
Autore: Deja Nortey Fonte: (rivista Greymatters Journal)
Parole chiave: Epigenetica, Transgenerazionale, Trauma, Violenza.
Il lavoro di Cristiana Pirrongelli introduce una serie di aggiornamenti di SPIWEB su tema del trauma, della trasmissione intergenerazionale e dei modelli epigenetici, ritenendo che tale area di ricerca aiuti a rileggere meglio le classiche dicotomie corpo/mente, fattori psichici interni/fattori esterni, ma anche i processi di trasmissione tra le varie generazioni, secondo un’interazione più complessa e multifattoriale tra corpo, mente, genetica, ambiente e storia umana. (Amedeo Falci)
Nuove evidenze neuroscientifiche sulla trasmissione intergenerazionale del trauma.
di Cristiana Pirrongelli
Già fin dalle prime formulazioni psicoanalitiche freudiane si era posto il problema dell’interazione tra i processi psichici interni ed i fattori storici ed ambientali nel determinismo delle psicopatologie. Freud aveva ipotizzato (1915) che l’inconscio contenesse memorie filogenetiche, come esperienze precoci e passate della vita familiare, le quali avrebbero influenzato la vita futura dell’individuo andando incontro a successive determinazioni esterne, come traumi e frustrazioni sessuali. Un tentativo di soluzione del rapporto tra fattori endogeni ed esogeni venne da Freud affrontato attraverso l’idea che essi agissero secondo un rispettivo equilibrio complementare (1916-17). Le due serie di fattori si sarebbero poste in un bilanciamento reciproco l’una rispetto all’altra: una prevalenza dei fattori intrapsichici avrebbe comportato un minore ruolo ai fattori esterni, e viceversa.
Tuttavia tale modello si basava su una visione semplificata dell’equilibrio tra interno ed esterno, come due realtà nettamente separate ed eterogenee, che si fronteggiavano ma che non interagivano vicendevolmente, rispettando quella logica binaria così fondamentale nella teoresi freudiana: fantasmatico/reale, psiche/corpo, inconscio/conscio, mondo naturale/mondo delle idee. Invero, nel corso di un secolo e più di psicoanalisi, sia dall’allargamento dell’esperienza clinica, sia dell’avanzamento delle conoscenze scientifiche, è cominciato ad apparire più chiaro come le organizzazioni psicopatologiche fossero esito di processi plurifattoriali che andavano ben al di là dell’interazione duale tra interno ed esterno. Si capiva come entrassero in gioco processi che riguardavano non genericamente la psiche ed il mondo esterno, ma le relazioni complesse tra la mente, il corpo — nelle sue regolazioni biologico-molecolari neuroumorali e genetiche — ma anche i vari contesti sociali e culturali.
Tale quadro veniva reso più complicato dall’entrata in scena di psicopatologie legate a forme di trasmissioni transgenerazionali. Del resto anche le concezioni teoriche freudiane sul parricidio da parte dell’orda primitive, e sulla conseguente colpevolezza (1912-13), avevano non solo confermato come nell’inconscio esistessero tracce di un passato storico reale, ma anche come la colpa ed i culti riparativi fossero arrivati sino a noi per mezzo di una trasmissione inconscia attraverso le generazioni. A partire dagli anni ‘90 moltissimi psicoanalisti si sono occupati delle cliniche del transgenerazionale, che hanno acquisito una sempre maggiore rilevanza nella letteratura psicoanalitica. Tuttavia, il tema non poteva esimersi dal porre un fondamentale quesito epistemico: quello che si trasmetterebbe, come si trasmetterebbe attraverso le generazioni e la storia? Si tratta di un elemento immateriale? E se si trattasse di un fantasma, come potrebbe passere di psiche in psiche? Se così fosse, si tratterebbe di ammettere una trasmissione del pensiero, che metterebbe seriamente in crisi quella Weltanschauung scientifica per la sua disciplina a cui Freud si era sempre richiamato (1932). Ecco che la questione rimanda ad un punto molto delicato della psicoanalisi: la mancanza di una teoria esplicativa dei processi di trasmissione.
È dunque dall’epigenetica[1] che hanno cominciato ad essere meglio compresi i modelli più dettagliati dell’interazione tra ambiente esterno e modificazioni trasmissibili dei codici genetici. Mentre una grande mole di studi su animali (Skvortsova K. 2018; Jawaid A. et al, 2018) ha suffragato l’ipotesi di alterazioni epigenetiche trasmissibili intergenerazionalmente in presenza di situazioni traumatiche per l’animale, molto poco, invece, è stato dimostrato in ambito umano in studi neuroscientifici di un certo rilievo (Uwizeye G. et al, 2023; Musanabaganwa C., 2022; Yehuda R. et al., 2016).
Un lavoro recentemente pubblicato su Scientific Reports, un open access journal dell’area editoriale della prestigiosa rivista Nature — “Epigenetic signatures of intergenerational exposure to violence in three generations of Syrian refugees”, di Mulligan et al. — riporta una ricerca su tre generazioni di famiglie siriane esposte ai vari conflitti regionali, a partire dal massacro della città di Hama del 1979 (30.000 morti), sino alla rivolta siriana e ai successivi conflitti armati iniziati nel 2011. Per “esperienza traumatica” lo studio ha considerato “l’essere gravemente picchiati o perseguitati dalle autorità o dalle milizie, vedere una persona ferita o morta, assistere al pestaggio o all’uccisione di qualcuno”. La trasmissione alla seconda e terza generazione è considerata “eredità epigenetica intergenerazionale”, mentre la trasmissione alla quarta generazione e oltre è definita “eredità epigenetica transgenerazionale”, qualora non fossero subentrate altre forme di violenza. Il campione ha preso in esame in tutto 32 famiglie sottoposte a traumi, mentre 16 famiglie, non esposte alla violenza della guerra, hanno funto da controllo; nel complesso lo studio ha coinvolto 148 persone. I campioni di DNA sono stati prelevati a livello buccale per evitare lo stress del prelievo ematico e per altre utili ragioni tecniche (Lowe R. et al. 2013) (tra l’altro le cellule buccali derivano dallo stesso tessuto embrionale del cervello e, pertanto, possono essere utili per studi sull’impatto di fattori di stress psicosociale come la violenza).
Sono stati esaminati tre tipi di esposizione al trauma:
1) diretta, 2) prenatale (l’effetto dello stress materno sul feto), 3) germinale (traumi che possono influenzare le cellule germinali, ossia spermatozoi e ovuli.
La regolazione epigenetica dell’espressione genica può avvenire con diversi meccanismi. Il più frequente è la “metilazione” che consiste nell’aggiunta di un gruppo chimico metilico in punti specifici del DNA [DNAm], attivando o inattivando l’espressione genica. Trentadue siti su 850.000 porzioni di DNA esaminate, hanno mostrato un cambiamento simile in tutte e tre le generazioni di famiglie esposte alla violenza, sia a livello germinale, che prenatale che diretta, facendo ipotizzare l’esistenza di una firma epigenetica comune della violenza in più fasi dello sviluppo. Nel caso di una donna che aveva assistito a violenze negli anni ’80, gli stessi identici tratti persistevano nella figlia e nei nipoti. Nessuna persistente replicazione è comparsa nel campione di controllo.
Questa “firma epigenetica”, però, non ci dice con certezza cosa accadrà e che cosa si manifesterà nell’individuo in quella o anche in successive generazioni. Al momento cioè, non è ancora chiara la portata epigenetica sul fenotipo (l’insieme dei tratti fenomenici, comprese le malattie, osservabili in una persona o in un organismo, frutto della genetica e dell’epigenetica derivante dall’ambiente) (Farsetti et al 2023; Anastasiadi D. 2021; Yehuda et al, 2016).
Il fatto che la direzionalità dei cambiamenti del DNAm sia simile in 32 regioni in tutte e tre le esposizioni, suggerisce che anche l’effetto sull’espressione genica sia simile. Questo studio ha con chiarezza identificato e confermato un’associazione tra accelerazione dell’età epigenetica[2] e esposizione prenatale alla violenza (Ryan, J. et al 2024; Sullivan A. D. W. et al, 2024) confermando che, oltre alle specifiche forme di avversità precoci (scarsità nutrizionale ed esposizione alle tossine), anche l’esposizione all’ansia e alla paura, ma soprattutto a violenza e traumi, possono accelerare l’invecchiamento epigenetico, vale a dire la deviazione tra l’età biologica e quella cronologica.
Numerose evidenze anche in precedenti studi su animali hanno confermato che la variazione del DNAm può essere ciò che media l’impatto dello stress e del trauma materno, nonché rappresentare un indicatore di peggioramento della salute, come il diabete e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari in età adulta. Ad oggi sappiamo che il feto in via di sviluppo è caratterizzato da un’elevata plasticità fenotipica e utilizza le indicazioni ambientali per determinare un fenotipo ottimale per sopravvivere all’ambiente postnatale. Gli effetti dei fattori di stress psicosociale e dei traumi sono trasmessi dalla madre alla prole attraverso cambiamenti cellulari negli assi ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) materni e fetali, e attraverso cambiamenti nel metabolismo dei glucocorticoidi. L’adattamento è un concetto essenziale che ci porta a riflettere sul ruolo dell’epigenetica, sia nel comprendere le differenze individuali nella resilienza psicosociale, sia nei funzionamenti adattativi associati alle diverse situazioni etniche, in differenti luoghi e periodi storici.
Questo studio rappresenta solo un tentativo di analizzare l’impronta biologica del trauma intergenerazionale, ma non si spinge, correttamente, su estensioni “speculative” di trasmissioni traumatiche in generazioni più avanti nel tempo. Tuttavia, la possibilità per tutti, compresi psichiatri e psicoterapeuti, di aver osservato le tracce del trauma in tre generazioni umane, rinsalderebbe l’ipotesi della tenuta di una ereditabile firma epigenetica della violenza. Il che è scientificamente rilevante non solo ai fini della ricerca teorica delle trasmissioni intergenerazionali, ma, ad esempio, per le politiche preventive sanitarie, in quanto permetterebbe agli organismi nazionali ed internazionali di mobilitarsi per la presa in carico delle vittime nei casi di trauma intergenerazionale.
Le questioni biologiche rimangono ancora controverse, e non vi è unanime consenso sul ruolo della metilazione del DNA nella trasmissione intergenerazionale. Ma lo studio multigenerazionale appena presentato, sembra suggerire che la trasmissione epigenetica intergenerazionale del trauma da violenza negli esseri umani sia correlata con modificazioni epigenetiche che si mantengono almeno per tre generazioni.
A differenza delle modificazioni genetiche che alterano la sequenza del DNA, le modifiche epigenetiche possono essere dinamiche e spesso reversibili (Zhang L. et al.2020; Quevedo Y. et al.2022; Kroflin K, Zannas A. S.,2024; Jimenez J. P. 2018; Jones M. et al. 2018), facendo ritornare le cellule al precedente stato di espressione genica. Questo apre il campo a moltissime riflessioni nell’ambito della prevenzione e della cura psicoterapeutica dei traumi intergenerazionali, inducendo a chiederci se quest’ultima possa agire attraverso un cambiamento, promosso dallo scambio relazionale, sulla potenziale reversibilità delle alterazioni epigenetiche, o possa, invece, agire attraverso una più profonda rielaborazione delle perdite e delle ferite che forse non scompaiono mai, ma si traducono in altri eventi psicologici adattivi.
Bibliografia
Anastasiadi, D., Venney, C. J., Bernatchez, L. & Wellenreuther, M. (2021) Epigenetic inheritance and reproductive mode in plants and animals. Trends Ecol Evol. 2021 Dec; 36(12):1124-1140.
Farsetti A., Illi B., Gaetano C. (2023) How epigenetics impacts on human diseases. Eur J Intern Med., 2023 Aug; 114:15-22.
Freud S. (1912-13). Totem e tabù. OSF, VII. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1915). L’inconscio. OSF, VIII. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1916-17). Introduzione alla psicoanalisi. 23. Le vie per la formazione dei sintomi. OSF, VIII. Torino, Boringhieri.
Freud S. (1932). Introduzione alla Psicoanalisi (Nuova serie di lezioni). Lez.35. Una “visione” del mondo. OSF., XI,Torino, Boringhieri
Jawaid A., Roszkowski M., Mansuy I. M. (2018). Transgenerational Epigenetics of Traumatic Stress. Prog Mol Biol Transl Sci. 2018; 158:273-298.
Jimenez J. P. et al (2018). Psychotherapy and Genetic Neuroscience: An Emerging Dialog. Front Genet, 2018 Jul 17:9: 257.
Jones M.J., Moore S.R., Kobor M. S. (2018). Principles and challenges of applying epigenetic epidemiology to psychology. Annual review of psychology. 69, 459-485.
Kroflin K., Zannas A. S. (2024). Epigenetic Regulation in Psychosomatics and Psychotherapy. Am J Psychother. 2024 Sep 30: appipsychotherapy20230061.
Lowe R. et al. (2013). Buccals are likely to be a more informative surrogate tissue than blood for epigenome-wide association studies. Epigenetics 8, 445–454.
Mulligan C.J., Quinn E. B., Dutton C.L, Binder A., Hamadmad M., Nevell L., Panter-Brick C., Dajani R. (2025). Epigenetic signatures of intergenerational exposure to violence in three generations of Syrian refugees. Sci Rep, Feb 27;15:5945. doi:z
Musanabaganwa C., Jansen S., Wani A., Rugamba A., Mutabaruka J. et al (2022). Community engagement in epigenomic and neurocognitive research on post-traumatic stress disorder in Rwandans exposed to the 1994 genocide against the Tutsi: lessons learned. Epigenomics. 2022 Aug;14(15):887-895.
Quevedo Y. et al. (2022). Potential epigenetic mechanisms in psychotherapy: a pilot study on DNA methylation and mentalization change in borderline personality disorder. Front Hum Neurosci. 2022 Sep 12:16:955005.
Ryan J., Zaw Zaw Phyo A., Pacolli Krasniqi S., Carkaxhiu S.I. et al (2024). An epigenome-wide study of a needs-based family intervention for offspring of trauma-exposed mothers in Kosovo. Brain Behav. 2024 Sep;14(9): e70029.
Skvortsova K., Iovino N., Bogdanović O. (2018). Functions and mechanisms of epigenetic inheritance in animals. Nat Rev Mol Cell Biol. 2018 Dec;19(12):774-790.
Uwizeye G., Rutherford J.N., Thayer Z.M. (2023). Associations between duration of first trimester intrauterine exposure to genocide against the Tutsi and health outcomes in adulthood. Am. J. Biol. Anthropol.
Yehuda R. et al. (2016). Holocaust exposure induced intergenerational effects on FKBP5 methylation. Biol. Psychiatry.
Zhang L., Lu Q., Chang C. (2020). Epigenetics in Health and Disease. Adv Exp Med Biol., 2020; 1253:3-55.
[1] Per “epigenetica” si intende una modifica del DNA non ereditata, ma acquisita per cause ambientali. I marcatori epigenetici non alterano le sequenze di DNA, ma possono influenzare il funzionamento dei geni, in particolare la loro espressione. I geni possono essere attivati o disattivati da esperienze esterne influenzando non solo la biologia individuale ma “ipoteticamente”, anche quella trasmessa alle generazioni future.
[2] L’accelerazione epigenetica si riferisce al fenomeno per cui l’età biologica, determinata attraverso marcatori epigenetici come la metilazione del DNA, avanza a un ritmo più rapido rispetto all’età cronologica di una individuo.