Cultura e Società

Mussie Zerai (Padre Mosè) – biografia

30/01/22
Intervista per l’Eritrea a Mussie Zerai (Padre Mosè), sacerdote

Mussie Zerai (Padre Mosè), sacerdote

Mussie Zerai (Asmara, 1975), noto come Padre Mosè, dopo la morte prematura della madre, è stato allevato dalla nonna insieme con i suoi sette fratelli, poiché il padre, arrestato dalla polizia segreta quando Zerai aveva quattro anni, aveva lasciato il paese per cercare rifugio in Italia.

Nel 1992, all’età di 17 anni, anche Mussie fuggì in Italia, dove chiese asilo politico ed ottenne un permesso di soggiorno lavorando al mercato di frutta e verdura di Roma, poi ai semafori come venditore di giornali, infine come receptionist in una clinica, nel frattempo studiando e laureandosi prima in filosofia e successivamente in teologia.

Il 10 marzo 2004 ricevette la prima telefonata di sos dal mare e, nel 2006, fonda a Roma l’agenzia no profit Habeshia (di cui è presidente), il cui nome in arabo significa ‘meticcio’, poiché egli è convinto che l’identità in Eritrea sia quella meticcia.

Con Habeshia l’assistenza a migranti ed emarginati è diventata più sistematica, nella convinzione che “non ci può essere pace senza giustizia, non ci può essere pace senza diritti”. Da allora, il suo numero continua a essere scritto sulle magliette, sulle pareti delle navi e delle carceri, lo chiamano dai lager libici, dalle prigioni egiziane o dai campi profughi del Sudan.

Nel 2006, sindaco Walter Veltroni, stese, con l’aiuto di un gruppo di esperti, il progetto secondo il quale Palazzo Selam a Roma sarebbe dovuto diventare un centro autogestito e inserito in un piano più ampio di inclusione e integrazione sociale, allo scopo di creare un modello romano di accoglienza, da esportare anche altrove. Anche questo progetto non ha avuto esito positivo.

Viene ordinato sacerdote nel 2010, assumendo come modello quello di Giovanni Battista Scalabrini, beatificato nel 1997 con il titolo di Padre dei Migranti.

Mussie Zerai – candidato al Nobel per la Pace nel 2015, inserito dal Time tra le 100 personalità più influenti del 2016 nella categoria “Pionieri” – risponde sempre.   Egli è infatti noto come “il cellulare del Mediterraneo”.

Nel 2016, ha proposto all’allora premier Matteo Renzi, e ai presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, di riunire le sepolture di tutte le vittime della strage del 3 ottobre 2013 (una tragedia che, come ha detto, fa ‘piangere l’anima’) in un unico luogo per, ha dichiarato, “Farli riposare insieme, come insieme sono morti e come insieme – fino a quella tragica alba – hanno accarezzato l’idea di una vita libera e dignitosa. Si creerebbe, in questo modo, un piccolo sacrario dell’immigrazione, dove pregare, portare un fiore, riflettere. Lo dobbiamo loro per umana pietà. Non ho mai ricevuto risposta”.

Nel 2020 ha ricevuto il dottorato honoris Causa dell’Università di Lucerna in Teologia.

Ha pubblicato: con Giuseppe Carrisi, Padre Mosè (Giunti, 2017), il libro che parla della sua vita, nel quale sono illustrati i 4 punti cardine sui quali a suo parere è necessario basare un sistema di immigrazione legale (pp.214 e segg.) e https://www.terre.it/prodotto/dalletiopia-roma/ .