Cultura e Società

Podcast di Geografie della Psicoanalisi

20/12/21
L’esperienza della morte nella tradizione occidentale. S. Natoli

ANDREA MANTEGNA CRISTO MORTO, 1475-78

Geografie della Psicoanalisi tenta di tracciare una mappa della psiche basata sulle interconnessioni e interazioni generate da culture anche distanti da quella di provenienza della psicoanalisi trattando temi problematici che trovano diversa espressione nelle varie realtà .

Con questo intento è iniziata una serie di podcast che saranno pubblicati sul web IPA. Il focus di questo primo ciclo è il tema problematico della morte nelle diverse culture e religioni e anche delle modalità di affrontarla nell’evenienza della pandemia.

Autori sono psicoanalisti e studiosi di diverse provenienze geografiche.

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#6 Salvatore NatoliL’esperienza della morte nella tradizione occidentale.

L’esperienza della morte nella tradizione occidentale. S. Natoli
ANDREA MANTEGNA CRISTO MORTO, 1475-78

Le matrici dominanti della concezione occidentale del morire sono quelle della cultura greca, giudaica, cristiana.
Con le relative conseguenze etiche: nel giudaismo, una vita conforme ai precetti del Signore in attesa di un mondo a venire ove regnerà definitivamente la giustizia; nel cristianesimo, vivere il presente come un transito in vista della vita eterna, della plena pax. O anche della dannazione se la vita non sarà conforme ai precetti del Signore.  
Da qui e per secoli la morte è stata vissuta nell’angoscia tra salvezza e dannazione.
Di contro la morte, fin dall’illuminismo greco, è stata considerata come un evento naturale per cui compito degli uomini è quello di realizzarsi al meglio secondo le proprie possibilità.
A fronte di questo è maturata nella modernità anche una dimensione nichilista che tende alla denigrazione della vita ma nel contempo vanno fiorendo culture olistiche ove la morte viene esorcizzata risolvendola nel continuum della natura: lì ove ogni temporanea apparenza dilegua, ma che è anche il grembo di una rinascita infinita.

Salvatore Natoli è un importante filosofo italiano.Ha insegnato Logica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia; Filosofia della Politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano; Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Bari e da ultimo presso la Facoltà di Scienza della Formazione dell’Università di Milano-Bicocca ed Etica sociale presso la Facoltà di Economia Commercio del medesimo Ateneo.Attualmente ha un incarico presso l’Università di Bergamo.Ha ricevuto numerosi premi per alcune sue pubblicazioni filosofiche
Fin dall’inizio oggetto della sua riflessione filosofica è stata la tradizione classica e quella giudaico-cristiana quali matrici della civiltà occidentale.
Molte le sue pubblicazioni negli anni, per citarne solo alcune:
L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Feltrinelli, Milano 1986;e il più recente:
L’animo degli offesi e il contagio del male, Il Saggiatore, Milano 2018 

#5 Furui Hiroaki – Visione giapponese della vita e della morte

Podcast di Geografie della Psicoanalisi
K.Hokusai tra 1826-1833

Con la pandemia del Covid 19 in Giappone, il governo non riuscì a imporre il lockdown, ma chiese alla popolazione di farlo volontariamente. A questo si può collegare la tradizione de sacrifici rituali. Il libro “Morte volontaria in Giappone” (Maurice Pinguet, 1984) , ha fornito lo spunto a Furui Hirohaki per pensare intorno al tema della vita e della morte in Giappone. L’idea di Pinguet di vedere la vitalità nella morte volontaria sembra essere un suggerimento con cui superare l’attuale pandemia. Il podcast riprende due argomenti recenti di cui si è parlato sul tema del salvataggio delle persone: il film “MINAMATA” e la versione cinematografica di Demon Slayer- Kimetsu no Yaiba “Infinity Train”. A differenza del suicidio, la morte volontaria è, per così dire, una storia di rinascita.

Furui Hiroaki è uno psichiatra specializzato in psicoanalisi. Per alcuni decenni si è dedicato alla cura dei pazienti ricoverati, poi 15 anni fa ha aperto la sua clinica in Giappone e ad oggi ha curato oltre 6000 pazienti. Ha compiuto il suo training  negli Stati Uniti e dal 2020  è membro dell’IPA.  I suoi principali studi in psicoanalisi includono: controtransfert nelle situazioni di aggressività in pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo e processi di psicoterapia in pazienti con disturbi di personalità borderline che hanno subito abusi sessuali tra fratelli.

# 4 Mariano Horenstein – Terribile più della stessa morte

DIEGO RIBEIRA, 1948

DIEGO RIBEIRA 1948

La particolare relazione dell’America Latina con la morte implica qualcosa di ancora peggiore: la pratica della scomparsa di persone in connessione con il terrorismo di Stato. La scomparsa dei rituali, che ha raggiunto un’estensione senza precedenti, ulteriormente aggravata in tempi di pandemia, non fa che aumentare l’ansia contemporanea. In questo contesto, il ruolo dell’analista è quello di funzionare meno come archeologi – come Freud immaginava – che come antropologi forensi “.

# 3 Gohar Homayounpour – Blues persiano

SHIRIN NESHAT, UNTITLED(WOMEN OF ALLAH), 1996
SHIRIN NESHAT, UNTITLED (WOMEN OF ALLAH), 1996

In ogni discussione sull’elaborazione della “morte” in Iran, ci si trova inevitabilmente di fronte all’idea, spesso discussa ed esaminata, che gli iraniani soffrano sintomaticamente all’interno di una cultura ossessionata dalla celebrazione della morte, della nostalgia e del lutto. Molti studiosi interdisciplinari negli ultimi decenni hanno esaminato e fornito dati che dimostrano tali tendenze e le loro disastrose conseguenze per gli iraniani. Qui, Gohar Homayounpour tenta di approfondire le varie tavolozze del “Persian Blues”, in nome dell’integrazione e di un continuo riesame delle nostre nozioni comodamente stabilite, tenta di aggiungere un ma , riferendosi ai vari derivati ​​di Eros passi sulla Persepoli di Persia, sognando che questo bu tpotrebbe diventare una possibilità di “collegamento”, un senso di orientamento, ispirazione, fuori da questi aspetti particolarmente distruttivi e malinconici della cultura iraniana, orientandoci verso un viaggio dalla melanconia al lutto.

#2 Rubén Gallo – Morte e morire in Messico

ANA MENDIETA EARTH WORK
ANA MENDIETA EARTH WORK

Rubén Gallo è uno scrittore, autore di Freud in Mexico: Into the Wilds of Psychoanalysis (MIT Press, 2010) e professore alla Princeton University. In questo podcast, esplora il significato della morte in Messico, dalle famose immagini di scheletri gioiosi dipinti da artisti come Diego Rivera, alle manifestazioni politiche e sociali più cupe degli impulsi mortali nella società contemporanea, inclusa la violenza legata alla droga.

#1 Sudhir Kakar – Morte in India

SUBODH GUPTA UFO5
SUBODH GUPTA UFO5

La morte, la sua paura e gli sforzi dell’immaginazione umana per affrontare la paura è un universale che è stato affrontato in modo diverso da civiltà diverse in tempi diversi della storia. Nel moderno Occidente scientifico, patria culturale della psicoanalisi, la morte non è solo la fine del corpo ma di tutta la coscienza. Il suo terrore è una separazione da tutto ciò che conosciamo, amiamo e a cui siamo attaccati. Ma cosa succede quando l’immaginario culturale, come quello della civiltà indiana, vede la morte come una forma di unione tanto quanto è anche un momento di separazione?

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