Cultura e Società

Pet Therapy

23/12/10

sigmund-freud_cabinet-de-travail-photo.jpg

 

Freud è antesignano per principio, sempre e su più di un fronte, chi ne può dubitare? Anche a proposito della pet terapy, o quantomeno di una sua premessa, come si può dedurre dall’articolo qui citato.
E d’altronde chi più di lui poteva mostrarsi capace di accogliere le forme più ‘animali’ che con noi coabitano, ritenendole preziose
alleate per un soddisfacente equilibrio psichico? Preziose alleate come i cani, che sono spesso i nostri migliori amici e, con Freud, come il suo cane Jofi, anche un po’ ‘collega’.

 

Infatti Jofi fu il suo fedele amico dal 1930 fino al 1937, anno in cui il cane morì.

Jofi vuol dire “bene” e indubbiamente della prossimità di Jofi si giovava. In essa trovava, come scrive in una lettera a Marie Bonaparte del ’36, “nonostante la diversità dello sviluppo organico, il sentimento di intima parentela, di un’incontestabile affinità.”
Spesso, nel carezzare Jofi, mi sono sorpreso, confessava, a canticchiare l’aria dell’amicizia nel Don Giovanni: “Voglio che siamo amici”.

Daniela Scotto di Fasano Silvia Vessella

 

 

da The Wall Street Journal, 21 Dicembre 2010

Accanto al lettino di Freud, una chow chiamata Jofi.

Sigmund Freud non è stato solo il padre della psicoanalisi. Egli fu anche un pioniere della terapia assistita da cani. Nei suoi ultimi anni, la sua chow Jofi spesso sostava nel suo studio durante le sedute. Freud riteneva che Jofi avesse un effetto tranquillizzante, soprattutto sui bambini, e ammetteva che gli era d’aiuto nella valutazione dei pazienti, secondo quanto riporta Stanley Coren, psicologo amante dei cani, nel suo libro del 1997 Cosa sanno i cani?. Quando i pazienti erano calmi Jofi si accucciava abbastanza vicino a loro per essere carezzata, ma si teneva dall’altra lato della stanza in presenza di pazienti ansiosi.
Freud aveva osservato che in presenza di Jofi i pazienti rispondevano con maggiore franchezza e sincerità. E la valutazione di Jofi non era inautentica o falsata. Infatti Freud ebbe a dire: “I cani amano i loro amici e mordono i loro nemici, proprio al contrario degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e devono mescolare amore e odio nelle loro relazioni oggettuali.”
A quei tempi Freud divideva il suo studio a Vienna con la figlia Anna e il cane lupo di lei. Tutti e due i cani prendevano la rincorsa e si mettevano ad abbaiare forte ogniqualvolta suonava il campanello, stando allo psichiatra Roy Ginker, in analisi da Freud nel 1932 durante una borsa di studio.
Riporta il Dr. Ginker che durante la terapia, Jofi era solita stendersi accanto al lettino, e Freud spesso parlava attraverso di lei. Se lei grattava alla porta per uscire, Freud era solito dire: “Jofi non approva quello che lei sta dicendo”. E se lei voleva rientrare, avrebbe detto: “Jofi ha deciso di darle un’altra opportunità”.
Una volta in cui il Dr. Ginker fu colto da una forte emozione, Jofi gli montò sopra e Freud disse: “Vede, Jofi si è così eccitata perché lei è stato in grado di scoprire la sorgente della sua ansia!”
– Melinda Beck
– ( traduzione Maria Grazia Vassallo)

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"Violenza per amore, dramma senza età" il Resto del Carlino, 17/1/23. Intervista a C. Carnevali

Leggi tutto

“Gli spazi domestici e i vissuti degli abitanti dopo la pandemia” di C. Schinaia. Revista Catalana de Psicoanàlisi

Leggi tutto