Cultura e Società

M.Ammaniti su La Repubblica 14 gennaio 2019: Adultescenti al governo

16/01/19

La Repubblica

14 Gennaio 2019

ADULTESCENTI AL GOVERNO RISCHI E PERICOLI 

di Massimo Ammaniti

 

Introduzione: Gli adulti, dall’identità incerta e immatura che  funzionano e si comportano come adolescenti, costituiscono gli adultescenti. La diffusione di questi atteggiamenti  adolescenziali non solo in famiglia ma anche fra adulti che svolgono ruoli pubblici di responsabilità rappresenta  un rischio potenziale nella società postmoderna. Il prof. Massimo Ammaniti, Neuropsichiatra infantile, Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana, professore onorario dell’Università la Sapienza di Roma,  delinea la drammatica deriva narcisistica della fuga e del fraintendimento dalla responsabilità e dall’etica di governo. (Maria Naccari Carlizzi)

 

14 Gennaio 2019

ADULTESCENTI AL GOVERNO RISCHI E PERICOLI 

di Massimo Ammaniti

la Repubblica

 

Nel mio lavoro psicoanalitico con gli adolescenti, realizzo ogni volta che i particolari e le irrilevanze dei comportamenti giornalieri ed anche dei messaggi online sono molto più rivelatori del loro carattere  rispetto ai discorsi più costruiti ed elaborati, perché mettono in luce il modo implicito di pensare e di porsi verso gli altri. Mi è capitato di pensare che, ugualmente, il messaggio di Salvini comparso sui social, in cui cita una breve frase della canzone  Il Pescatore di Fabrizio De André, sveli il suo atteggiamento e soprattutto l’omissione del significato compassionevole della canzone, per cui la stessa compagna del cantautore è intervenuta invitandolo ad ascoltarla meglio.

E’ diventata ormai un’abitudine diffusa dei politici utilizzare la Rete per trasmettere parole, giudizi ed immagini che tradiscono sensazioni ed emozioni immediate, che saltano la corteccia cerebrale secondo l’insegnamento del famoso neurobiologo LeDoux che lavora negli Stati Uniti. E sono proprio queste comunicazioni più viscerali a suscitare il contagio virale nella rete, provocando risonanze, corti circuiti emotivi, adesioni o rifiuti che si muovono nella sequenza stimolo-risposta che non prevede un vero “processing” razionale.

Questo modo di procedere ricorda inevitabilmente le impulsività e le sventatezze tipiche degli adolescenti che si fanno influenzare dal cervello emotivo attivato dagli ormoni della pubertà.

Nello scenario sociale attuale sta prendendo corpo la figura dell’adultescente, un neologismo che secondo l’Oxford Dictionary designa “ una persona di mezza età, i cui vestiti, interessi ed attività sono tipicamente associati alla cultura giovanile”. Ma cerchiamo di descrivere la figura e la mentalità degli adultescenti. Sono persone condizionate dall’apparire piuttosto che assumere responsabilità personali, alla ricerca continua di approvazioni e di like da parte degli altri che servono ad alimentare il senso grandioso di sé, che copre un’identità immatura.

Ciò che contraddistingue i loro comportamenti quotidiani è il velleitarismo che li spinge a fare dichiarazioni avventate o ad intraprendere azioni e progetti che non hanno le gambe per realizzarsi, perché non sono il frutto di studi e di approfondite analisi per  valutare i pro e/o i contro e soprattutto le conseguenze e i possibili esiti delle proprie decisioni.

E fino a che  questi atteggiamenti adolescenti  rimangono all’interno della famiglia i danni sono relativamente limitati, quantunque siano i figli a dover pagare le maggiori conseguenze di avere  genitori che inseguono il mito del giovanilismo. Ma se poi riguardano politici e uomini che hanno responsabilità pubbliche l’adultescenza diventa un pericolo per la stessa sopravvivenza della comunità sociale, perché crea pericolose illusioni e contagia gli stessi cittadini.

E’ l’onnipotenza al potere, di cui abbiamo avuto tragiche conferme nella storia umana. In Cambogia i Khmer rossi volevano riportare gli abitanti nelle campagne perché le città erano il centro della corruzione e  giustiziavano quanti portavano gli occhiali perché erano gli intellettuali legati a vecchie concezioni.

Per fortuna siamo molto lontani da allora, ma rimane lo stesso pericolo, gli occhiali non si possono abolire, servono a vedere non solo la propria realtà, ma soprattutto quella sociale dei cittadini,  se si hanno responsabilità di governo.

Massimo Ammaniti

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