Cultura e Società

6 maggio: scene da un anniversario. P. Moressa

5/05/25
6 maggio: scene da un anniversario. P. Moressa

Freud con la madre Amalia.Vienna, 1925

Parole chiave: Freud, anniversario, autobiografia, civiltà, distruttività

6 MAGGIO: SCENE DA UN ANNIVERSARIO

di Pierluigi Moressa

  “Sono nato il 6 maggio 1856 a Freiberg (Moravia), piccola città dell’attuale Cecoslovacchia […] A quattro anni giunsi a Vienna, dove feci tutte le scuole. Al ginnasio per sette anni consecutivi fui il migliore” (Freud, 1924, 76). L’autobiografia freudiana riserva pochi cenni al luogo delle origini, brevi come il tempo trascorso nel paese natale. L’immediatezza con cui il giovane Sigmund si inserisce prima nel mondo scolastico poi in quello professionale prelude a una biografia centrata sulle ricerche svolte, sulle scoperte scientifiche, sugli inizi della psicoanalisi. “Alla mia nascita, una vecchia contadina profetizzò a mia madre, che ne fu felice, di aver dato al mondo, col suo primo figlio, un grand’uomo […] che il mio anelito alla grandezza risalga sino a quell’episodio?” (Freud 1899, 182). Il presagio, coincidente con la rêverie materna, era spesso ricordato in famiglia, forse a sostegno della brillantezza che il giovane Sigmund manifestava negli studi.

  Come accade sovente in occasione dei compleanni, i ricordi richiamano il momento della nascita, ne ricostruiscono le sequenze, riportando in vita l’atmosfera di quel giorno. E, nel paese natale, che, dopo la dissoluzione dell’impero asburgico, aveva ripristinato il proprio nome nell’equivalente ceco di Příbor, la venuta al mondo del figlio più illustre, “psicoanalista di fama mondiale”, fu celebrata nel 1931 con l’apposizione di una lapide (dovuta alla mano dello scultore Franz Juran) sulla casa di via Zámečnická, in cui egli aveva aperto gli occhi al mondo. Lo stesso Freud, in una lettera, mostrerà viva gratitudine al borgomastro per l’onore riservatogli ancora in vita, mentre i contemporanei non erano giunti a un giudizio unanime sul valore della sua opera. E aggiungeva: “Ho lasciato Freiberg all’età di tre anni e l’ho visitata di nuovo a sedici … come liceale, durante le vacanze … e da allora non più […] ma di una cosa posso essere certo: profondamente dentro di me, sotto molti strati, continua pur sempre a vivere il felice bambino di Freiberg, il primogenito di una giovane madre, che da quest’aria, da questa terra, ricevette le prime indelebili impressioni” (Freud 1931, 97).

  L’anniversario della nascita di Freud è quasi sempre un’occasione per sviluppare pensieri e riflessioni, come a richiamare l’inizio di una vita che viene identificata con lo sviluppo della psicoanalisi e con l’incidenza che essa ha mostrato sul piano scientifico, sociale e culturale: “il risultato è un vero boom in tutto il mondo con una espansione ultimamente anche a Est della civiltà da cui tutto ha avuto origine […] (lasciando) semi per uno straordinario raccolto scientifico, e spetterà ai … seguaci prendersene cura, proteggerli dai danni, e infine piantarli nel terreno fertile” (Treszezamsky, 2017). Ciò che colpisce è come il profilo di Freud continui a non lasciare indifferente il mondo, perché il suo nome riesce tuttora a suscitare reazioni ammirate, curiosità istintive, immediate avversioni da cui traspaiono inconsci perturbamenti. Il nome di altri scienziati e pensatori non provoca uguali risposte, probabilmente perché la ricerca di Freud si è diretta alle più intime radici della vita psichica tanto che, senza di essa, “niente si spiega dell’animo umano” (ibidem).

  La figura di Freud compare in un atto unico di Mark Saint Germain: Freud’s Last Session (2009), a sua volta ispirato al saggio The Question of God (1988) di Armand Nicholi e trasposto sullo schermo da Matthew Brown nel 2023. In esso, si immagina una lunga conversazione fra lo stesso Freud e lo scrittore Clive Staples Lewis, ambientandola a Londra nei giorni immediatamente successivi all’invasione nazista della Polonia. Un Freud umanamente sofferente viene immaginato, poche settimane prima di morire, mentre discute col giovane autore, convertitosi da tempo alla religione, “del tema che ha da sempre impegnato l’umanità …: il conflitto tra fede e ragione” (Valdré, 2010). L’umiltà di Freud, che lo rende “nobilmente autorevole” di fronte all’incalzare delle domande postegli dall’interlocutore, rende l’incontro una sorta di rappresentazione onirica, che, proprio nel momento angoscioso dell’incalzare bellico, fa pensare a come l’irruzione della realtà, col senso dirompente dell’angoscia e della morte, possa far vacillare ogni presunta certezza. La fede e la ragione non bastano a spiegare in che modo la volontà di potenza e la distruttività riescano a prendere il sopravvento nelle relazioni umane.

  In questo momento di grave crisi a livello planetario, dove ciò che era non pensabile e non immaginabile è divenuto concreto e reale, dove il sovvertimento dell’etica e della solidarietà tra gli uomini si è presentato con drammatica evidenza, non stupisce che il riferimento a Freud si faccia così diretto e significativo, certamente capace di sollecitare attenzione e di suscitare interrogativi. Il richiamo alla forza del pensiero indica “l’unica soluzione umanamente possibile all’irrisolvibile problema dell’aggressività umana: la mediazione del linguaggio, il fatto di poterne parlare, l’area transizionale della cultura” (Valdré, 2010).

  L’anniversario della nascita di Freud è, dunque, l’occasione per aprire ancora una volta la via alla speranza, in quanto, nella lotta contro la barbarie, “il rafforzamento dell’intelletto … e l’interiorizzazione dell’aggressività” (Freud, 1932) risultano strumenti determinanti per il recupero e il mantenimento degli aspetti costruttivi che rendono possibile la valorizzazione della civiltà, la profondità del pensiero, la visione di un essere umano più libero perché più consapevole.

Bibliografia

S. Freud (1899). L’interpretazione dei sogni. OSF 4.

S. Freud (1924). Autobiografia. OSF 10.

S. Freud (1931). Lettera al borgomastro di Příbor. OSF 11.

S. Freud (1932). Perché la guerra? (Carteggio con Einstein). OSF 11.

J. Treszezamsky (2017). Dr Freud, buon compleanno per i suoi 161 anni! (traduzione di M. G. Vassallo). SpiWeb.

R. Valdré (2010). Freud’s Last Session. SpiWeb.

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