Cultura e Società

La pandemia come occasione per una pausa trasformativa. Huffpost 8/2/22 di D. D’Alessandro

9/02/22
La pandemia come occasione per una pausa trasformativa. Huffpost 8/2/22 D. D’Alessandro intervista L. Ambrosiano

CHARLES RAY, 2012

Parole chiave: lutto, tenerezza, gruppo

Laura Ambrosiano riflette sullo spazio del lutto  tra melanconia, violenza e tenerezza.

di Davide D’Alessandro

HuffingtonPost, 8 febbraio 2022

Il poeta ammirava la bellezza della natura intorno a noi ma non ne traeva gioia. Lo turbava il pensiero che tutta quella bellezza era destinata a perire… (Freud, 1915)

Introduzione: A causa del Coronavirus l’uomo si è dovuto confrontare con la caducità della propria esistenza. Un confronto difficile che può diventare un percorso capace di aprire nuovi orizzonti e fare spazio a nuovi pensieri. Laura Ambrosiano ne parla nel suo ultimo libro ”Nello spazio del Lutto. Melanconia, violenza e tenerezza” e in questa intervista con Davide D’Alessandro (Maria Antoncecchi).

Davide D’Alessandro, saggista

Laura Ambrosiano psicoanalista membro ordinario AFT della Società Psicoanalitica Italiana edellInternational Psychoanalityc Association.

Huffingtonpost,8 febbraio 2022

La pandemia come occasione per una pausa trasformativa

Laura Ambrosiano, psicoanalista freudiana, riflette sullo spazio del lutto tra melanconia, violenza e tenerezza

di Davide D’Alessandro

L’emozione è d’obbligo quando ti trovi davanti pagine dense, colte eppure semplici, frutto di una mente appassionata e lucida. “Nello spazio del lutto. Melanconia, violenza, tenerezza” di Laura Ambrosiano, edito da Mimesis, è il libro necessario dopo due anni di pandemia, di lutti, di melanconia, di violenza, di tenerezza anche, ma è il libro necessario per sempre, in ogni momento della nostra vita, per cercare di comprendere dove siamo, cosa sentiamo, che cosa ci arresta, che cosa ci muove. È il libro che mostra l’inestricabile intreccio vitamorte, tanto da scriverlo sempre così, tutto attaccato, la compenetrazione di pulsione di vita e pulsione di morte attraverso spunti che provengono dalla clinica, dai pazienti che regalano immagini eterne e parole che curano, perché sono le immagini e le parole a dirci dell’universo mondo dentro e fuori di noi. È il libro che esalta l’intersoggettività, che dimostra come l’Io sia da sempre in relazione con l’altro, come la fragilità sia comune, il pensiero della morte presente in ognuno mentre ognuno si adopera per allontanarla, per scansarla, per schiacciarla, penso a Canetti, senza alcuna possibilità di successo, e penso a tanti altri che, grazie alla creatività, alla sublimazione, aprono varchi percorribili.

È il libro dell’elaborazione di ciò che si perde, non solo le persone care, gli oggetti primari, di ciò che siamo chiamati a lasciare, ad abbandonare nei continui percorsi e saliscendi della vita. È il libro che con la vita costringe a misurarsi, a investire e non a disinvestire, pur prendendo in esame il disinvestimento, la melanconia, lo stallo melanconico che ci abita, la violenza che può derivarne. È il libro che analizza la mentalità, la massa, ciò che accade, che ci accade, dentro la famiglia, la cultura, il gruppo. È il libro capace di riflettere sulla sosta, sulla pausa, più o meno imposta.

Scrive Ambrosiano: “La sosta, la tregua, la pausa, può favorire quel passaggio ad altre risorse interne, ad altre comunità fantasma, che consente di diventare sceneggiatori di altre scene e di altri copioni, magari personali e inediti. Per esempio sottrarsi alla costruzione condivisa acriticamente del nemico, che sia il tedesco, l’immigrato, la donna, e restituire fattezze umane a sé stesso e all’altro. Anche la pausa (forzata) legata alla pandemia implica di accettare di percepire la comune umana fragilità, di percepire il nostro bisogno di una pausa trasformativa. Vedremo se questa tragica esperienza ci consentirà di andare aldilà della fretta che passi perché tutto possa tornare come prima, se riusciremo davvero a vivere un momento di sosta in cui rivedere e rimodellare i ritmi, i modi di vita e i fini che ci siamo dati con la inesplicabile mentalità capitalistica occidentale”.

È il libro sulla tenerezza, con una efficace postfazione di Antonello Correale, la tenerezza che è “un protendersi verso l’altro nella sua alterità riconoscendola e gustandola in quanto tale”. E con la tenerezza, lasciandosi avvolgere dalla tenerezza, che l’uomo errante potrà “deporre le identità e le ideologie forti e sature, l’onnipotenza tecnologica in cui si è cullato per molti decenni, magari cogliendone i limiti e le implicazioni distruttive, oltre ai fatti di agio e facilitazione che offre”. Il fattore T è l’elemento unificante, il solo elemento che consente di deporre le armi, le nostre e quelle di chi abbiamo di fronte, quelle armi che troppo spesso agitiamo invano.

Laura Ambrosiano è psicoanalista freudiana e gli studi di Freud permeano il testo, ma la bibliografia è una tavolozza di molteplici colori e di letture fondanti, per suggerire, intorno e oltre a Freud, autori da scoprire, da studiare, poiché lo scavo umano resta infinito e tante sono le idee e le sollecitazioni che servono per portare avanti, con passione, la nostra affascinante impresa.

Vai all’articolo

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

Il desiderio che ama il lutto, Sarantis Thanopulos, Quodlibet (2016)

Leggi tutto

1° Colloquio Italo-spagnolo, relazione di Eugenio Gaburri: Mito ,Passione e Tenerezza

Leggi tutto