SPIWEB pubblica il testo integrale dell’introduzione del Presidente Ronny Jaffè al Congresso Bambini e Adolescenti 2025, intitolato: Ai confini di nuove realtà. Trasformazioni dei modelli teorico-clinici nel lavoro con bambini e adolescenti.
Il testo introduce e accompagna il lettore dentro il campo complesso e mobile del lavoro psicoanalitico con bambini e adolescenti, interrogando le trasformazioni dei modelli teorico-clinici alla luce delle nuove realtà familiari, culturali. Jaffè traccia una mappa dei nodi cruciali che attraversano il congresso, dall’unità mente-corpo ai processi identificatori, dal virtuale alla sessualità e all’identità di genere, offrendo una cornice di pensiero che invita a sostare nella complessità e nella responsabilità clinica ed etica del nostro lavoro.
Per la redazione
Stefania Pandolfo
Ai confini di nuove realtà: trasformazioni dei modelli teorico-clinici nel lavoro con bambini e adolescenti.
Introduzione di Ronny Jaffè
Il titolo del congresso può richiamare diversi aspetti che si possono tra loro intersecare e che nel loro insieme vengono a costituire un reticolato complesso in cui è necessario cimentarsi. I diversi lavori di questo congresso esprimono, nel loro insieme, la complessità e l’articolazione dei diversi temi; ogni analista ha portato preziosi contribuiti sia sulla base dei propri modelli teorico-clinici di riferimento sia per indicare nuove prospettive teoriche e tecniche che riguardano fondamentalmente queste questioni:
- L’unità mente-corpo e la relazione madre-bambino già dalla vita intrauterina fino alle prime fasi di sviluppo con un fondamentale riferimento al concetto di madre ambiente anche in relazione alle implicazioni sociali e culturali contemporanee; molti autori hanno messo in evidenza i rischi di collassamento delle funzioni genitoriali e quali sono i pericoli di non-integrazione tra corpo e mente e, che forse latenti nell’infanzia insorgono drammaticamente nella fase adolescenziale quando entrano in gioco le trasformazioni corporee, il sessuale, le spinte verso l’individuazione-separazione dalle figure genitoriali con tutto ciò che comporta nel ragazzo e nel giovane adulto.
- Le nuove, trasformate e spesso fluide configurazioni familiari necessitano di una rivisitazione del concetto di Edipo che si alterna con movimenti anti-edipici; questo tema va anche in parallelo con un argomento che è stato poco esplorato in passato riguardante il complesso fraterno di cui si sono occupati in particolare Kaes e Kanciper ed in Italia Dina Vallino. Oggi ci si interroga su quanto il complesso fraterno sia una dislocazione del complesso edipico e quanto sia un fatto psichico in sé ancora poco indagato.
- Credo che i trattamenti familiari ad orientamento psicoanalitico e più in generale i setting allargati (dalle terapie di gruppo con bambini ed adolescenti alle terapie multi-familiari) possano fornirci contributi molto utili nella comprensione delle continuità-discontinuità tra questi due complessi e di quanto la dimensione della fratria nonché del gruppo dei pari possano incidere nello sviluppo psichico del bambino e poi dell’adolescente.
- Luogo precipuo per andare a fondo su questi temi resta la relazione duale analista-paziente soprattutto quando si affrontano le aree della sessualità, dell’identità con particolare riferimento all’identità di genere, dell’aggressività e della distruttività, della fantasia inconscia, del sogno.
- A tale proposito è importante considerare quanto la fantasia inconscia e la dimensione onirica ha diritto di accesso e può abitare il mondo del bambino e dell’adolescente in un’epoca in cui il virtuale ha preso prepotentemente posto nelle nostre vite, nell’esistenza dei genitori come in quella dei figli.
Vorrei a questo proposito fare un breve accenno al possibile collegamento esistente tra il virtuale e la madre ambiente della contemporaneità. Sappiamo che tra le funzioni della madre ambiente oltre all’holding e all’handling, c’è anche l’object presenting che, a mio avviso può essere inteso sia in senso concreto (seno, biberon, oggetti transizionali) che, come il flusso di contenuti materni che la madre fa transitare nel bambino, contenuti che, a loro volta non possono essere esenti dai flussi che il mondo circostante trasmette alla madre, pur in quel necessario e fisiologico involucro simbiotico che avvolge madre e bambino nei primi mesi di vita. Da un punto di vista teorico sono molto pertinenti gli elementi di congiunzione tra il pensiero winnicottiano e quello bioniano.
Siamo tutti consapevoli che uno degli elementi centrali delle nuove realtà è quello del virtuale in cui siamo tutti immersi compresi i futuri genitori o che sono genitori da poco tempo; dobbiamo, cioè, tenere conto che nel rapporto madre bambino vi sono nuove forme di relazione mediate dalle tecnologie che possono modificare l’esperienza di contenimento, di presenza ed i processi identificatori.
Credo che in generale vi sia l’aspettativa, soprattutto negli adolescenti, che il virtuale possa essere una sorta di madre ambiente che riempie vuoti, solitudini e che soddisfa stati eccitatori, pornografici, distruttivi spesso impastati, ingombrando la mente fino a far confondere realtà e virtuale.
A tale proposito credo sia molto importante riflettere sulle terapie online non per demonizzarle ma per avere bene in mente che è un elemento terzo che si introduce nel contatto tra analista e paziente; lo schermo si sostituisce allo spazio fisico dello studio ed il corpo, con tutti i suoi sensi, si traduce in presenza vocale ed in corpo bidimensionale.
Riguardo al tema del sogno, alcuni colleghi hanno evidenziato l’importanza del luogo dell’analisi perché un adolescente possa appropriarsi dei propri sogni, delle proprie fantasie recuperando una pelle che delimiti i confini tra sé e l’altro, tra la propria realtà interna in rapporto sia alla realtà esterna concreta e materiale sia a quella virtuale digitale. Ma si tratta anche di poter sentire di essere il proprio corpo o anche di fare i conti con un corpo che sembra non piacere, come può avvenire di fronte ad uno specchio reale o metaforico; in alcuni adolescenti l’incontro può essere sufficientemente armonico, ma in molti altri si crea un impatto, uno scontro, una diffrazione con derive scissionali e frammentarie con il sé medesimo. Lo specchio può fornire una verità anche scomoda ed ecco allora la possibilità di ricorrere virtualmente ad avatar (che molte piattaforme hanno potuto rendere tridimensionale), alter ego in cui il soggetto può illusoriamente estendere la sua immagine modificandone le sembianze a proprio piacimento con il rischio di avere un crollo se torna alla realtà.
Questo può divenire una questione ancor più rilevante se si entra nel campo della configurazione identitaria con particolare riferimento alla sessualità quando si accede alla pubertà e dove la questione dell’identità di genere non solo come fatto psichico, ma anche come spinta ad un agire concreto cimenta molti analisti anche da un punto di responsabilità etica. Nei casi presentati si è evidenziata l’importanza di collegare la fase adolescenziale con le radici infantili anche perché questo aspetto può già insorgere prima dell’adolescenza.
Se da una parte possiamo ascrivere le confusioni identitarie legate al genere già a partire dall’infanzia, dall’altra dovremmo sviluppare le nostre ricerche su quel concetto di bisessualità originaria formulata da Freud, caratteristica universale di ogni essere umano.
Sappiamo che nei “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905) Freud affermava che ogni individuo possiede disposizioni psichiche e somatiche sia maschili che femminili e che, successivamente ognuno sviluppa la propria identità sessuale sulla base di molteplici identificazioni a partire dalle figure genitoriali. Molti anni dopo Freud in una nota a “il Disagio della civiltà” ci ricorda che “l’uomo è un organismo animale di indubbia disposizione bisessuale…e mentre l’anatomia può mostrare l’elemento particolare del maschile e del femminile, la psicologia non può farlo…la dottrina della bisessualità presenta ancora molti lati oscuri” (1905,595); adolescenti ma anche bambini in cui insorgono enigmi relativi alla propria identità di genere conducono l’analista a doversi muovere lungo le orme oscure e misteriose della sessualità e non possono esserci risposte immediate da parte dell’analista; la sua responsabilità clinica ed etica è quella di navigare controcorrente rispetto all’istantaneità richiesta dalla cultura iper-moderna di cui il bambino ed il ragazzo possono essere vittime sacrificali pharmakoi ; questo rende naturalmente il nostro mestiere difficile ma anche appassionante nel desiderio di cura e di scoperta.
Bibliografia
Freud S. (1905) Tre saggi sulla teoria sessuale Boringhieri OSF. 4