Cultura e Società

Inkblot Test, Psychogames e Gossip estremo

10/03/11

A cura di Daniela Scotto di Fasano e Maria Grazia Vassallo.

Febbraio 2011

Nel mese di dicembre dello scorso anno, con Maria Grazia
Vassallo, abbiamo ‘esplorato’ un libro  –
Sigmund Freud. Il leggendario divano svela
tutti i segreti
– uscito in Cortina nel 2010.

Come è possibile verificare andando
su questo sito alla scheda relativa al volume in questione, la pubblicazione è
in linea con il bisogno di gossip estremo
che caratterizza i soggetti della nostra epoca, a loro volta eroi per un giorno
in spettacoli televisivi dove il gioco del guardone non solo è apprezzato ma,
addirittura, premiato!

Dunque, il divano di Freud tratteggiato
in questo libro – un po’ guardone, un po’ spione – risulta, alla fine della
lettura, solo la gola profonda di  un
umile divano.

E
d’altronde, “È ben noto che spesso le biografie di uomini illustri – di coloro
che si stagliano ad altezze irraggiungibili per gli altri umani – quelle
redatte attingendo ai ricordi del maggiordomo o di chi gli lavava la
biancheria, soffrono di una angustia di prospettiva. Sappiamo che ogni discorso
è “posizionato”, e la prospettiva di un divano è notoriamente bassa,
per tacere poi sulle dinamiche di idealizzazione/svalutazione etc. etc. Chissà
se il lacerante conflitto di amore/odio che il divano manifesta in questo libro
per il suo celebre padrone, avrebbe avuto modo di stemperarsi, di venire più
armoniosamente integrato, se il nostro divano avesse avuto notizia della mostra
che gli era stata dedicata in occasione del XIV Congresso della SPI,
intitolata: Il lettino come simbolo della
psicoanalisi
, in cui gli veniva reso il dovuto omaggio, riconoscendone il
ruolo di dispositivo principe, indispensabile strumento evidenziatore della
vita psichica inconscia (potete verificare andando a vedere la mostra sul
lettino
.).” (M.G.
Vassallo, SPI WEB, dicembre 2010)

Qualche tempo dopo, sulle pagine de Il Manifesto, si parla ancora di Sigmund Freud e del suo
divano
in un trafiletto accostato a un interessante articolo di Francesca
Borrelli (5 gennaio 2011), che, riferendosi anche alla scheda citata, curata da
Maria Grazia Vassallo, si interroga sulle domande dell’attuale individuo
sociale, domande che, osserva,  «negli
ultimi decenni sono cambiate: se il rovello della condizione umana nella
modernità ruotava intorno alla contrapposizione tra ciò che è permesso e ciò
che è vietato, la questione cruciale della società postmoderna riguarda la
necessità di mobilitare le proprie risorse personali per farsi imprenditori di
se stessi, e dunque la domanda dell’individuo contemporaneo suona piuttosto
così: ne sarò capace?».

Questioni che evocano le riflessioni di due psicoanalisti
della Società Psicoanalitica Italiana,  Stefano
Bolognini e Alberto Semi.

Di Stefano Bolognini, ricordiamo le riflessioni sulla
necessità di riflettere sulle conseguenze provocate dai rovesciamenti di
vertice che caratterizzano i nostri giorni e concernono questioni molto
importanti come, ad esempio, la violenza, un tempo percepita come una colpa,
oggi invece “sdoganata” dall’essere interpretata come “giusta
affermazione di sé” (L’Unità, 13
agosto 2010).

Di Alberto Semi quelle esposte a Luciana Sica (La Repubblica, 15 settembre 2010) sui
soggetti della contemporaneità, sulle malattie da insuccesso, che ci portano a
vivere le difficoltà come “vergogna”.

Ci si può allora a questo punto chiedere se davvero l’unico
modo di sorridere con la Psicoanalisi sia quello proposto dal volume in
questione, o se, viceversa, non ce ne siano di diversi, spiritosi,
intelligenti, ma disinteressati a esercizi di gossip estremo e fedeli all’esame di realtà.

Ce ne offre un buon esempio A.F. in Flair di febbraio (a pagina 62) scegliendo dal libro ‘scritto’ dal leggendario divano una citazione in  cui l’autore sottolinea come, a proposito
dell’interruzione della propria terapia da parte di Dora, “Freud comunque ammise il suo errore e,
umilmente, in seguito descrisse il caso come un esempio dei problemi del
transfert e del controtransfert.”

Ma A.F., su Flair, va oltre e segnala, con il titolo
Il monopoli della psicoanalisi, che Sigmund
Freud in Gran Bretagna, grazie “all’editore cult The Redstone, debutta in veste pop e  propone un irresistibile
viaggio nell’inconscio che ricorda molto un videoclip con Inkblot Test e Psychogames:
quiz, test e indovinelli per sondare il proprio inconscio con disinvoltura,
magari in compagnia, come in un gioco di società”.

Per concludere, possiamo chiederci due cose.

Innanzi tutto, se ancora, oggi, a più di un secolo dalla sua
nascita, questo tipo di test, quiz e indovinelli non testimonino di quanto
abbiamo profondamente bisogno di pensare di poter conoscere noi stessi da
soli: perché è ancora molto inquietante pensarsi non padroni in casa propria, stranieri
a noi stessi
?

In secondo luogo, se l’irrispettosa distanza dimostrata in
molte occasioni nei confronti della Psicoanalisi non evidenzi la difficoltà odierna,
in epoca di omologazione e conformismo, di tollerare
di non poterci stagliare tutti ad altezze irraggiungibili: come Freud,
come Kafka, Wittgenstein, Socrate  e così
via?

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