Eventi

“PROSPETTIVE PSICOANALITICHE MENTE – CORPO” Roma 21-22 novembre 2009

16/01/12

Provo dolore. Cos’è?
Iréne Matthis

Nel suo Progetto per una psicologia scientifica del 1985, Freud ha scritto: “Tutti i dispositivi di natura biologica hanno limiti alla loro efficienza, oltre i quali falliscono. Questo fallimento si manifesta in fenomeni che confinano con il patologico e che possono essere descritti come modelli normali del patologico” (OSF, p.212, corsivo mio). Freud si chiede se vi è “un fenomeno che si possa far coincidere con il fallire di questi dispositivi? [e risponde] Io credo sia il dolore” (ibidem).

L’affascinante domanda sui sistemi biologici, e in particolar modo sui limiti della loro efficacia, ha a che fare con le reazioni normali e patologiche. Il dolore viene indicato da Freud come un fenomeno particolare che fa la sua apparizione davanti a questi limiti. In questo senso viene chiamato un “modello normale del patologico”. Che vuol dire?
Quando abbiamo a che fare con sistemi biologici, dare una risposta non è mai cosa semplice. I sistemi biologici sono elastici, dinamici, porosi e in continuo cambiamento. Il dolore, come tutti gli altri fenomeni emotivi, è parte integrante di questo universo in continuo cambiamento.

Talvolta le emozioni e le reazioni mostrate sono giudicate appartenere a uno stato normale, talvolta a uno stato patologico. La linea di confine tra questi due non è stabile. Varia, da persona a persona e all’interno della stessa persona, in momenti diversi o in circostanze diverse: rappresenta un continuum. In quest’area Freud suggerisce che il dolore sia un caso particolare. Nella speranza di poter illuminare questo caso particolare presenterò prospettive provenienti dalla psicoanalisi, dalla medicina psicosomatica, dalle neuroscienze, dagli studi sul linguaggio e dalla teoria evoluzionistica. Parto da quest’ultima, dalla teoria evoluzionistica, illustrando il modello di un continuum tra normale e patologico, utilizzando un’altra funzione biologica: il pianto.

Perché si piange? Beh, forse perché è andato un granello di sabbia nell’occhio. Quindi versare delle lacrime potrebbe essere un azione efficace (Freud, 1985, p. 297). Vi è qualcosa nell’occhio che non dovrebbe trovarsi lì. E causa dolore e fastidio. Le lacrime lavano via il granello.
 
Scarica l’articolo completo (circa 4 Mbytes)

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

I legami nella contemporaneita’: alterita’ e processi di soggettivazione. Napoli, 16-17/12/2023. Report di S. Lombardi

Leggi tutto

"Il Sé dinamico in Psicoanalisi" CdPR 22/6/2023 Report di C. Pirrongelli

Leggi tutto