Cultura e Società

Perché la guerra. Recensione allo spettacolo del teatro Comunale di Ferrara di E. Arigoni

28/03/22

Perché la guerra.

Recensione allo spettacolo del teatro Comunale di Ferrara

di E. Arigoni

Nella giornata mondiale del teatro, 27 marzo, la Fondazione del Teatro Comunale di Ferrara ha chiesto al Teatro Off di poter ospitare lo spettacolo con cui viene festeggiata. Il Teatro Off è uno spazio teatrale e culturale punto di riferimento per il teatro di ricerca situato sulle antiche mura della città.

Maria Paiato, sensibile e raffinata interprete di teatro e di cinema, ha portato in scena due testi che, come lei stessa ha raccontato, ha scelto per cercare di ovviare al senso di impotenza che la sopraffà in questo periodo, contribuendo in qualche modo, anche con il suo lavoro di attrice, a promuovere una necessaria riflessione.

I due testi sono il carteggio “Perchè la guerra”  fra  Albert Einstein e Sigmund Freud del 1932 e il racconto di fantascienza di Isaac Asimov “La macchina che vinse la guerra”, del 1961.  I due testi sono stati letti integralmente e magistralmente interpretati di fronte a un folto pubblico di persone di tutte le età – vi era anche qualche bambino – ma soprattutto muto e attentissimo data la tragica attualità del tema della guerra.

Il noto carteggio fra i due scienziati, oltre che rilevante per i suoi contenuti, oggi ci interpella e la sua attualità ci sconcerta  proprio perché è stato scritto quasi un secolo fa, prima del secondo conflitto mondiale. Alla fine della presentazione del testo freudiano la Paiato ha dichiarato tutto il suo smarrimento rispetto al periodo storico che stiamo vivendo e con un profondo e sospirato “Mah!”  ha comunicato un senso di perplessità anche rispetto al testo freudiano, per esempio in relazione alle frasi con cui Freud termina il suo testo come se, rileggendolo dopo 90 anni, le trovasse – oggi – illusorie: “Non si può dirlo, ma forse non è utopistico sperare che l’influsso di due fattori – un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura – ponga fine alle guerre in un prossimo avvenire”.

E’ seguita l’interpretazione del testo di Asimov, in cui si racconta di tre comandanti umani, che si trovano a discutere del ruolo che la potente macchina Multivac ha avuto nella vittoria della lunga ed estenuante guerra appena terminata. Con molta ritrosia e imbarazzo due di loro ammettono di non avere seguito letteralmente le indicazioni sui dati da immettere nella macchina, perchè questa poi fornisse indicazioni certe su come condursi nella guerra e, soprattutto, ciascuno, ad insaputa dell’altro, confessa di non aver seguito letteralmente le indicazioni che la macchina forniva. Il racconto termina poi con l’ammissione del terzo comandante che dichiara che lui a sua volta prendeva le decisioni definitive ignorando il verdetto della macchina e affidandosi alla casualità di una vecchia moneta – una delle poche rimaste prima della trasformazione del denaro in schede perforate – facendo testa o croce.

Il pubblico a questo punto si è lasciato sfuggire, da dietro le mascherine, un sorriso o una timida amara risata…

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

Coreografia come espressione di un pensiero inconscio che incontra l'emozione. A. Cusin

Leggi tutto

Medea. Teatro Greco di Siracusa. Recensione di M. Trivisani

Leggi tutto