Julian ,il fratello di Dorothy.

Gli ambienti interni, (la lussuosa dimora di Philadelphia) e una raffinata e sofisticata attività di cucina (Sean è un famoso consulente chef) costruiscono il reticolo di fondo su cui si sviluppa la trama. I dialoghi sono semplici e godibili anche in lingua originale. Gli eventi si svolgono in un clima in cui si mescolano suspence, enigma e soprannaturale fino alla conclusione finale, che ovviamente lascerò in sospeso per chi avesse voglia di guardarsi la serie.

I quattro personaggi principali sono portatori di forme di pensiero e di contatto con la realtà molto diversificate: una razionale, quella di Sean e Julien, il marito e il fratello di Dorothy, concretamente legata alla storia e alla realtà degli accadimenti; una deliroide, quella di Dorothy, in cui domina il diniego della realtà; infine quella onnipotente di Leanne, in cui il soprannaturale apre a un rapporto magico con la realtà. Tutte questi assetti mentali tuttavia non sembrano consentire ai diversi personaggi l’accesso al cambiamento necessario ad affrontare il trauma o l’elaborazione di un lutto.

Tra Dorothy e Leanne si sviluppa subito un legame di intimità, (la prima è gentile, accogliente e fiduciosa, la seconda intensamente devota), che sembra dare origine ad una nuova forma di pensiero e di rapporto con la realtà, l’illusione.

Questa è una condizione psichica particolare, condivisa tra il sè e l’altro, in cui la forza del legame è sostenuta da spinte libidiche che generano fiducia, speranza e desiderio, dando forza alla creatività del Sè. La stessa condizione psichica che si sviluppa nelle prime relazioni madre-bebè secondo il pensiero winnicottiano: la madre lascia intendere al bambino che il seno gli appartiene. L’illusione, come il sogno, la revêrie, la fantasia rappresentano un territorio di esplorazione elettivo della psicoanalisi e sono strumenti di lavoro per la coppia analista-paziente.

Sempre all’interno del pensiero di Winnicott (1961) è la madre che con delicatezza e gradualità disillude il bambino sul possesso del seno, consentendogli di accedere ad una separatezza tra sè e lui e ad un nuova rappresentazione della realtà. In questa accezione la disillusione è un processo evolutivo che consente al bambino di progredire nella sua conoscenza del mondo; nella lingua italiana abbiamo anche il termine delusione, in cui l’accesso ad una nuova posizione o punto di vista si intesse di un sentimento depressivo: nella delusione, rispetto alla disillusione prevale la tristezza per la perdita della condizione precedente, senza che però venga intaccato il giudizio di realtà. È curioso che nella lingua inglese il termine delusion  coincide già con il delirio, ovvero con una condizione psichica patologica  in cui il rapporto con la realtà non è più conservato (l’inglese utilizza il termine disappointment per delusione, che deriva da  un’altra radice linguistica). Dorothy è in una condizione iniziale di delirio, nega la perdita del bambino e tratta la sua bambola reborn, come un figlio vero … ma cosa ha determinato il deragliamento della sua condizione mentale? Certamente il dolore impensabile per la perdita del suo bambino ma, nello sviluppo della storia, si capisce come la bambola reborn, inserisce un elemento di falsità, di bugia, una forma di manipolazione della realtà, che sembra incistare anche Dorothy in una condizione di follia.

Ho già anticipato all’inizio che tra Dorothy e Leanne si instaura un rapporto speciale, fondato sulla apparente collusione di quest’ultima con il convincimento delirante della prima, ma che rapidamente si rivela essere l’epifania di una nuova realtà, il “ritorno alla vita” di Jericho, che aprirà la strada al cambiamento, non solo di Dorothy, ma anche di tutti gli altri personaggi. Come capiremo gradualmente Leanne ha una missione precisa, che porta avanti con impegno, ma anche con incertezze e ambivalenze; e quando questa sarà compiuta dovrà ritirarsi in buon ordine. Un po’ come lo psicoanalista che si cimenta per il benessere psichico del suo paziente, mettendosi in certi momenti anche al servizio delle sue fragilità e che alla fine di una analisi deve trovare la propria via di congedo dal paziente stesso.

Ovviamente ci sono molti altri spunti che si possono cogliere, dal significato di certi eventi, alla funzione dei numerosi personaggi secondari, fino alla figura di Jericho, che interpreta con estrema naturalezza il suo personaggio, che tuttavia preferisco lasciare alla revêrie di altri spettatori.

 

Riferimenti bibliografici.

Winnicott D. (1971) Gioco e realtà, Armando Editore, 1974.

 

Agosto 2020

 

Nota

[1]Le “Reborn” sono particolari bambole molto simili a bambini, realizzate in vinile o silicone in maniera molto realistica, che nascono e si sviluppano negli Stati Uniti nei primi anni 90. Vengono utilizzate a scopi terapeutici  in specifici contesti socio educativi di intervento come disabilità, senilità e problematiche di Alzheimer, la tecnica prende nome di Doll Therapy o Empathy Doll.

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