Cultura e Società

“La psicoanalisi e l’identità transessuale” il manifesto, 16/9/2023 di S. Thanopulos

22/09/23
"La psicoanalisi e l’identità transessuale" il manifesto, 16/9/2023 di S. Thanopulos

Parole chiave: identità di genere, transessualismo, psicoanalisi, sesso biologico, bisessualità

La psicoanalisi e l’identità transessuale.il manifesto 16/9/2023 di Sarantis Thanopulos

il Manifesto 16 settembre 2023

Introduzione: Sabato 9 settembre a Milano si svolto una Giornata di studio su “Le differenze sessuali e di genere: esperienze in psicoanalisi e oltre” con relatori italiani e stranieri. Un commento di Sarantis Thanopulos, Presidente della Società Psicoanalitica Italiana

La psicoanalisi e l’identità transessuale

Sarantis Thanopulos

Sabato scorso si è svolto a Milano un convegno della Società Psicoanalitica Italiana sulle differenze sessuali e di genere. Per gli psicoanalisti il compito non è semplice. Devono prendere cura della libertà degli orientamenti e delle identità sessuali. Ciò non è solo un’esigenza etica irrinunciabile, ma anche un’importante condizione del loro lavoro: la singolarità del “caso clinico”, cioè l’autonomia di ogni esistenza personale impegnata in un’esperienza analitica da ogni canone scientifico, culturale, religioso e politico.

Al tempo stesso gli psicoanalisti devono studiare e comprendere i complessi fenomeni di natura psicosociale che influenzano il campo della sessualità e delle scelte individuali. E devono farlo in modo rigoroso e scientifico, senza farsi influenzare da ideologie o da correnti culturali. Sfortunatamente il terreno delle differenze sessuali e di genere è attualmente minato da uno scontro politico che porta a estremizzare il confronto e a favorire i pregiudizi e l’intolleranza. Questo è un problema serio, perché un tema che dovrebbe essere affidato alla libertà delle opinioni e delle scelte personali, il che implica l’assenza necessaria di dispositivi legali operanti a favore di questa o di quell’altra prospettiva, è diventata motivo di una grave divisione tra i cittadini. Così si penalizza la libertà di costruire la propria identità in modo che si accordi con la percezione soggettiva di sé. L’affermazione vera, e non velleitaria o formale, del diritto a una definizione personale del proprio modo di essere, richiede il consenso di una larga maggioranza dei cittadini che lo assumono come dovere costitutivo della loro comunità e diventa molto vulnerabile se una parte consistente (perfino maggioritaria) di essi finisce per avversarlo fortemente.

La transessualità (che è impropriamente tirata in mezzo dagli uni e dagli altri) è, al di là della sua effettiva consistenza numerica, un fenomeno che affrontato con imparzialità (indissociabile dall’umana disponibilità) aiuta a uscire dalla confusione. Essa non è un nuovo genere. I transessuali si concepiscono come appartenenti a uno dei due generi esistenti, femminile e maschile. Sul piano dell’orientamento sono eterosessuali. Inoltre, la transessualità non origina dal genere. Il soggetto non si riconosce nel suo sesso biologico perché si sente psichicamente appartenente al sesso opposto (l’accordo tra psiche e biologia non è scontato). Non a causa dei suoi comportamenti sociali.

Il termine “genere” definisce l’impatto sociale sull’identità sessuale che precede il nostro concepimento e la nostra biologia. Poiché la nostra è una società patriarcale il “genere” ha un’influenza alienante che il sesso biologico non ha. Nel lavoro analitico con i transessuali (che si rivolge all’insieme delle forme di desiderio e di sofferenza nella loro vita e non afferma, né nega la loro identità, questa è un compito loro costruirla) è importante che essi arrivano a non considerare il loro corpo come prigione o come nemico. Questo corpo lo possono usare, poiché dotato di una sensibilità e emotività bisessuale, per soddisfare il loro desiderio nella direzione opposta a quella della sua anatomia. Per arrivare a ciò e richiesto un lavoro di lutto, perché la soddisfazione sconta un limite inevitabile che non è opportuno negare.

Quando si procede alla manipolazione chirurgica e ormonale del proprio corpo, il che penalizza severamente il piacere sessuale, si slitta nell’assoggettamento dell’intimità psichica all’esteriorità dell’immagine che, lungi da essere una caratteristica in sé della transessualità, è un fatto preoccupante del nostro tempo che occupa un posto centrale nella gestione attuale dell’I.A.

Costruire ad arte un corpo corrispondente all’immagine che si vorrebbe di sé, per esigenze personali, non è peccato e men che mai un crimine. A mio parere fare dii ciò uno dei tanti paradigmi normativi della vita non è cosa buona.

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