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“FREUD e il mondo che cambia” di S. Bolognini e L. Nicoli. Recensione di S. Lo Cascio e M. Pappa

6/09/23
"FREUD e il mondo che cambia" di S. Bolognini e L. Nicoli. Recensione  di S. Lo Cascio e M. Pappa.

FREUD e il mondo che cambia. Psicoanalisi del presente e dei suoi guai

di Stefano Bolognini e Luca Nicoli

(Enrico Damiani Ed., 2022)

Recensione a cura di Silvestro Lo Cascio e Maria Pappa

Il libro “Freud e il mondo che cambia. Psicoanalisi del presente e dei suoi guai”, scritto a quattro mani da Stefano Bolognini e Luca Nicoli, è un contributo di alto valore scientifico da vari  punti di vista, in primis per essere un’opera transgenerazionale, frutto di uno stimato psicoanalista come Stefano Bolognini, e di un altro alquanto stimato, e più giovane psicoanalista, come Luca Nicoli. È un lavoro che parla di psicoanalisi senza parlare lo psicanalese, il tutto con stile, attraverso un cordiale dialogo, quasi in sottovoce, caratterizzato dal rispetto reciproco, dalla gentilezza e dalla grande professionalità (caratteristiche ormai demodée). È un testo capace di regalare ai lettori quella bella sensazione, difficile da spiegare con le parole, che si prova in una sala cinematografica subito dopo aver visto un bellissimo film mentre sullo schermo scorrono ancora i titoli di coda. Il libro scritto, parlato e raccontato da Stefano Bolognini e Luca Nicoli è un romanzo corale che rievoca ricordi, luoghi e costumi di un tempo sempre più bersagliato da un’iper-stimolazione sensoriale. Gli autori, come due musicisti, ci fanno invece apprezzare la bellezza e l’importanza del ritmo lento: come cantava Enzo Del Re, per non farsi male, bisogna rallentare il ritmo, pausa pausa ritmo lento. Leggendo “Freud e il mondo che cambia. Psicoanalisi del presente e dei suoi guai” è come se si sfogliasse un album di fotografie di famiglia (psicoanalitica), uno di quei corposi album dove nell’ultima pagina che rimaneva vuota ci si mettevano sempre i negativi del rullino per un’eventuale ristampa delle foto più belle e significative. Bolognini e Nicoli, senza scivolare mai nella retorica, o nel moralismo, ripercorrono i cambiamenti repentini della società che si ripercuotono sull’individuo e viceversa. Sembra quasi che in certi momenti Nicoli porti  in supervisione da Bolognini una contemporaneità caratterizzata da città sempre più gentrificate e invase da un turismo di massa che ci trasforma in automi intenti solo a postare selfie sui social, uno stadio ulteriore di disumanizzazione pericolosa, e siamo sempre lì: la colpa è stata sostituita dalla vergogna, dai vissuti di inferiorità, indegnità e inadeguatezza (pp. 27-28). Un’epoca in cui un Ideale dell’Io schiacciante e pervasivo ha preso il posto del Super-Io morale. A proposito della vergogna mi viene un’associazione con “La vita Agra” (1963), di Bianciardi: quando parlava della classe operaia che terminato il lavoro, rincasava in fretta per travestirsi da ceto medio e andarsene al cinema o al bar. Adesso non c’è più la classe operaia e i bar si chiamano quasi tutti bistrot, ma i proletari ci sono ancora, e il travestimento borghese, per inseguire quell’Ideale dell’Io persecutorio appena testè, viene ancora praticato presenziando gli eventi più alla moda con grandi apericene e molti aperitivi (p. 111) e in modalità necessariamente online sui social. Anche la clinica si adatta ai mutamenti sociali e culturali, e così le nevrosi e le fobie assumono nuove forme andando a popolare l’area della patologia del limite, ovvero la difficoltà di riconoscere i limiti e di accettarli. Viviamo in un’epoca che ha tentato di cancellare la parola limite per illuderci che volere è potere e che tutto si può fare, mi verrebbe anche da dire un’epoca che non consente più di rispettare nemmeno i tempi del lutto, e dove spesso l’oggetto assente viene sostituito subito con un altro, per non sentire il dolore della mancanza (p. 17), un’epoca che non lascia nessuno spazio al principio di realtà: “il quale, pur senza rinunciare al proposito finale di ottenere piacere, esige e ottiene il rinvio del soddisfacimento, la rinuncia a svariate possibilità di conseguirlo e la temporanea tolleranza del dispiacere sul lungo e tortuoso cammino che porta al piacere” (Freud, 1920). I due autori ripercorrono un lungo viaggio iniziato nel 1976 (analisi personale, formazione, setting, teoria, clinica, psicoterapie e psicoanalisi) prendendo sempre in considerazione diversi itinerari possibili (a volte anche meno convenzionali come la shuttle analysis) fino ad arrivare ai giorni nostri per poi ripartire subito verso nuove prospettive future della psicoanalisi (Freud, 1910). Il libro di Bolognini e Nicoli è un lavoro utile alla comunità psicoanalitica e non solo, decostruisce e pone l’accento sulla soggettività del terapeuta. É un libro scritto per funzionare come strumento utile alla prassi psicoanalitica, quindi uno di quei libri come macchinette, direbbe un operaista come Alquati: libri che non sono solo da leggere, ma da considerare come strumenti provvisori da condividere e rielaborare. A tal proposito, Stefano Bolognini e Luca Nicoli con il loro Freud e il mondo che cambia ci forniscono dei nuovi paradigmi da aggiungere ai sempre validi consigli al medico nel trattamento psicoanalitico (Freud, 1912). Nello specifico mi soffermo su alcune tematiche come l’importanza dello stare insieme nella stanza d’analisi e di come la convivenza analitica sia qualcosa di più della coabitazione analitica; le possibilità creative che possiamo trarre dal preconscio inteso da Bolognini come quella parte del mare vicino alla spiaggia, che non presenta grandi profondità abissali, ma che permette a tutti di immergersi in tranquillità, di abbandonare la stazione eretta controllante e di galleggiare, lasciandosi fluttuare (p. 139); l’integrazione come parola chiave della psicoanalisi di oggi per una relazione più creativa, fluida e viva tra l’Io centrale e il Sé del paziente, quindi un’analisi capace d’integrare la conoscenza con l’esperienza. Dalla conversazione dei due autori germoglia una psicoanalisi sostenibile capace di tenere insieme l’ideale, il doveroso e il possibile. Buona lettura.   

Bibliografia

Alquati, R. (2001), Millepiani, Chiacchierata con Romano Alquati – 14 agosto 2001, p. 2.

Bianciardi, L. (1963), La vita Agra.

Freud, S. (1910), Le prospettive future della terapia psicoanalitica, OSF, vol. 6.

Freud, S. (1912), Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico, OSF, vol.6.

Freud, S. (1920), Al di là del principio di piacere, OSF, vol. 9.

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