Cultura e Società

“Les Choses Humaines” di Y. Attal. Recensione di S. Pesce

13/09/21
Bozza automatica 12

Autore: Simona Pesce

Titolo: Les Choses Humaines

(dalla 78° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia)

Dati sul film: regia di Yvan Attal, Francia, 2021, 138’

Genere: Drammatico

Sembra che la 78° edizione della Mostra internazionale del Cinema a Venezia sia composta attorno alle figure del femminile, alle sue molteplici sfumature, ai suoi drammi.

Oltre alle madri, protagoniste della Mostra sono le violenze subite dalle donne.

“Le Choses Humaine” presenta allo spettatore la complessità della sessualità e dello scontro sessuale tra un giovane e agiato uomo francese e una ragazza di famiglia e tradizione ebraica ortodossa.

E’ quindi uno scontro culturale, un confronto tra dogmi? Storia raccontata da Karine Tuil nel suo omonimo romanzo di successo, probabilmente questo aspetto del film di Yvan Attal basterebbe a riempire un’intera pagina di commenti, ma ciò che mi interessa riportare alla luce è quello che il film mantiene sullo sfondo: la storia del conflitto tra i due attori della scena erotica. Scena che come spettatori siamo portati a osservare così dettagliatamente da rischiare di perdere il teatro dentro il quale il dramma si realizza. A voler ingrandire troppo i particolari si perde il fuoco.

Alexandre Farel è l’unico figlio di una coppia di genitori di successo, personaggi pubblici caratterizzati da una forte presenza nella cultura parigina. Appena tornato dalla prestigiosa università americana dove studia, non è accolto da nessuno, lasciato a sé stesso e ai fantasmi del suo passato francese che sembrano caratterizzati da un modo appassionato, a tratti brutale, di vivere il proprio desiderio sessuale. Alexandre va a cena a casa della madre, separata da poco dal padre. Alla cena incontra Mila, figlia diciassettenne del nuovo compagno della madre. Ragazza all’apparenza semplice, Mila è attratta dal nuovo mondo del padre, è spinta a conoscere le nuove possibilità che la vita le offre ma non potrà mai essere veramente esterna alla tradizione ebraica che l’ha creata.

I ragazzi escono insieme, vanno a una festa e Alexandre impone a Mila la sua sessualità. E’ o non è uno stupro? La regia, dopo aver presentato il fatto, porta lo spettatore dentro la mente dei giurati e in ogni momento del film si è portati a chiedersi cosa si debba pensare per arrivare a fare giustizia.

La trama si perde e il film si trasforma in un tribunale che ti porta a identificarti con le ragioni della vittima che ha subito violenza, con i motivi che hanno portato il giovane ad abusare della sua forza, con il tormento del padre di una figlia violata o con l’ammissione di debolezza di una madre democratica della coppia di figli biologici e putativi.

La scena del film è piena di fantasie erotiche, che devono essere concesse alla sessualità adulta, ma è anche riempita da passaggi all’atto che non possono essere indolori e meritano un giudizio.

Tema complesso, delicato che non può mettere tutti in accordo come la realtà sa sempre fare.

Cosa si è perso? La sotterranea ostilità di una figlia che vede la vita del proprio padre cambiata da un potente amore, la violenza di un figlio che attacca proprio quella ragazza che è nel cuore della nuova coppia della madre. Non può essere tralasciata la vita precedente e familiare di queste due vittime che si fronteggiano, accusandosi e distruggendosi con il mezzo più pericoloso che hanno per farlo: il sesso.

Settembre 2021

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