Cultura e Società

Intervista a Carla Muschio

17/11/08

Quando hai incominciato a scrivere?

 

Circa quindici anni fa. Mi ero interessata al mito del Minotauro e mi resi conto che il materiale che avevo raccolto aveva carattere narrativo, non scientifico. Così pensai di esporlo sotto forma di romanzo, ed il risultato fu Il disco di Festo. Fino ad allora traducevo, ma non avevo mai pensato di scrivere qualcosa di mio. La pubblicazione del romanzo, seppure con un editore piccolissimo, Giorgio Lucas, mi diede lo status di scrittrice. Fu molto importante per me. Per continuare, mi venne l’idea di seguire i bandi dei concorsi letterari. Un bando chiedeva di scrivere un romanzo per bambini e fu così che nacque La cantina di Isabella. Anche i miei manuali sono nati da un’occasione. Una catena di negozi aveva chiesto al mio editore abituale, Stampa Alternativa, di progettare dei libri sul “fai da te”. Il progetto si arenò, ma da esso nacquero i miei manuali: Il maglione di Mozart, sul lavoro a maglia, Torta libera tutti, sui dolci, e Scopare o spolverare, sulla pulizia della casa.

 

Quindi, ti sei allontanata dal primo interesse per il Minotauro. E il rapporto con la psicoanalisi? La cantina di Isabella è presentata da due noti analisti.

 

Il mio contatto con la psicoanalisi è dovuto all’avere un marito psicoanalista, Roberto Basile. Letta post factum, la mia produzione contiene tanti aspetti psicoanalitici. Il mito greco di cui parlo nel mio primo romanzo è sempre stato terreno fertile per la psicoanalisi. Poi, nel Disco di Festo propongo quello che chiamo “il complesso di Teseo”. Teseo seduce Arianna, addirittura si fa aiutare da lei per uccidere il Minotauro, suo fratello, la porta via con sé per poi abbandonarla sulla prima isola. Perché? Con i miei modesti mezzi, ho pensato: Arianna è una dea della fertilità, con una femminilità esplosiva. Lui ne è spaventato, così la distrugge. Un altro aspetto psicoanalitico che ho sviluppato, nei manuali, è il senso di colpa. Le persone non hanno il tempo di cucinare, pulire la casa, e si sentono in colpa per questa carenza. Alcuni non si sentono autorizzati a fare certe cose come i dolci per mancanza di abilità. La mia è una sorta di terapia che invita a lanciarsi, a credere in se stessi, ad accontentarsi di quello che si è. Sono concetti molto terra terra, però gli altri manuali, che invitano alla perfezione, facendo la parte che voi chiamereste del super-io, magari aiutano la gente meno dei miei. Poi c’è La cantina di Isabella, il libro più psicoanalitico. E’ stato scritto solo come fantasia, ma anni dopo, rileggendolo, ho avuto l’idea che la cantina della casa fosse simile all’inconscio di una persona. Lo feci leggere a Nino Ferro e Dina Vallino, che mi aiutarono a pubblicarlo e scrissero i loro articoli di presentazione. Le loro letture però sono diverse dalle mie. Nino Ferro intende la storia come metafora del lavoro analitico, Dina Vallino la vede come luogo dell’incontro tra la mente del genitore e quella del bambino. La lettura del libro è un’occasione per scambiarsi messaggi inconsci.

 

Pensi che possa essere un connubio fertile quello tra psicoanalisi e letteratura?

 

Sì, però il letterato è meglio che sappia poco di psicoanalisi, e in generale che sia un po’ ignorante, perché non sapendo niente può sognare, lasciar parlare l’inconscio e scrivere cose su cui lo psicoanalista può lavorare, come ha fatto Freud con i miti. Ad esempio, per le mie storie per bambini potrei prima studiare vari aspetti psicologici del bambino e poi scrivere le storie. Invece io scrivo ciò che mi suggerisce la fantasia e poi starà agli psicoanalisti interpretare.

 

I poeti sanno sempre prima e meglio.

 

Esatto.

 

Allora, si può dire che un’occasione esterna, un concorso letterario, o una proposta del tuo editore, dia il “la” ad un processo interno in cui lasci affiorare la fantasia?

 

Sì, scrivo per un’occasione. Come faccio? Seguo il metodo di Lewis Carroll: solleva un problema, pensalo un po’ e poi lascialo lì; l’indomani lo ritrovi risolto. Lo scrive nell’introduzione a Symbolic Logic (1897). Per esempio, il libro su cui sto lavorando adesso, nasce così: l’illustratrice, Brigitte Capou, mi ha proposto di formulare con lei una serie di libri per bambini che segua dei personaggi in varie situazioni esistenziali e psicologiche. Mi è venuta in mente una famiglia di volpi e il protagonista sarà una piccola volpe maschio.

Come se ti lasciassi sognare un sogno

E’ autentico, se l’ho sognato… Nasce già giusto. Sogno la volpe, dopo di che aspetto che arrivi il sogno delle sue avventure.

 

Una revêrie…

 

Quello che in letteratura è noto come stream of consciousness.

 

Pensi che un’analisi possa essere nociva alla creatività?

 

No, assolutamente. Ho un’ amica scrittrice che è in analisi da tempo e vedo attraverso di lei quanto sia importante. La sua scrittura fiorisce al passo con l’analisi, man mano che trova la parola e le parole. Io non ho fatto un’analisi perché non mi è capitato, la mia analisi sono stati i viaggi e le letture. Ad esempio Guerra e pace. Vale quanto un’analisi, richiede forse lo stesso numero di ore e costa meno.

 

Torniamo a Teseo. Secondo te Teseo aveva un bisogno narcisistico di conquista?

 

Sicuramente, perciò, come Don Giovanni, continuava a sedurre e scappare. Poi però si è calmato sposando la regina delle Amazzoni. Comunque anche Arianna non ha fatto un cattivo affare ad essere abbandonata. E’ stata subito consolata da Dioniso, che l’ ha sposata. Infatti Arianna adesso è in cielo e il suo diadema è diventato una costellazione.

 

Ti pare che la figura di Teseo possa esprimere la crisi contemporanea del maschile, ora che le donne lavorano e la concezione della famiglia è mutata?

 

Sì, solo che oggi il “complesso di Teseo” si esercita di più sui bambini. A volte gli uomini insistono per avere un bambino, ma poi non lo vogliono.

 

All’inizio accennavi ai tuoi manuali sul lavoro a maglia, preparare i dolci, pulire la casa. Il manuale, così come lo concepisci tu, è un prodotto particolare, che fa capire quanto tu sia sensibile al costume.

 

Effettivamente nei miei manuali descrivo la situazione attuale sull’argomento; parlo al principiante, gli dico di non vergognarsi di come lui è e gli offro una cosa che per lui è inaspettata, ossia l’idea che può cominciare a farlo. La donna oggi non è più relegata in casa, ha acquisito tanti diritti, però non deve perdere la propria femminilità, ma solo esprimerla in un altro modo. Nei miei libri dico che ciò che fai con le tue mani è comunque logos, un dire qualcosa agli altri. Il modello di donna che propongo è quello che pratico io: uscire di casa ma senza rinunciare alla femminilità, perché è bellissimo occuparsi di sé, della propria famiglia, del proprio cibo…

 

Un aspetto poetico declinato nella dimensione del quotidiano, non crepuscolarismo depressivo. E la cucina russa di cui ti sei occupata?

 

La cucina tradizionale russa è una storia della cultura russa attraverso il cibo. Certe pagine mi fanno piangere, o perché sono tragiche o perché sono tenere. E’ il libro in cui ho messo più sentimenti, più ancora della narrativa. Ci sono anche le ricette, e sono fattibili, ma occupano solo una piccola parte del testo.

 

E poi c’è l’iniziativa dei calendari.

 

Sì, con i miei calendari, arrivati al terzo anno, prendo un po’ in giro i calendari consueti, soprattutto sgonfio l’enfasi dell’astrologia, della magia. C’è anche un sistema particolare nel mio calendario che offre un onomastico a tutti, anche a chi non ha un nome cristiano. Poi ho inventato una sorta di mitologia contemporanea dove colloco eventi, leggende. Del resto anche la mitologia che studiamo a scuola sarà stata inventata da qualcuno…

 

Prima parlavi dell’India, che è l’altro tuo amore oltre alla Russia. Hai scritto qualcosa al riguardo?

 

Da dove vengono i bambini è molto indiano, infatti è stato scritto in India, ancora una volta per un concorso che chiedeva un’opera di propaganda sui diritti dell’uomo. Un romanzo ambientato in India non lo saprei scrivere perché conosco ancora troppo poco quel mondo, non parlo la lingua. Però ho pubblicato un libro sui Tatuaggi con l’hennè. Spiego il raccogliersi delle donne per farsi dipingere la pelle, ad esempio alla vigilia delle nozze, con tanti risvolti psicologici.

 

Cosa pensi della letteratura contemporanea? Cosa leggi?

 

Poco, perché insegno, traduco e scrivo, quindi ho poco tempo. Poi non mi oriento nella letteratura contemporanea, perciò vado per assaggi, sulla base in genere di consigli personali. Ci possono essere autori fantastici di cui non ho mai letto una parola. Comunque, chi mi piace? Calvino; Vikram Seth, quello del Ragazzo giusto, il mio autore straniero vivente preferito. Ultimamente mi sono appassionata a Giorgio Caproni. Mi piace anche Roberto Piumini, che scrive sia per adulti che per bambini.

 

Hai fatto molte traduzioni. Qual è l’ultima?

 

Senza senso, poesie nonsense di Edward Lear.

 

Un traduttore che ti piace?

 

Giovanni Giudici traduttore dell’Eugenio Onegin di Puskin. A lui darei la medaglia d’oro dei traduttori.

 

Dato che partecipi ai concorsi, hai mai vinto?

 

Qualcosa ho vinto. Una volta con un racconto sull’India, La libellula, che poi è stato ripubblicato proprio in India, cosa che mi ha molto lusingata. Poi l’anno scorso ho vinto una batteria di pentole in una concorso che chiedeva di scrivere una ricetta di cucina in modo narrativo. Io scrissi “Uovo strapazzato”. La storia è stata pubblicata, insieme a quelle degli altri vincitori, in un libro elegantissimo edito da Corraini. E’ una storia vera: mia madre a ottantaquattro anni fa ancora l’uovo strapazzato nel pentolino del servizio delle sue bambole dove ha imparato a cucinare da piccola. Quel pentolino tenuto per tutta la vita è come dire: l’infanzia.

 

 

 

Bibliografia delle opere di Carla Muschio citate

 

 

 

La cantina di Isabella, Borla, Roma 2005.

 

Scopare o spolverare, Stampa Alternativa, Viterbo 2005.

 

“Uovo strapazzato”, in Domani è festa. Racconti con ricette, ricette come racconti, Edizioni Corraini, Mantova 2005.

 

Edward Lear, Senza senso, Stampa Alternativa, Viterbo 2005 (cura e traduzione).

 

Calendario mitico 2006, Euro, Stampa Alternativa, Viterbo 2005.

 

Calendario mitico 2005, Euro, Stampa Alternativa, Viterbo 2004.

 

Calendario mitico 2004, Millelire, Stampa Alternativa, Viterbo 2003.

 

Torta libera tutti , Stampa Alternativa, Viterbo 2002.

 

La cucina tradizionale russa, Xenia edizioni, Milano 2002.

 

Introduzione e cura di Tatuaggi, Stampa Alternativa, Viterbo 2002.

 

Il maglione di Mozart, Stampa Alternativa, Roma 1999.

 

Da dove vengono i bambini, Millelire, Stampa Alternativa, Roma 1998. Ristampato in A World of Fables, a cura di Brenda Deen Schildgen e Georges Van Den Abbeele, Pacific View Press, Berkeley, California 2003.

 

The dragonfly (La libellula), in “The Eye”, New Delhi 1996.

 

Il disco di Festo, Giorgio Lucas, Roma 1994.

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