Cultura e Società

Quel che resta del giorno

11/12/13

di  James Ivory, GB-USA, 1993, 134 min       

commento di Gabriella Giustino

Il film è tratto fedelmente dall’omonimo romanzo di Katsuo Ishiguro e si svolge in una dimora aristocratica inglese,  regno idealizzato di perfezione, controllo e assenza di emotività.

Il protagonista Mr. Stevens (uno straordinario Anthony Hopkins) è il primo maggiordomo di Darlington Hall e serve con devozione assoluta e abnegazione il suo padrone. 

Il primo maggiordomo Stevens  ha idealizzato il suo mestiere  e non ha  una vita personale.  E’ identificato con l’oggetto sacrificale ed è vittima dell’idealizzazione dello schiavo elevato a rango di servitore perfetto.  Il controllo sulle emozioni deve essere totale perché egli possa servire perfettamente e in modo totalmente compiacente l’oggetto d’amore (il padrone) che è persino più importante del padre in punto di morte.

Un uomo,  Mr. Stevens che ha sacrificato tutto se stesso, anche le proprie emozioni più intime, al servizio di  Lord Darlington  che, dopo la guerra, sarà ritenuto  un simpatizzante  dell’orrore nazista.

Miss Kenton (una strepitosa Emma Thompson), governante impeccabile al servizio, a sua volta,  del “grande maggiordomo” e segretamente innamorata di lui , gli ha dedicato tutta se stessa  nella speranza di far sì che lui possa rinunciare a quella maschera anemotiva e di falsa convenienza (che si rivelerà invece incorruttibile) .

Miss Kenton fa molti tentativi e a tratti  riesce  ad evocare  in Mr. Stevens minuscole scintille di vitalità emotiva. Egli però ritorna immediatamente al controllo totale di se stesso.

Il mandato è servire, essere il maggiordomo perfetto, madre, padre del suo padrone, totalmente devoto a lui, vivendo dentro di lui e nelle sue aspettative: ignorando, annientando  e reprimendo con forza le proprie autentiche necessità.

 E’ sconcertante come il protagonista riesca ad uccidere  il suo Sé autentico ed emotivo  per compiacere il suo padrone.

La sua corazza difensiva non cede neppure alla fine quando sarebbe libero di scegliere (come metaforicamente è rappresentato dal colombo che rimane imprigionato in casa nella scena finale del film).

Quando Miss Kenton lo raggiunge nel suo ritiro segreto dei sentimenti (per strappargli di mano un romanzo d’amore) il Vero Sé di Mister Stevens è lì, segregato e protetto,  ma non riesce ad emergere.

Non so se esiste una metafora cinematografica e letteraria altrettanto efficace nell’aiutarci a capire la dinamica del Vero Sé e del Falso Sé (così come lo ha concettualizzato Winnicott).

In “Sviluppo affettivo e ambiente” l’autore scrive: “L’esempio migliore che posso citare è quello di una donna di mezza età che parlava del suo Sé –custode …mi fu facile (in quel caso) capire la natura difensiva del Falso Sé…esso si costituisce come reale e chi osserva tende a prenderlo per la persona reale ed è rappresentato da tutta l’organizzazione dell’atteggiamento sociale educato….ma il Falso Sé comincia a traballare nei rapporti profondi…il Vero Sé è nascosto…è riconosciuto come potenziale e gli è permessa una vita segreta. …il Falso Sé ha  successo nella sua funzione e le esperienze reattive sono messe in rapporto con l’ambiente sulla base di compiacenza…si può facilmente osservare che talora questa difesa del Falso Sé può formare la base di un certo tipo di sublimazione…quando  queste persone non sono apprezzate per quello che fanno si sentono smarrite e non esistenti.”

Nel capolavoro cinematografico di  Ivory  è  messo in scena dunque il terrore che la creatività venga distrutta dalle emozioni ed il Falso Sé compiacente e servile funge da  corazza per nascondere il Vero Sé.

“Ero troppo occupato a servire….per  capire quei discorsi”…

questa è la frase finale del film pronunciata dal protagonista in risposta a chi gli chiede di raccontare la testimonianza di quegli incontri “scomodi” che avvenivano nella residenza del Lord inglese collaborazionista dei nazisti.  Mr Steven sceglie di non vedere e non sentire, nega anche le proprie normali e sane percezioni per non incorrere in un conflitto col padrone.

Deve proteggere un Sé nascosto e segreto mentre la maschera di schiavo irreprensibile prosegue il suo cammino compiacente.

Dicembre 2013

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