Cultura e Società

Ugolini e la fine dei tre capponi – L’Unità on line

29/11/11

 

 

Il 22 novembre Bruno Ugolini dalle pagine de L’Unità on line riprende la bella intervista effettuata da Cinzia Leone al Presidente della Società Psicoanalitica Italiana, e prossimamente, Presidente an-che dell’International Psychoanalytical Association, Stefano Bolognini .

Nel suo articolo – dall’intrigante titolo Lo psicanalista e la fine dei tre capponi – Ugolini coglie l’importanza dell’interazione della psicoanalisi con i mondi della politica, dell’economia e sindacale.
Infatti, nota Ugolini, evocando l’angoscia arcaica e così umana dell’esclusione del bambino dal let-tone e sottolineando il vissuto catastrofico evocato da ogni "escludente altrove" Bolognini mostra in un lampo perché (anche) la finanza sganciata dall’economia può essere fonte di angoscia per noi persone comuni…
Soprattutto, aiuta a vedere dove vanno a radicarsi le fantasie – più comprensibili, in questa luce – connesse all’idea di essere ‘manipolati’ quando esclusi dai giochi del potere che, come nel ‘gioco delle tre carte’, avvengono sulla nostra testa.
Ancor più straordinario appare il riferimento ai tre capponi che, ne I promessi sposi, Renzo Trama-glino porta ad Azzeccagarbugli: con un riferimento ai tre sindacati?, si chiede Ugolini. Sindacati che a suo parere il buon funzionamento del dispositivo di comunità dovrebbe mettere nelle condizioni di "non beccarsi" per evitare pericolose e drammatiche reazioni violente, basti evocare i recenti disordini londinesi o la Parigi delle banlieau.
Non a caso a questo punto Ugolini chiama in causa anche Monti, sottolineando come sarebbe ne-cessario che le forze politiche promuovessero motivazioni unitarie, a loro volta motore di quel so-stegno unitario che fa da spinta e forza al desiderio di ripresa e sviluppo.
Desiderio e ripresa che da molti anni (caduta la forza aggregatrice delle passioni ideologiche e, so-prattutto, ideali, dato il diffuso senso di sciatteria morale) sembrano essersi opacizzati, assoggettati all’impossibilità di sperare. Infatti, come nota Bolognini, l’aumento della visibilità mediatica della politica non è coincisa con la trasparenza; il valore simbolico del lavoro è andato perduto a vantaggio dell’idea che per essere normali ci si deve dis-trarre, andare "via da".
Ma, se la salute mentale coincide con la capacità di amare, lavorare, godere ma anche soffrire, di quale salute mentale si può parlare oggi?
Non a caso, il richiamo conclusivo di Bolognini sottolinea l’importanza, per uscire dalla crisi, di u-scire dalla dimensione dell’illusione per recuperare un’attitudine pragmatica e operativa.
Senza le ‘anestesie’, direi, nelle quali con le ultime gestioni dissennate della cosa pubblica ci siamo protetti, rifugiandoci in una sorta di celebrazione acefala del consumo.

Daniela Scotto di Fasano

Mercoledì 23 novembre 2011

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