
Parole chiave:università, leggi razziali, Einstein
I rettori contro le leggi razziali. Un monito che valeva ieri come oggi. Il Foglio 12/7/2025
Lettera al direttore – Nel 2018 i rettori delle università italiane riuniti a San Rossore alla presenza del capo dello stato, chiesero perdono per le “leggi razziali” del 1938. Le leggi del 1938 ebbero una conseguenza devastante per l’università italiana. Intere scuole di pensiero furono da un giorno all’altro azzerate. I matematici a cui Einstein si appoggiò per i calcoli della teoria della relatività, i giovani e brillanti allievi di Fermi, che per solidarietà verso la moglie abbandonò il paese, gli psicologi che misuravano il tempo e gettavano le basi per un dialogo le discipline psicologiche sperimentali e la psicologia del profondo. Medici e scienziati di ogni campo che fecero grandi le università dei paesi in cui trovarono rifugio. Ben cinque premi Nobel sono frutto di una dolorosa migrazione di cui il sistema universitario paga ancora oggi le conseguenze etiche e scientifiche. Tra gli accademici e i giovani studiosi che si salvarono fuggendo in tempo, c’è un gruppo importante che ha contribuito in una grande avventura di resilienza a gettare le basi di due dei più importanti centri di ricerca nel mondo: il Tekhnion di Haifa e la Hebrew University di Gerusalemme. Le università israeliane sono anche un pezzo di storia dolorante italiana di un passato che non passa e di un futuro possibile di convivenza pacifica da costruire, a cui le università israeliane non hanno mai rinunciato. Se non fosse per le implicazioni morali e per le conseguenze, potenzialmente devastanti, verrebbe da ridere amaramente al pensiero che dopo avere atteso 80 anni per ricordare, in una coazione a ripetere di freudiana memoria, a molti siano bastati appena cinque anni per dimenticare.
David Meghnagi
membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, Università Roma Tre