Cultura e Società

De Rita, Freud e gli italiani. D. D’Alessandro

13/01/23
De Rita, Freud e gli italiani. Davide D’Alessandro 2

Parole chiave: Freud, Psicoanalisi, Latenza 

De Rita, Freud e gli italiani

di Davide D’Alessandro

Da decenni apprezziamo le analisi dotte e puntuali di Giuseppe De Rita, ne cogliamo lo spirito e la finezza. Oggi, a 90 anni, continua a deliziarci sull’Italia e sugli italiani, sul Paese che cambia per non cambiare mai. Scomoda anche Freud e parla, nelle sue ultime interviste, di un bambino che non riesce a superare lo stato di latenza, di un bambino che avrebbe bisogno di un trauma, di uno choc, per sfidare l’adolescenza e il futuro. Tutto bene, tutto giusto. Però, prima di De Rita, tanti decenni fa, Indro Montanelli e Leo Longanesi avevano individuato nell’italiano l’essere anarchico per eccellenza, il più lesto a salire sul carro del vincitore, l’uomo che tiene sempre famiglia, disposto a tutto pur di portare a casa il risultato.

Anche nel calcio, le migliori vittorie le abbiamo ottenute in contropiede, da opportunisti, dopo aver fatto venire avanti, da sprovvedute, le squadre avversarie. Noi ben coperti, pronti a ripartire e a infilzarle. Quando Gervaso chiese a Montanelli di indicare un verbo che esplicitasse la figura italiana, il direttore del “Giornale” rispose: “Arrangiarsi”.

Ci arrangiamo, e benino, da una vita. Siamo individualisti, non vogliamo fare la fila, ci scocciano i rimproveri e, di più, le multe. Non è una colpa. Siamo fatti così. Ovviamente, con alcune lodevoli eccezioni. De Rita, quindi, fotografa ciò che siamo sempre stati e non è vero che avremmo bisogno di un trauma. Ne abbiamo vissuti di traumi, di choc, di momenti neri. Chiniamo il capo e ripartiamo, convinti che la fine vera debba ancora arrivare.

Tuttavia, il salto di qualità nell’analisi di De Rita sta nella citazione del buon, vecchio Freud. Ecco, Freud sarebbe un ottimo autore da studiare per gli italiani meno pigri, per gli italiani che hanno ancora voglia di leggere un ottimo libro, non quelli inutili che affollano le classifiche. Leggendo Freud e, magari, sdraiandosi sul lettino di qualche analista, potrebbero avere maggior consapevolezza di ciò che sono. Sarebbero aiutati a superare lo stato di latenza, l’adolescenza e ad approdare all’età adulta, l’età della comunità, dello stare insieme, del risolvere insieme i problemi.

Restando pur sempre italiani, s’intende…

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