Cultura e Società

56° Festival di Spoleto – 2° Rassegna di Arte e Psicoanalisi

5/08/13

Le “forme” del pensiero
Un incontro tra Arte e Psicoanalisi

Chiostro S.Nicolò
Sabato 6 luglio 2013

a cura di Claudia Spadazzi e Francesco Castellet y Ballarà
con la collaborazione di Adriana D’Arezzo, Clelia De Vita e Sabrina Gubbini

La 2° Rassegna di Arte e Psicoanalisi al Festival dei Due Mondi si è tenuta a Spoleto Sabato 6 luglio, scandita da quattro eventi legati tra loro dal titolo “Le forme del pensiero”, ovvero il pensiero in azione durante la produzione artistica e il pensiero che prende forma in chi assiste ad una forma di espressione d’arte.


L’evento ‘Ritratti’ ha aperto la rassegna di quest’anno; le immagini proposte da quattro antologie selezionate da Ilaria Prilli, a partire dagli scatti di quattro affermate donne fotografo, sono state istantaneamente commentate nel linguaggio sonoro da un violino; il pubblico si è trovato coinvolto in una sinestesia che allo scorrere delle immagini associava i suoni generati dall’archetto di Gabriele Rendina.
Come ha commentato Francesco Castellet, le immagini ci sorprendono, ci giungono inaspettate con il loro potenziale di significato anche mentre lavoriamo dentro la stanza d’analisi; l’arte dell’analista risiede, dunque, anche nella sua capacità di operare una selezione sapiente tra le diverse modalità del proprio funzionamento mentale ed attive contemporaneamente in seduta; farsi attraversare dalle immagini e saperle tradurre in suoni-parole, rappresentazioni, costituisce una dotazione importante per il lavoro dell’analista

La crise de l’education.
Lavorando per immagini, Angela Marzullo, videoartist e performer italo ginevrina, protagonista del secondo evento, ha proposto il video “La crise de l’education”, che, partire dal testo della filosofa Hanna Harendt pone il quesito sullo spazio lasciato all’originalità dell’individuo all’interno dell’educazione classica. il video ha interrogato il pubblico sul conflitto insanabile, all’interno del processo educativo, tra la tutela dei bisogni dell’individuo e quelli della società. La necessita di declinare e modulare le spinte aggressive e libidiche del bambino, per conciliarle con una crescita socializzata e armonizzata alla società, si articola in sempre nuove forme di ‘disagio della civiltà’. Anna Cestelli Guidi, storica dell’arte e responsabile dello spazio espositivo per la Fondazione Musica di Roma, curatrice di una recente mostra della Marzullo, ha sottolineato l’originalità del tratto artistico dell’opera di Angela che, attraverso le sue performance dal vivo e i suoi video, richiama l’attenzione in modo spesso provocatorio sulle tematiche riguardanti il femminile e la sessualità, tematiche più esplicitamente toccate da un secondo breve video, proiettato durante la rassegna, partire da un testo di Pasolini, ed in particolare da una breve performance eseguita dal vivo dall’artista che ha dato un saggio del suo stile di lavoro, basato su un’idea che balza all’improvviso, seguita senza riserve.

Gabriela Goldstein, membro della Societa Argentina di Psicoanalisi, curatrice per l’Ipa del volume di quest’anno ‘Art in Psychoanalysis’, ha rilanciato l’importanza del gioco quale elemento costitutivo del lavoro di Angela; gioco ed illusione, profonde esperienze umane indagate dal pensiero winnicottiano, necessitano di un’attenzione e di una riflessione clinica su come l’educazione possa conciliarsi con il preservare l’originalità espressiva di un individuo, mantenendo attiva, anche a seguito della progressiva integrazione del principio di realtà, quella capacità di godere dell’illusione che ogni forma d’arte porta in se’.

Il sogno di Athalie.
La proposta di Michele Suozzo ha animato il terzo evento; il sogno di Athalie, estratto dalla tragedia di Racine già adattata da Suozzo per una rappresentazione integrale, è stato egregiamente interpretato da Fulvia de Thierry, con commento musicale di Lorenzo Massotti.
A partire dalla vicenda della protagonista Athalie, Manuela Fraire ha proposto un dialogo sul conflitto insanabile al centro dalla tragedia, ovvero quello riguardante la donna che, per il potere e per il riconoscimento pubblico, rinuncia al proprio ruolo di madre e alla sua stessa vita; la tragedia di Athalie, dunque, è paradigma del conflitto doloroso che interroga il femminile spaccato tra scelte pubbliche e private, conflitto che è illusorio pensare di poter pacificare. Athalie che rivendica per se’ il potere contro il suo ruolo di generatrice, viene perseguitata, proprio nel sogno messo in scena, dal fantasma della propria madre (interpretato da Maria Luigia Malatesta), come a sottolineare che va pagato un prezzo da parte della donna che pensa di eludere il proprio ruolo di madre; il materno, dunque, anche attraverso il testo di Racine, sembra rivendicare l’iscrizione della donna nel solco della ‘donna-madre’.
Ampio, dunque, il dibattito sulla necessità sulla necessità e difficoltà per il femminile di mantenere attivi e in dialogo i due poli del conflitto e di non rinunciare alle forme scelte per la propria creatività, non necessariamente generativa.

Nessuno ci guarda.
La rassegna è stata chiusa dalla performance di Eleonora Danco, esplosiva interpretazione di un testo da lei scritto, che ha immerso il pubblico nel segreto dialogo tra parti, parti più adulte, parti bambine, di cui il testo ha saputo evidenziare i punti critici, le incomprensioni, i profondi e, talvolta drammatici, fraintendimenti che si annidano nell’assenza di un autentico incontro, in alcune forme di comunicazione stereotipate tra genitori e figli, resi sordi da proprie sofferenze passate.
In un mirabile e serrato dialogo in cui l’alternarsi delle voci porta in primo piano i pensieri di una bambina, i rimproveri di un adulto, Eleonora Danco, ha saputo inscenare le parti attive attive nel nostro dialogo interno, nella nostra costante necessità di regolare ed esprimere livelli diversi (ricordi, desideri, conflitti etc…) all’interno delle nostre varie relazioni.
Il bel testo del l’autrice-attrice, ha colpito il pubblico con grande efficacia, dal momento che, come ha sottolineato Amedeo Falci, ha rappresentato un’alta esemplificazione drammatizzata di quella possibilità di accedere ad un funzionamento mentale che si caratterizza per la presenza di livelli non integrati, quel funzionamento che permette l’accesso sia alla produzione che al godimento dell’opera artistica.

Per concludere, i diversi eventi hanno composto un itinerario che si è orientato alla definizione di aspetti conflittuali ed affettivi, per lo più legati al femminile, a partire dai quali si sono condivise alcune teorie psicoanalitiche sui processi che regolano le relazioni, la creazione artistica e la possibilità di fruirne, con particolare attenzione a che l’indagine dei processi creativi può rivestire per il lavoro dell’analista all’interno della stanza d’analisi.

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