Cultura e Società

Freud, una vita per i nostri tempi di D. D’Alessandro

24/11/21
Freud, una vita per i nostri tempi di D. D’Alessandro

Parole chiave: Freud, Sigmund Freud Museum

Freud, una vita per i nostri tempi

Introduzione: Un commento appassionato di Davide D’Alessandro alla nota opera  dello storico tedesco Peter Gay “Freud una vita per i nostri tempi” che ha esplorato, come mai era successo prima, la straordinaria vita personale  e professionale  di Freud  considerato da  W.H. Auden “ non  più un personaggio ma un intero clima di opinione”.(Maria Antoncecchi)

Freud, una vita per i nostri tempi

di Davide D’Alessandro

Ritrovare in libreria, dopo tanti anni, Peter Gay con “Freud. Una vita per i nostri tempi”, edito da Bompiani, è sempre un piacere. Il piacere di scoprire di nuovo, quindi di riscoprire, la vita, la morte e i tanti “miracoli” del fondatore della psicoanalisi. Disciplina in perenne crisi, si dirà, ma capace di suscitare ancora dibattiti, riflessioni, scambio proficuo di idee quando non ci si parla addosso, quando ci si china sui libri che restano, sui libri che continuano a dare senso a chi la pratica, a chi la soffre dal di dentro, a chi vuole accostarla senza avere il coraggio di fare i conti con la propria interiorità.

Il Freud di Gay è un invito alla conoscenza e all’elaborazione, un invito a cogliere la motivazione di chi ha costruito una teoria per tutti e per nessuno, sospinto dalla cupidigia di sapere. Il libro, passando attraverso le basi (1856-1905), le elaborazioni (1902-1915), le revisioni (1915-1939), approda a un finale delicato, quasi commosso, per dirla con le parole di Arnaldo Novelletto: “Il declino personale dell’uomo e il declino di tutta un’epoca storica europea, inestricabilmente intrecciati, sono trattati con molta abilità e senza retorica. L’intento che l’autore coerentemente persegue, e che a mio avviso conduce in porto con sicurezza e dignità, è quello di mostrare continuamente che il risultato di quel doloroso intrico fosse sempre e comunque un pensiero di enorme levatura. Fino all’ultimo la speculazione freudiana, forse ormai indipendente dalle premesse cliniche da cui era scaturita, si espandeva in modo sempre più vasto e grandioso. Si potrà anche affermare che era il modo migliore in cui un grand’uomo morente riusciva ad aiutare sé stesso, ma era lo stesso modo che per tutta la sua vita egli aveva additato alla malattia del mondo, e che non avrebbe mai più potuto essere ignorato dalla coscienza dell’uomo”.

Ecco, risiede qui la grandezza di Freud: nell’aver inchiodato ognuno al compito della responsabilità, a misurare il cammino, a cercare in sé e non fuori di sé il nucleo centrale della propria sostanza. È la parte finale del libro a renderlo unico per ogni singolo capitolo, dagli attacchi alla morte contro la vita, dalle tremule luci su continenti d’ombra alla natura umana all’opera, per giungere al morire in libertà, poiché di libertà si tratta, di una conquista mai scontata. È il finale che giustifica l’inizio, che alimenta il gusto della scoperta di ciò che c’è stato prima e durante, di uno straordinario e, forse, irripetibile viaggio accanto all’ignoto, alla sorpresa, all’inatteso, al pavimento che ti si sbriciola sotto i piedi mentre pensi a tutt’altro, mentre lo pensi impossibile. Accade sempre qualcosa dentro di noi leggendo Freud e su Freud, scorrendo le pagine di una sterminata bibliografia, di migliaia di riferimenti critici che danno corpo a un’opera di strabordante lucidità e intensità. Non spaventino le 700 pagine. A chi vorrà rileggerle e, soprattutto, a chi vorrà leggerle per la prima volta, la raccomandazione di avere pazienza e di non fermarsi, di andare oltre, di puntare lo sguardo oltre la siepe, poiché ciò che si trova all’interno è una spinta formidabile a rivolgersi all’esterno, a vedere ciò che non abbiamo mai voluto vedere, a considerarci umani tra gli umani dotati di capacità inespresse, di potenzialità represse.

Gay avverte: “Ho scritto questo libro non per adulare né per denunciare, ma per capire. Nel testo stesso, non discuto con nessuno: prendo posizione sui punti controversi che continuano a dividere i commentatori di Freud e della psicoanalisi, ma non seguo un itinerario prestabilito per giungere alle mie conclusioni9. Per i lettori che si interessano alle controversie che rendono così stimolante indagare sulla vita di Freud, ho accluso un corposo saggio biobibliografico per argomenti che dovrebbe consentire loro di scoprire i motivi peer i quali ho assunto certe posizioni e di reperire materiale a supporto delle opinioni contrarie. (…) Freud nasce, studia, viaggia, si sposa, esercita la professione, tiene lezioni, pubblica, discute, invecchia, muore. Ma il suo dramma interiore è abbastanza avvincente da imporsi costantemente all’attenzione di qualsiasi biografo. Nella famosa lettera all’amico Fliess, Freud si definisce un conquistador. Questo libro è la storia delle sue conquiste. E si vedrà come la più drammatica di queste conquiste sia, anche se incompleta, quella di sé stesso”.

Nel solco della sua opera, da pazienti e da lettori, con passione autentica, aiutati da validi interpreti, lo leggiamo e lo rileggiamo criticamente, mettendo in discussione ciò che ci sembra irrinunciabile e ciò che mostra le crepe del tempo, senza mai incorrere nel più tragico degli errori: ritenerlo superato. Il classico, se è classico, non è mai superato.

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