Cultura e Società

Tutto chiede salvezza – Commento di P. Ferri

7/11/22
Tutto chiede salvezza - Commento di P. Ferri

Parole chiave: Salute Mentale, condivisione, adolescenza

Autrice: Paola Ferri

Titolo: “Tutto chiede salvezza”

Dati sulla sere: regia di Francesco Bruni, Italia, 2022 Netflix , 7 episodi

Genere: drammatico

L’interessante serie in onda su Netflix è tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli (2020). Il cast è composto da Federico Cesari (Daniele), protagonista quasi assoluto, già noto per il ruolo di Martino in “Skam Italia” e alcuni noti personaggi televisivi, tra cui Andrea Pennacchi (Mario, il più anziano, conosciuto come il Pojana di “Propaganda live” su La7), Fotinì Peluso (Nina, la ragazza amata), Ricky Memphis (infermiere), Carolina Crescentini (madre di Nina), Vincenzo Crea (Gianluca, il ragazzo transgender), Lorenza Indovina (madre di Daniele), e Raffaella Lebbrosi (la psichiatra). Li cito quasi tutti perché credo contribuiscano alla buona riuscita del prodotto, avendo una recitazione credibile.

Il tema è quello, tratto da una storia vera, di Daniele, ventenne che viene rinchiuso in un reparto di Psichiatria, grazie a un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), insieme ad altri cinque sventurati, con cui si delineerà un rapporto che passerà dall’ostilità totale, soprattutto verso il ragazzo transgender, all’amicizia profonda.

La fiction è ambientata a Roma nel quartiere Garbatella, a Ostia e ad Anzio (Ospedale Militare) .

E il senso, il bello della fiction è tutto qui … la rilevanza di un’esperienza forte, affettiva, di condivisione e di solidarietà tra un gruppo di persone che la vita non ha aiutato, né la loro incapacità ad affrontarla, né la loro fragilità. Vivono un’esperienza importante anche se forzata, chiusi in un posto per certi versi terribile, come sa chiunque abbia avuto conoscenza, anche per percorsi lavorativi, di un reparto psichiatrico.

Ci sono alcuni punti deboli sicuramente sul piano della descrizione di questi posti di cura: ad esempio le finestre costantemente aperte, cosa improbabile perché sono generalmente blindate, e una certa costrizione a stare nelle proprie stanze, con il pasto sempre servito a letto, cosa che non mi risulta, almeno se mi riferisco alla mia esperienza in Neuropsichiatria Infantile. Trovo poi piuttosto frequente nella realtà psichiatrica che riguarda i minori, la possibilità di avere per i pazienti, momenti di condivisione e di cura gruppale, coordinati dagli operatori, mentre nella fiction sono poco rappresentati. Compare poi nella stanza condivisa un paziente in stato comatoso, di cui non si conoscono le cause, che a mio parere difficilmente sarebbe ricoverato in un contesto come quello descritto.

Ma nell’insieme la serie è credibile, e tiene sul piano della narrazione e di ciò che vuole significare: il riannodarsi di rapporti affettivi, anche familiari, la ricerca di senso nel proprio malessere, e la salvezza attraverso l’Altro, nello specifico attraverso l’amore e la creatività.

Daniele riprenderà a scrivere poesie e mi auguro nella storia vera da cui è tratta la fiction ciò sia veramente accaduto al protagonista, descritto come romantico e fragile, sognatore e ingenuo. Tanto da perdere la testa per la bella Nina, coronatrice del suo sogno romantico.

Daniele in un primo tempo urla, si agita e agisce violentemente, come è nella caratteristica dei suoi sintomi, ma trova un filone affettivo importante nel rapporto con Mario, maestro che parla agli uccelli fuori dalla finestra, con Gianluca, figlio di un militare dogmatico e autoritario che non accetta la sua “ diversità”, e soprattutto con Nina.

Nina è bellissima, come lui, sfortunata e sola, costretta da una madre ambiziosa e proiettiva che la vorrebbe attrice famosa, ed è la nota forte che cambierà il destino di Daniele. I due ragazzi ci incantano e risollevano, pur nel disastro della malattia dell’angoscia e della solitudine, portandomi ad evocare la famose frase di John Lennon “l’amore è l’unica risposta” (e forse salvezza, se vogliamo parafrasare il titolo).

Di psicoanalitico c’è la necessità di cura anche attraverso la parola e la relazione. Gli infermieri sono ben delineati nella loro difficoltà e nel loro compito quasi impossibile, e la psichiatra pur essendo un po’ didascalica,  giacché la serie è destinata a un pubblico non necessariamente informato sui temi trattati, alla fine è vicina al ragazzo e capace di comprenderne drammi e tensioni, e di instaurare con lui un rapporto terapeutico.

In un momento in cui ancora si mettono in discussione i fondamenti della legge Basaglia, e la Psicoanalisi anche nella forma della psicoterapia rischia di essere bandita definitivamente dalle strutture pubbliche, credo la serie veicoli un messaggio importante.

Mi piace ricordare il Manifesto sulla Salute Mentale che La Società di Psicoanalisi sta promuovendo attraverso il suo Presidente e i suoi gruppi di lavoro, nel tentativo di ribadire la necessità di una cura così specifica, al di là del modello bio-medico ormai divenuto dominante. Non perché non si considerino importanti l’approccio farmacologico e la ricerca genetica e neuroscientifica, ma perché la Psicoanalisi viene ritenuta fondante, per noi, la possibilità di creazione di relazioni nuove e sicuramente terapeutiche: in primis, quella con il proprio analista.

La salvezza per come ce la propone la serie, sta nella cura in senso lato, nella rieducazione affettiva, nelle relazioni nuove e scardinanti, e nella riattivazione della speranza, qualunque sia la base di partenza. E certo la proiezione di queste fantasie e desideri vitali su due giovani bellissimi e smarriti, aiuta parecchio.

Bibliografia

Mencarelli D. (2020). Tutto chiede salvezza. Milano, Mondadori.

vedi anche:

Corsia preferenziale. Comunità itinerante ad orientamento psicoanalitico rivolta a giovani

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

La centralità democratica della salute mentale. il Manifesto 11/6/22 di S. Thanopulos

Leggi tutto

Il Manifesto della Salute Mentale. Non un'utopia ma una scelta di civiltà.

Leggi tutto