Cultura e Società

“Il tocco di Freud – compie 100 anni l’Università Ebraica di Gerusalemme” D. Meghnagi. Il Foglio, 21/10/2025

27/10/25
"Il tocco di Freud - compie 100 anni l'Università Ebraica di Gerusalemme" D. Meghnagi. Il Foglio, 21/10/2025

Parole chiave: Freud, Università ebraica, sionismo, diaspora, psicoanalisi ebraica

Il Foglio, 21 ottobre 2025

Nel centenario dell’Università ebraica di Gerusalemme, Meghnagi ripercorre il ruolo decisivo della psicoanalisi nella sua storia, dal sostegno esplicito di Freud al contributo degli analisti ebrei europei in fuga dalle persecuzioni naziste, che resero Israele uno dei poli più vivaci del pensiero analitico mondiale.

Il tocco di Freud

David Meghnagi[1]

Compie cento anni l’Università ebraica di Gerusalemme: la psicoanalisi nella sua storia.

 Voluta da Einstein, apertamente sostenuta da Freud, sognata da Chaim Nachman Bialik e Ahad Ha’am, l’Università ebraica di Gerusalemme compie cento anni. Li porta bene. È  stata fedele ai sogni che l’hanno ispirata: diventare un centro di ricerca scientifica di alto livello e di irradiazione culturale che connettesse il passato più antico della storia ebraica e un futuro possibile di convivenza fra popoli e culture diverse.  La sfida più difficile è stata vinta. L’università ebraica  è un grande laboratorio di convivenza a cui ispirarsi ed è nel panorama scientifico internazionale una università altamente qualificata e con una grande apertura. Oltre il 20 per cento dei suoi iscritti appartengono alla minoranza araba mussulmana e cristiana. Il caldo messaggio che inviò Freud dà il segno cella sua identificazione con un progetto che avrebbe seguito con profonda partecipazione.

  Freud era rimasto profondamente toccato dalla notizia riferita da Weizmann che i membri dei Kibbutz avevano portato con sé nella valigia dei sogni, “Il Capitale” di Marx e “L’Interpretazione dei sogni”. Nei primi decenni  del secolo la psicoanalisi era un ingrediente della vita culturale della vita culturale dello Yishuv (la comunità ebraica in Palestina prima della creazione dello Stato di Israele). Non c’era cosa che Freud scrivesse, che non fosse discusso nei circoli letterari e sui giornali a Tel Aviv, a Gerusalemme e nei kibbutz. Le opere di Freud erano oggetto di dibattiti e di polemiche, non solo per il valore scientifico o clinico, ma anche per il significato che ricoprivano nel processo di costruzione di una nuova società ebraica. Per alcuni Freud era l’interprete profondo di un processo di rinascita e di riscatto nella Terra degli Avi che andava ben oltre le prese di posizione politiche da lui assunte su questo o su quell’aspetto della vita e della storia ebraica. Per altri era un rappresentante agguerrito di una presunta incompiutezza ebraica che aveva come sfondo una presunta  «malattia» della diaspora da cui gli ebrei sarebbero guariti costruendo una società libera, giusta e indipendente.

  Dopo l’ascesa di Hitler al potere  decine di migliaia di ebrei tedeschi avevano trovato rifugio nel paese. Chi per scelta, chi per necessità, non avendo dove andare. Alcuni fra docenti espulsi dalle università italiane dopo leggi razziali del ’38 ebbero un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’Università. Per citarne alcuni: Guido Tedeschi, giurista; Umberto Cassuto, storico della Bibbia; Giulio Racah, fisico che avrebbe in seguito assunto la carica di rettore;  Enzo Bonaventura, psicologo sperimentale e pioniere della psicoanalisi italiana. 

  Con l’arrivo di decine di analisti dall’Europa, la nascente società psicoanalitica israeliana era diventata la terza società psicoanalitica per prestigio e numero di soci. L’idea di istituire una cattedra di psicoanalisi nell’Università ebraica era giunta a maturazione. All’interno del movimento sionista se ne parlava già prima della sua nascita. David Eder, uno psicoanalista britannico che aveva un ruolo nel movimento sionista, indicò  Siegfried Bernfeld come possibile candidato alla Cattedra di psicoanalisi. E fu lo stesso Freud a proporre al rettore dell’Università ebraica, Judah Leon Magnes, di includere la psicoanalisi come scienza dell’inconscio tra gli insegnamenti del futuro dipartimento di psicologia. Magnes riteneva che un insegnamento di psicologia avrebbe dovuto avere la precedenza. La stima e la considerazione per Freud, in questa sua decisione, non erano in discussione. Il suo era un approccio tradizionale che ricalcava gli orientamenti dei grandi centri di ricerca in Germania  in cui aveva conseguito il dottorato. Sottovalutando il problematico rapporto di Freud con il mondo accademico, Magnes lo informò che l’università era orientata a dare  l’incarico a Kurt Lewin.  Per Freud, che aveva salutato con parole toccanti la nascita dell’Università, fu un motivo di irritazione e per questo lasciò cadere il progetto. Psicologia accademica e psicoanalisi avrebbero proceduto separatamente: la psicoanalisi con i suoi istituti di formazione e di ricerca, l’università con le proprie. Nel frattempo, per insufficienza di fondi, l’incarico andò a Enzo Bonaventura. Trasferitosi a Gerusalemme dopo l’espulsione dall’Università di Firenze, Bonaventura si immerse nei bisogni reali di una società in fieri e gettò le basi della psicologia accademica israeliana. La sua fine fu tragica. Fu assassinato  insieme ad altre 68 persone nell’ agguato al convoglio diretto all’ospedale di Hadassah. Nell’aprile del 1948, un mese prima della proclamazione dell’indipendenza,  l’Università ebraica perse in un solo giorno tre generazioni di studiosi. Ma si riprese.    

[1] Membro Ordinario Società Psicoanalitica Italiana, Università Roma Tre.

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