Cultura e Società

Dossier maggio agosto 2012

18/09/12

Sarà pure tempo di crisi, su più fronti e in più aree, ma il fatto che questo Dossier sulla Rassegna Stampa di SPIweb (della cui redazione siamo parte io e Silvia Vessella) abitualmente semestrale, esca nel 2012 tre volte, dice a mio parere che la psicoanalisi come metodo di lettura e comprensione dei fatti della vita è ben poco in crisi.

Infatti, tra la fine di maggio e la fine di agosto, la quantità di articoli comparsi su più testate (alcune delle quali new entries, e che già vi si parli di psicoanalisi è un fatto significativo) hanno costretto a un Dossier anticipato rispetto a quello usuale, previsto per la fine dell’anno.
Si parte, il 24 maggio, dalle pagine de L’Espresso con Zygmunt Bauman che ‘sfida’ Freud, a suo dire “rovesciandolo”. Egli afferma: “Vogliamo più libertà e meno sicurezza, diceva il padre della psicoanalisi. Ma se fosse vissuto oggi si sarebbe ricreduto.” Richiamandosi a quanto scriveva Freud nel 1929 ne Il Disagio della civiltà, dice: “Sì, Freud ribadirebbe che la civiltà è un compromesso: si ottiene qualcosa rinunciando a qualcos’altro. Ma forse collocherebbe all’estremo opposto della scala di valori le radici dei disagi psicologici e delle insoddisfazioni che ne derivano. Concluderebbe, ne sono certo, che l’attuale ostilità nei confronti dello stato di cose nasce per lo più dal fatto di dover rinunciare a troppa parte di sicurezza in cambio di un’espansione senza precedenti dell’ambito della libertà”.

Io non ne sarei così sicura, se riflettiamo sulle tragiche conseguenze, nell’ambito dell’economia, dell’impossibilità dei soggetti contemporanei di sopportare/porre freni ai propri desideri e all’intensità manifestata contro la necessità di vivere con meno sprechi e rinunciando a qualcosa. Il tutto, in barba alla sicurezza, propria, ma, quel che è peggio, a quella delle generazioni che verranno. Basti pensare alla crisi generata dalla siccità nel corso dell’estate e al fatto che vi si sarebbe potuto porre rimedio a priori con azioni preventive. Il caso del lago di Santa Luce in Toscana è in tale ottica emblematico. Nel corso dell’estate, funestata in Toscana da una intensa siccità, il lago si è prosciugato, con la scomparsa conseguente della fauna e della flora. Come è possibile verificare seguendone la dolorosa vicenda, incurie e trascuratezze, e non il fattore climatico da solo, ne hanno provocato l’epilogo funesto. L’essiccamento totale del lago era prevedibile e, pertanto, evitabile con un monitoraggio attento, mentre negli anni non si è fatto niente, ad esempio per limitare i prelievi idrici per uso industriale. Era noto che il lago era in una situazione drammatica da molto tempo, come testimoniato dagli allarmi lanciati da molti.

Nell’esame della rassegna stampa, colpisce il fatto che, ancora, si esprima il bisogno di ‘fronteggiare’ Freud belligerando con lui: “E io rovescio Freud” è il titolo dato all’articolo di Bauman.

sà per quali imperscrutabili vie (un po’ di pensiero magico ogni tanto non guasta!), pochissimi giorni dopo, il 2 giugno, sul numero 794 di D la Repubblica, un medico, Ermes Orlandelli,scrive una lettera a Umberto Galimberti  nella quale si chiede – e chiede – “perché migliaia di psicoanalisti […] in vari continenti, devono sentirsi dire da un ‘esterno’ che cosa dovrebbe fare la psicoanalisi per essere scientifica”… E Umberto Galimberti, in risposta, dimostra a mio parere in modo inequivocabile perché la psicoanalisi, invece di difendersi dall’accusa di non essere scientifica, non dichiari esplicitamente di non essere una scienza esatta, dal momento che si occupa dell’uomo, e l’uomo è irriducibile all’esattezza scientifica: lo stesso assunto recentemente esplicitato, il 20 aprile sulle pagine di Repubblica, da Lorena Preta, membro ordinario della Societa’ Psicoanalitica Italiana e ideatrice dell’importante festival Spoleto Scienza, nel quale gli scienziati più prestigiosi si confrontavano con psicoanalisti e altri pensatori.

Che della psicoanalisi si abbia bisogno per penetrare nella scatola nera e opaca di fatti altrimenti ‘muti’, come nel caso degli incidenti stradali degli adolescenti, è mostrato da un’altra psicoanalista della SPI, Paola Carbone, dalle pagine de La Repubblica il 5 giugno.

Paola Carbone mostra infatti, mediante l’esito delle ricerche che da molti anni conduce a Roma come dietro l’opacità dell’incidente stradale si nascondono spesso molti suicidi adolescenziali.

Infatti, “La metà dei ragazzi che accede al Pronto Soccorso dopo un infortunio in moto o in auto è «recidiva». Per approfondimenti, rimando al suo libro Le ali di Icaro. Rischio e incidenti in adolescenza (Bollati Boringhieri), giunto alla seconda edizione.

Insistendo sul fatto che con la psicoanalisi si possa “smascherare l’inconscio” perfino con il dialetto, l’11 giugno, dalle pagine de La Stampa, Augusto Romano presenta il libro di Cesare Musatti, noto analista della SPI, che dà il nome al Centro Milanese di Psicoanalisi e al Premio istituito dalla Società Psicoanalitica Italiana il 30/05/1997 per attribuire un pubblico riconoscimento a figure italiane o straniere del mondo della cultura e del giornalismo che hanno contribuito allo sviluppo della Psicoanalisi. Il libro è “Sulla psicoanalisi”: racconti autobiografici, storie di pazienti, tranches de vie, apologhi. Il libro è ben scritto, osserva Romano, godibile addirittura anche sotto l’ombrellone… Anche se… Anche se concordo con Romano sul fatto che “l’ottimismo positivistico abbia giocato un brutto scherzo a Musatti, o almeno al Musatti scrittore: gli ha sottratto la dimensione del tragico e lo ha condannato al lieto fine. I nostri pazienti sono oggi meno pittoreschi dei suoi e in genere presentano meno sintomi. Sempre meno la loro sofferenza è annidata in un punto specifico e perciò sempre meno è addomesticabile. Essa è pervasiva, ed è una malattia – come si diceva una volta – dell’anima, che si potrebbe chiamare assenza di significato. Perciò il problema si sposta: far scomparire i sintomi non significa guarire. Lo stesso concetto di guarigione si fa più equivoco, indefinito e fuorviante. Il compito è un altro: familiarizzarsi con l’insensatezza; non pretendere che essa sia altro da quello che è; lasciarla parlare; contemplare le immagini attraverso cui essa si esprime; a nostra volta parlarle, per quel che l’Io può”.

Che infatti ci sia poco da stare allegri per più di una ragione è mostrato, il 15 giugno, dalle pagine del quotidiano online LETTERA 43 (diretto da Paolo Modron) da Fabio Dalmasso con l’articoloEternet malati e abbandonati, nel quale si lamenta l’abbandono dei “malati di amianto” con l’interruzione del sostegno psicologico. L’intervista a Antonella Granieri testimonia le molte possibilità e i molti ambiti di intervento e ricerca per la psicoanalisi e ripropone i temi del dibattito dell’ultimo Congresso della Società Psicoanalitica Italiana (Roma, Maggio 2012) “Denaro, potere e lavoro tra etica e narcisismo”.

Viene poi alla ribalta (articolo 109591 online) il 15 giugno, il Seminario Internazionale“Parla con loro: Dialoghi Psicoanalitici con neonati” (edizione 2012 dei “Seminari psicoanalitici Ghisleriani” organizzati a Pavia dalla scrivente con il docente di Psicologia Dinamica Marco Francesconi), patrocinato dal Centro Psicoanalitico di Pavia, dove si è mostrata l’importanza, per neonati e genitori, degli interventi precoci nelle depressioni neonatali e post-partum.

Il 24 giugno, su La Repubblica, Luciana Sica presenta il libro, curato da Patrizia Cupelloni, delle colleghe della SPI “Psicoanaliste. Il piacere di pensare”, mentre l’8 luglio, con l’articolo La psicoanalisi oggi, Silvia Vegetti Finzi, con la consueta maestria, e con la passione con la quale da sempre si occupa della Psicoanalisi, ha presentato sulle pagine dell’inserto Lettura de Il Corriere della Sera uno spaccato molto interessante della condizione giovanile (ma anche, in senso lato, umana) ai nostri giorni, mostrando come la Psicoanalisi, ancora oggi, può rivelarsi il migliore strumento per la cura del disagio psichico poiché “può aiutare con la forza di un patrimonio secolare di conoscenza e di saggezza, con una pratica convalidata di ascolto partecipato nello scambio di pensieri e di affetti.” Quanto al mercato delle psicoterapie, Silvia Vegetti Finzi ricorda l’osservazione che Freud dedica agli analisti del suo tempo, preoccupati per la durata e il costo del trattamento: ” …se si contrappone l’incremento della capacità di fare e di guadagnare ottenuto al termine di una cura analitica portata a buon fine, si può dire che i malati hanno fatto un buon affare. Nella vita non c’è nulla di più dispendioso della malattia e della stupidità.” (Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi. Inizio del trattamento, 1913, OSF 7, p.343).

Ancora su Il Corriere della Sera, ancora l’8 luglio, nelle pagine questa volta dell’Inserto Salute, un ricordo molto ben articolato e documentato, a firma di Danilo Di Diodoro, dello psicoanalista della SPI Giovanni Carlo Zapparoli: “Lo psicoanalista che per primo volle ascoltare «i matti veri»”.

L’articolo riguarda la pubblicazione del volume “Il Centro di psicologia clinica di Giancarlo Zapparoli e la saggezza clinica”, per le edizioni Dialogos, ma documenta sapientemente la personalità e lo sviluppo dell’interesse di Zapparoli per il mondo della psicosi.

In tempi di retrocessione culturale sul modello della cosiddetta “integrazione funzionale” dei pazienti psicotici, e di assalto, come sottolineava Silvia Vegetti Finzi dall’Inserto Lettura, di improvvisati psicoterapeuti per la cura delle malattie dell’anima, rincuora il rinnovato interesse per la Psicoanalisi testimoniato da questo storico giornale.

Il 14 luglio, dalle pagine de L’Unità, è Nicoletta Polla-Mattiot, con l’articolo Il silenzio, lasciamolo parlare, a dar conto di un altro convegno, quello tradizionalmente organizzato a luglio dall’analista della SPI Alberto Schön a Lavarone, che quest’anno ha affrontato per “Le frontiere della psicoanalisi” il tema de “Il silenzio”.

Il 19 luglio, Cesare Peccarisi, da Il Corriere della Sera, afferma perentorio che “La psicoanalisi cambia davvero il cervello”: “A distanza di quasi un secolo dalla sua morte arriva la prova sperimentale di ciò che Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, aveva intuito senza mai poterlo dimostrare perché gli mancarono i mezzi tecnici per farlo: l’attività psichica inconscia plasma le strutture del cervello e le fa cambiare. Al 101° Congresso dell’American Psychoanalytic Association di Chicago uno studio dei ricercatori dell’Università del Michigan diretti da Howard Shevrin ha scoperto che l’attività elettrica cerebrale, specchio della conformazione dei neuroni, si modifica soltanto a seguito di stimolazioni conflittuali subliminali, cioè di stimoli che vanno ad agire sul nostro inconscio”.

Su Libero News, il 26 luglio, lo psicoanalista della SPI Francesco Conrotto riflette sull’effetto della crisi sulla psicoanalisi, riflessione che conferma un dato emergente nei Dossier da me curati sulla Rassegna Stampa fin dai tempi della Commissione Rapporti con la Stampa, insediata nel 2001 con la Presidenza Chianese. Il dato concerne la ‘fame di pensiero’ che si evinceva a mio parere negli articoli presi in esame. Infatti, dice Conrotto, sebbene si sia registrato negli ultimi tre anni un calo di pazienti di circa il 20%, paradossalmente, al contrario, aumenta il numero di persone che fanno domanda di formazione psicoanalitica alla Società Psicoanalitica Italiana: circa 5 persone in più all’anno, negli ultimi tre anni, fanno domanda presso la SPI, che accoglie circa 60 domande di training all’anno.

Il 10 agosto, dalle pagine de Il Tempo, Lidia Lombardi, in occasione della pubblicazione del libro “Lettere da Roma”, ci porta in vacanza a Roma con il dottor Freud, e ricorda la nascita del “Giardino Freud” a Roma nel 2011, fortemente voluto dalla Società Psicoanalitica Italiana in vicinanza della storica sede della SPI oltre che dei due Centri di Psicoanalisi Romani di via Panama.

Il 13 agosto, Francesco Pacifico, nelle pagine culturali de La Repubblica, presenta con accuratezza l’autofiction di Alison Bechdel che utilizza, nel suo ultimo romanzo a fumetti Are you my mother?, lunghi brani di opere di psicoanalisti celebri (in particolare Donald Winnicott) per esplorare il continente misterioso di una madre poco adeguata senza dare, di questo dolorosissimo fatto, la colpa a nessuno.

L’articolo di Pacifico del libro della Bechdel mette in luce l’equilibrio, ne sottolinea l’aspetto freudiano, ne fa intuire il dolore di cui si narra.

Di Luce Irigaray [e de] i sentimenti come linfa, dice il 28 agosto Luciana Sica (vincitrice quest’anno del premio della SPI Cesare Musatti), con la consueta verve un po’ irriverente.

Irigaray, autrice di libri famosi e molto dibattuti, mostra nell’intervista come “Siamo ben lontani da una pratica adeguata della nostra vita relazionale e spesso ci comportiamo in modo peggiore degli animali…; quanto i sentimenti hanno bisogno di riservatezza, di segretezza, l’intimità esclude la dimensione pubblica; come non ci siamo abbastanza preoccupati di coltivare la vita, anzitutto la nostra vita umana, a cominciare dalla linfa che l’alimenta, che le permette di crescere e di fiorire, risultante da un’energia al contempo naturale e spirituale che si acquista mediante la coltivazione consapevole del respiro”. Pensieri quanto mai – ahimé – ‘eccentrici’ in un momento storico di particolare sciatteria etica e morale e di smodato esibizionismo narcisistico….

In tale area il 30 agosto, con l’abituale intelligenza sorridente, interviene da La Stampa Stefano Bolognini (attuale Presidente della SPI e prossimo Presidente dell’International Psychoanalytical Association) rispondendo a Stefano Rizzato che lo interpella su come la Società Psicoanalisi italiana affronti i cambiamenti sociali e cerchi le risposte alla crisi. Dice Bolognini: “«c’è una fascia di persone, anche motivate ad andare a fondo dei loro problemi, che ora faticano a fare le tre o quattro sedute settimanali tipiche dell’analisi tradizionale. Sempre più spesso lo psicologo deve concordare l’onorario e rivedere la terapia per venire incontro alle esigenze del paziente». È la spending review applicata allo spirito. L’ennesimo taglio dato ai consumi meno strettamente necessari. «C’è chi sta provando approcci più mirati – spiega ancora Bolognini – ma la verità è che si fa quel che si può: si cerca di sopperire al meglio alla diminuzione del tempo a disposizione. E si prova anche a porre un freno all’uso indiscriminato di farmaci per controllare l’umore»”. Ma la crisi, prosegue nell’articolo Rizzato, potrebbe « essere l’occasione per un ritorno alle origini – sostiene Giuseppe Pellizzari, che dirige il Centro Milanese di Psicoanalisi – non dimentichiamo che Freud diede origine alla nostra scienza nella Berlino degli Anni 20, in un momento e in un contesto di grandi difficoltà. L’obiettivo era quello: andare incontro ai bisogni della gente. Si può fare anche oggi. A Milano abbiamo diversi consultori gratuiti o a prezzi ridotti, ai quali si può rivolgere chiunque».

Il 9 settembre, nell’inserto bolognese del quotidiano La Repubblica, Stefano Bolognini è intervistato da Valerio Varesi sullo stato di degrado della città. Che, a parere di Bolognini, ha a che fare con il fenomeno da lui definito del “ragazzismo”, quello strizzare un po’ l’occhio a un ‘ragazzo’ innalzato a presenza centrale, coccolato, del quale viene in tal modo esaltato il desiderio di narcisismo onnipotente. Che, mi chiedo, ha in qualche modo a che vedere con il vissuto di impotenza non mentalizzato, connesso alla crisi che incombe sul presente e, in modo anche più pesante, sul futuro?

Come si può vedere, si è trattato di mesi estivi caratterizzati nei media da un interesse attento e colto per la nostra disciplina, interesse confermato nell’area dello SPIWEB Mediateca Audio, dove appaiono le interviste su Rai 3 a Stefano Bolognini nella trasmissione Fahrenheit e ad Alberto Luchetti.

 

 

 

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