Cultura e Società

Balthus e la fanciullezza femminile

26/10/15
Balthus e la fanciullezza femminile

Titolo: Balthus e la fanciullezza femminile

Autore:Philippe Gutton (edizione italiana a cura di Gianluigi Monniello)

Data di pubblicazione:2015

Luogo di pubblicazione: Roma

Editore: Alpes Italia

Segnalato da  Gianluigi Monniello

Di che cosa parla il libro?: Philippe Gutton, specialista dell’adolescenza, affronta a fondo la questione sollevata da una visione riduttiva dell’opera di Balthus di molti commentatori. L’opera del pittore è per lo più dedicata, infatti, a fanciulle in fiore, adolescenti appena puberi. Quale enigma rivelano queste opere? Secondo Gutton, Balthus interroga la pubertà femminile in quanto essa simbolizza l’origine e secondo la migliore estetica, tenta di rendere visibile l’invisibile, cioè il ministero della donna in divenire. Il libro è presentato da D. Chianese che si interroga su ciò che Balthus svela del nostro animo.

Perchè leggere questo libro?: L’Autore rintraccia nell’arte di Balthus una viva tensione, adeguata e continua, diretta a raffigurare il divenire della femminilità e dell’adolescente. Ritrova nei quadri del pittore il vivo desiderio di fermare, almeno per un attimo e sulla tela, il momento in cui la fanciulla incontra la discontinuità della sua vita psichica, impostale dalla metamorfosi della pubertà, e inizia a percepire gli effetti delle trasformazioni del suo corpo e delle sue fantasie. D’altronde la posta in gioco dell’incontro dello psicanalista con l’adolescente è data dalla naturale curiosità e ammirazione dello psicanalista per il divenire, la mobilità della vita psichica di quest’ultimo. Essere una sponda naturale a tale divenire è cruciale perché l’adolescente possa avviare l’appropriazione soggettiva di ciò che vive, che sente e che si raffigura di se stesso. Il testo ha il pregio di risultare di grande interesse per gli appassionati della pittura e delle sue più originali espressioni, per coloro che continuano a dare risalto al valore della loro adolescenza e alla ricchezza dei suoi vissuti e per tutti clinici che incontrano la sofferenza dell’adolescente nel suo divenire. Il libro si nutre del confronto tra i processi adolescenti e il dipingere di Balthus. L’intento è far rivivere, riprendere dall’infanzia per raffigurare il presente. La raffigurazione pittorica cerca di cogliere ciò che è effimero, sino a farne una filosofia. Al tempo stesso nel suo prodursi esprime un esplicito elogio della lentezza nella realizzazione. Questo procedimento nel dipingere la fanciullezza femminile è comparabile, metapsicologicamente, al lavoro del sogno e al suo contenuto, ad un sogno nel quale il pittore si identifica con tutti gli attori e, attraverso il quale, cerca di identificare, focalizzare la femminilità che arriva.
Non dipinge personaggi ma scene mitologiche, che descrivono l’avvento della femminilità, muovendo dall’originario. Balthus dunque dipingendo, associa liberamente così come talvolta avviene allo psicoanalista, chiamato a farlo dal suo paziente che necessita la presenza e la testimonianza dell’adulto per entrare nella adolescenza e per uscire. Il libro riporta anche qualche accenno all’adolescenza di Balthus che giustifica lo sguardo nostalgico del pittore che cerca di mettere su tela la ricchezza della sua adolescenza. È per lui un periodo straordinario di legami intra e intergenerazionale, di incitazioni a progettare cose straordinarie, tempo di formazione rapida e autodidatta. Lo vede partecipe in modo sensuale all’incontro con gli adulti e solitario nel suo sviluppo personale. Anche l’adolescenza di Balthus, come tutte le adolescenze, è appena tracciata e scorre tra scoperte, misteri, raffigurazioni e improvvise illuminazioni. Al lettore di immaginare e legare insieme, stabilire dei nessi utili al proprio lavoro immaginativo più che ad una ricostruzione vicina al fatti reali.

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