Cultura e Società

“Il passeggero” di C. McCarthy. Recensione di M. Tonti

7/09/23
"Il passeggero" di C. McCarthy. Recensione di M. Tonti

Il passeggero

di Corman McCarthy (Einaudi, 2023)

recensione di Michela Tonti

parole chiave: #transgenerazionale, #incestuale, #colpa inconscia

Il passeggero di Corman McCarthy si apre con il ritrovamento del corpo suicida di Alicia Western, impiccata a un albero. La narrazione procede in parallelo, da una parte la vita disperata di Alicia, rievocata in retrospettiva attraverso l’uso del corsivo, dall’altra quella del fratello Robert (Bobby), il protagonista, di professione sommozzatore. Bobby e Alicia sono figli di uno dei fisici a cui è stato attribuito il progetto Manhattan, la bomba sganciata su Hiroshima. 

1980, New Orleans. Bobby conduce la sua ricerca subacquea ispezionando un aereo finito sott’acqua, in perfette condizioni, in cui però non vengono ritrovati la scatola nera e il corpo di uno dei dieci passeggeri registrati a bordo. L’affare coinvolge subito il governo che invia degli ispettori in cerca di risposte sul decimo passeggero. Il clima della vicenda assume connotati complottistici, Bobby viene indagato per qualche oscuro motivo e perseguitato dal fisco. Comincia il suo errare vagabondo in un amalgama depressivo che accompagna tutta la vicenda. Emerge fin dalle prime battute che la relazione dei due fratelli appartiene al registro dell’incestuale, perpetuata senza un incesto propriamente detto. Bobby è innamorato di Alicia, su entrambi i fratelli aleggia una colpa, fatta del sentimento che li lega e anche del peso transgenerazionale del padre nel suo ruolo sulle scoperte legate all’atomica. La perdita della sorella così come la scomparsa del padre, a cui segue il rastrellamento con la sottrazione di tutti i documenti e appunti di lavoro, fanno pensare a un passato segreto e colpevole che tiene in ostaggio Bobby e prima ancora Alicia. La psicosi di Alicia e il vagabondare senza salvezza di Bobby tracciano un destino, quello del fantasma, il decimo passeggero, racchiuso in una cripta: raffigurata per Bobby dalla profondità dei fondali oceanici che scandaglia per mestiere (quell’Inconscio a cui McCarthy ha dedicato le sue riflessioni negli ultimi anni), per Alicia dalla sua stanza/mente dove incontra i personaggi delle sue allucinazioni. Mentre il viaggio di Alicia termina con la sua morte, quello di Bobby non troverà alcun posto che gli spetti di diritto e continuerà a nutrirsi del tormento delle cose perdute. Ne è riprova la chiusura del romanzo: –Sapeva che quando sarebbe morto avrebbe visto il suo volto e sperava di portare con sé quella bellezza nelle tenebre, ultimo pagano sulla terra, cantando piano sul suo giaciglio in una lingua sconosciuta.-  

Non c’è traccia di madre in tutto il romanzo, l’unico personaggio femminile a cui Bobby confida le sue pene, Debussy, è un’amica transgender; i personaggi che lo accompagnano, le dense conversazioni che circolano, fanno pensare a rappresentazioni di un Sè frammentato e fragile, che si attorcigliano le une sulle altre. Il senso dell’esistenza è annodato al tema della perdita.

[…] devo dire che mio malgrado ho sempre ammirato il tuo modo di condurre il lutto a tali vette. L’elevazione del dolore a una condizione  che trascende l’oggetto stesso del cordoglio […] è l’idea della perdita. Sussume l’ordine di tutte le possibili cose perdute. È la nostra paura primaria, e possiamo attribuirle quello che vogliamo [….] ogni realtà è perdita e ogni perdita è definitiva. Altre non ce n’è. E la realtà che indaghiamo deve prima di tutto contenerci. E cosa siamo noi? Dieci percento biologia e novanta per cento mormorio notturno (p.380).

La forma del romanzo segue i canoni narrativi tipici di McCarthy: la prosa asciutta, la scrittura secca, i dialoghi senza virgolette – chi parla a chi? -.  Non è importante chi dice cosa ma come viene veicolata la cifra drammatica del racconto.

A proposito di linguaggio e di Inconscio, si rimanda al saggio breve The Kekulè Problem (2017), scritto per il Santa Fe Institute, in cui partendo dal sogno di Kekulè l’autore si chiede perché l’inconscio sia così riluttante a esprimersi, e lo faccia attraverso metafore, sogni, immagini [1].

L’edizione italiana de Il passeggero, uscita a maggio 2023, ha preceduto di circa un mese la morte dell’autore (Corman McCarthy 20 luglio 1933 – 13 giugno 2023); prevista per settembre l’uscita del secondo volume, Stella Maris. Un’eredità profonda:

«Altri scrittori saccheggeranno queste pagine per farne epigrafi, quasi fosse l’Ecclesiaste, per i prossimi 150 anni» – Dwight Garner, «The New York Times»


[1]Kekulè, scienziato che ha identificato la struttura molecolare del benzene attraverso un proprio sogno che ritrae un serpente che prende in bocca la propria coda, l’uroboro della tradizione alchemica: la struttura molecolare del benzene è esagonale e ciclica.

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