Cultura e Società

Disarmare la pulsione di morte. N. Nociforo

3/03/22
Solidarietà all'Ucraina

Anselm KIEFER 2009

DISARMARE LA PULSIONE DI MORTE

A cura di N. Nociforo

Secondo la teoria psicoanalitica di gruppo di Bion (1961) , le dinamiche specifiche di un assunto di base sono una responsabilità di tutto il gruppo, che inconsciamente si mette in una posizione di difesa da <<paure di tipo estremamente primitivo>> (ibidem, p. 172). Il leader di un gruppo in assunto di base, quindi, è scelto di volta in volta dal gruppo in quanto maggiormente rappresentativo del tipo di difesa inconscia che il gruppo stesso si dà (ibidem). Tale teoria ci aiuta a pensare che le dinamiche inconsce di gruppo non possono mai essere viste come responsabilità di una parte, ma sempre come esito di un processo che riguarda il gruppo nella sua interezza. Bion (ibidem, p. 120 e 121), inoltre, riteneva che lo studio delle dinamiche inconsce dei piccoli gruppi potesse essere utilizzato per tentare di comprendere il funzionamento dei gruppi di grandi dimensioni. Ritengo molto utile il vertice di osservazione che ci viene offerto da questa impostazione, in quanto, insieme alle principali opere freudiane (1912-13; 1921; 1929) dedicate allo studio delle manifestazioni dell’inconscio nei gruppi e nella società, apre verso la possibilità di un contributo psicoanalitico alla comprensione dei fenomeni sociali. Ancor più di fronte al presentarsi di una guerra, quando cioè la frammentazione delle parti in conflitto favorisce il prevalere di visioni altrettanto frammentarie e parziali, viziate cioè dallo specifico impedimento a pensare che le determina.

Secondo quanto detto, quindi, potremmo pensare che la responsabilità di una guerra, da un punto di vista inconscio, sia di tutto il gruppo che si difende da una specifica angoscia mettendosi in un assunto di base denominato di attacco<->fuga. Il leader dell’assunto di base di attacco<->fuga, quindi, non è l’unico responsabile della guerra, ma semplicemente il più paranoico di tutti e in quanto tale viene scelto da tutto il gruppo per “governarne” la dinamica inconscia. Sulla base di quanto detto si può pensare, ad esempio, che Hitler non sia stato il creatore solitario del nazismo ma il leader di una dinamica inconscia di tipo persecutorio con delle vittime designate da perseguitare, scelto inconsciamente da tutti gli europei allo scopo di difendersi da angosce specifiche dell’epoca. E’ risaputo, infatti, come svariate forme di persecuzione della popolazione ebraica in Europa siano sempre esistite, fino a raggiungere il loro culmine già all’inizio del novecento in diversi paesi europei e ben prima dell’avvento del nazismo. Qual era, quindi, l’impensabile per gli europei dell’epoca, al punto da arrivare a realizzare l’olocausto più atroce della storia dell’umanità pur di rimanere nell’impensabilità?

Tornando al presente, di fronte alla tragedia di una nuova guerra in Europa, credo si tratti innanzitutto di prendere atto non solo che dalla fine del nazismo le guerre nel mondo sono continuate ad esplodere nelle forme più tragiche, dal Vietnam, fino alla guerra dei Balcani – chiamata in causa proprio da Putin con la pretesa di legittimare il suo intervento in Ucraina – alla Cambogia, al Rwuanda, all’Afghanistan, accusato di esportare terroristi nel mondo e adesso abbandonato al suo destino insieme alle sue donne e, non ultima, alla guerra siriana, che procede ininterrotta da dieci anni, ma che del continuare a proliferare della guerra nel mondo siamo tutti responsabili. Si tratta, quindi, di provare a capire quale sia l’impensabile attuale che manteniamo tale pure a costo di continuare a perpetrare l’orrore.

Un elemento a mio giudizio significativo viene dalla pandemia in corso e chiamerebbe in causa, oltre che la teoria degli assunti di base, quella freudiana relativa ai corpi ed alla relazione eros<->thanatos (Romano R. 2022, comunicazione personale). E cioè: l’angoscia con la quale il mondo occidentale, in particolar modo, ha reagito al diffondersi del contagio virale, la chiusura immediata dei cittadini, l’isolamento, l’inibizione al contatto fisico, la distanza, il mascheramento dei volti, con tutte le sue profonde implicazioni, non sono stati l’espressione di un massiccio impedimento al legame umano ed alla forza erotica che lo promuove e sostiene? Il perpetrarsi talora ingiustificato ed eccessivo di forme piuttosto severe di controllo dello scambio e del contatto, soprattutto tra i bambini, non ha sottratto ai corpi la possibilità di veicolare il contagio umano nella sua componente erotica sana e vitale, capace di legare e contrastare il contagio delle componenti mortifere della relazione? E i corpi, privati della possibilità di uno scambio vitale libero, non hanno vissuto eros come uno scomodo inquilino?

Quanto di tutto questo ha a che vedere con la problematica dei confini che sembra stare dietro la guerra appena scatenatasi in Ucraina? Sembrerebbe molto più di quanto non si possa credere se pensiamo, ad esempio, a quanto trapelato sulla determinazione paranoica con la quale Putin si sia isolato dal mondo in questi anni di pandemia, costringendo i propri ospiti a lunghe quarantene prima che potessero arrivare ad avere qualche contatto con lui[1]. E reciprocamente, l’acuirsi della componente paranoide ed ostile tra esseri umani ha riguardato gran parte della popolazione mondiale, particolarmente quella più ricca ed attrezzata militarmente. Abbiamo vissuto e continuiamo a vivere un isolamento talora imposto dai governi con modalità al limite della violenza coercitiva e della soppressione di diritti fondamentali come quelli al lavoro e come psicoanalisti sappiamo quanto tutto questo sia rischioso per la salute individuale e sociale, anche perché l’altro, nell’assenza e nell’isolamento, diventa persecutorio.

Quanto, quindi, tutto questo aveva già contribuito ad una ridefinizione inconscia dei confini psichici tra esseri umani, vissuti come labili e da difendere a fronte degli altri considerati sempre più come possibili apportatori del male? E se questo delirio collettivo viene poi incarnato da un capo di stato che dispone di armi e di un esercito ai suoi comandi, ecco che allora la questione si sposta su piano tragicamente fattuale. Non intendo addebitare la causa della guerra alla pandemia, anche se forse adesso sembrerà meno scandaloso accostare l’aggressione russa all’Ucraina ai violenti scontri tra bande di ragazzi che si scatenano da qualche anno in qua in diversi paesi occidentali, scontri apparentemente basati su futili motivi e a mio avviso sorretti dallo scatenarsi di un’eccitazione erotica disarticolata e al servizio della pulsione di morte proprio a causa dell’isolamento subìto in questi anni di pandemia. Tutto questo, però, ha contribuito, secondo me, a scatenare la dinamica attacco<->fuga che si perpetra nel mondo da diversi decenni, anche tenuto conto del mancato rispetto, da parte della NATO, dell’<<Impegno che George Bush assunse nel 1991 con Michail Gorbaciov quando lo persuase ad accettare che la Germania unificata facesse parte della NATO>> secondo cui <<L’alleanza non avrebbe esteso la sua presenza militare al di là della vecchia cortina di ferro>> (Cazzola G., Il Riformista, 24 febbraio 2022)[2].

Di fronte a tutto questo, credo che, come psicoanalista, non mi resti che ricordare il grande potere dell’inconscio e delle forze che lo attraversano, confermato, nella storia, dal susseguirsi delle guerre e dei suoi olocausti come espressione del potere distruttivo della pulsione di morte, quando la sua spinta all’avidità ed alla sopraffazione dilaga, diventando capace di rompere i legami erotici inibiti nella meta che favoriscono lo stabilirsi dei legami gruppali in favore della civiltà. Fino a quando non saremo diventati capaci di un’evoluzione psichica che abbia conquistato e rinsaldato fino al proprio patrimonio genetico quello che Freud (1932) definiva incivilimento[3], cioè la capacità di riconoscere ed addomesticare internamente i propri impulsi più selvaggi, credo non potremo che propugnare per legge il divieto globale alla produzione di armi.


[1] Putin oggi è una persona mentalmente stabile?

<<Ho sempre pensato che Putin fosse una persona razionale, a suo modo. Non ha mai preso grossi rischi, in fondo. Era brutale, magari, ma non si è mai buttato in sfide che non potesse vincere. Oggi è diverso. L’invasione sembra un azzardo. E le tre uscite pubbliche questa settimana erano davvero folli>>.

Cosa gli è successo?

<<Non lo so. Sembra ossessionato e pieno di odio (…) Non so di cosa abbia paura (…) Di certo è vissuto isolato per due anni, a causa della pandemia. Chi lo incontrava doveva restare in quarantena per due settimane. Mi chiedo cos’abbia fatto, cos’abbia letto e guardato, per tutto quel tempo, da solo (…)>> (Intervista alla giornalista premio Pulitzer Anne Applebaum sul Corriere della Sera del 25 febbraio 2022).

[2] <<Penso che la comunità internazionale non tenga sufficientemente in considerazione la complessità degli interessi in gioco. Per capire (non vuol dire condividere) la posizione di Putin a me pare sufficiente osservare la carta geografica di quell’area che fu “l’impero del male” (l’Urss e i paesi satelliti). La Nato è un’organizzazione di difesa collettiva, ma dal 1994 al 2004, sono entrate a farne parte come membri effettivi i seguenti paesi: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria>> (ibidem).

[3] <<Da tempi immemorabili l’umanità è soggetta al processo dell’incivilimento (altri, lo so, chiamano più volentieri questo processo: civilizzazione)…Forse questo processo si può paragonare all’addomesticamento di certe specie animali…>> (Freud S., Perché la guerra?, 1932, p. 302)

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