Cultura e Società

Inner Landscapes – Nuri Bilge Ceylan. Eye Filmmuseum di Amsterdam, 18/1/2025 – 1/6/2025 L. Blandino

2/05/25
Inner Landscapes - Nuri Bilge Ceylan. L. Blandino

Parole chiave: Nuri Bilge Ceylan, Paesaggio, Interno Esterno

Inner Landscapes – Nuri Bilge Ceylan

Ludovica Blandino

Nella cornice dello splendido Eye Filmmuseum di Amsterdam, dal 18 gennaio al 1° giugno 2025, viene presentata la mostra Inner Landscapes, dedicata al regista e fotografo Nuri Bilge Ceylan.

Dal suo debutto con il cortometraggio “Koza” (1995) al suo ultimo “Racconto di due stagioni” (2024), il regista turco ha solidificato la propria posizione nel cinema d’autore internazionale ricevendo molteplici riconoscimenti quali il Grand Prix Speciale della Giuria per il film “Uzak” (2003) e “C’era una volta in Anatolia” (2011), il Premio per la miglior regia per il film “Le tre scimmie” (2008) e, infine, la Palma d’oro al Film Festival di Cannes per “Il regno d’inverno” (2014).

La mostra fornisce l’opportunità di assistere al suo magistrale lavoro cinematografico ma anche, e soprattutto, fotografico. Infatti, per la prima volta queste due anime del regista vengono presentate insieme, una a fianco dell’altra, consentendo di esplorare la sua opera da diverse prospettive.

In un suggestivo allestimento che bilancia ad arte scenografia, luce e composizione, vengono illuminate nelle sale della mostra una serie di fotografie intense e profonde, prodotte tra il 2003 e il 2012, appartenenti ad un corpus intitolato “Turkey CinemaScope”. Al centro delle sale, parallelamente, vengono proiettati i suoi film, in modo tale che lo spettatore possa alternare lo sguardo tre le diverse forme delle immagini, sia statiche che in movimento.

Nel lavoro del regista è mantenuta costantemente una interazione tra film e fotografia: queste ultime, in formato CinemaScope, si armonizzano e fondono con le sequenze dei film nei quali, d’altro canto, esiste un forte senso della composizione fotografica come, ad esempio, nelle lunghe scene di paesaggi che spesso sembrano congelarsi in singole immagini.  

La visione artistica di Ceylan è stata profondamente plasmata dagli scenari della campagna turca in cui ha trascorso la sua infanzia. Infatti, i soggetti colti dal suo obiettivo si accompagnano a paesaggi suggestivi che non svolgono un mero ruolo di sfondo ma assurgono a rappresentazioni visive del mondo interno dei protagonisti.

In “Racconto di due stagioni” (2024), ad esempio, uno sperduto villaggio dell’Anatolia è l’ambientazione in cui si dipana la storia di un maestro qui confinato a insegnare in una scuola, in attesa di un trasferimento a Istanbul. In questo luogo esistono solo due stagioni, la neve dell’inverno e le erbe secche dell’estate. Come questo villaggio, immobile e non nutrito dalla vita, anche il maestro è un uomo immobile, passivo, che pensa di trovare la vita fuori di sé, a Istanbul o nelle donne.

Invece, ne “Il regno d’inverno”, film che ha vinto la Palma d’oro a Cannes, è la Cappadocia lo scenario selvaggio e crudo che ambienta la storia di Aydin, attore che ritiratosi dalle scene gestisce il suo hotel nel cuore dell’Anatolia. L’hotel è anche la sua casa, situata in suggestive grotte scavate nella roccia, buie e fredde, dove vive con la moglie e la sorella. Aydin si presenta come un uomo progressivo, benevolo e superiore intellettualmente rispetto agli altri, ma la sua magnanimità è apparenza perché profondamente è paternalistico, arrogante e sottilmente crudele. I paesaggi innevati dell’inverno turco spingono Aydin e la bellissima e giovane moglie Nihal a rifugiarsi nella loro casa-caverna, che si configura sia come un rifugio che come il teatro delle loro lacerazioni, conflitti e reciproche accuse. 

I paesaggi hanno dunque un ruolo centrale nei lavori di Nuri Bilge Ceylan: sia che si tratti di una ambientazione urbana di Istanbul, sia che si tratti di una pianura dell’Anatolia, questi sono sempre dei setting che rispecchiano e danno forma alle vicissitudini emotive dei protagonisti, riflettendo le tensioni e le emozioni dei personaggi che li abitano e influenzandone le identità. Attraverso le ambientazioni il regista ci invita a riflettere sulla condizione umana, miscelando riflessioni esistenziali con silenzi e fotografie cariche di significato.

Lo stile di Ceylan permette una esplorazione della profondità e complessità della condizione umana. I protagonisti dei suoi film e i soggetti delle sue fotografie sono individui autentici, che affrontano lotte e difficoltà personali cercando di creare legami significativi, alle prese con solitudine, relazioni fallite e incapacità di esprimere le proprie emozioni.

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