
Parola chiave: relazioni perverse, violenza, cinema e psicoanalisi, 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Autore: Mirella Montemurro
Titolo: “La Gioia”
Dati sul film: regia di Nicolangelo Gelormini, Italia, 2025,108’
Genere: drammatico
“La Gioia” di Gelormini è un noir dell’anima, liberamente ispirato al caso di Gloria Rosboch, e racconta con intensità poetica l’incontro tragico tra due solitudini: lei, insegnante sospesa nel tempo, intrappolata in un’esistenza immobile al fianco dei genitori; lui, adolescente lacerato e ferito nell’infanzia, manipolato da una madre seduttiva e perversa. Alessio, di notte si prostituisce e di giorno torna a scuola come se vivesse due vite parallele, inseguito da un bisogno estenuato di riscatto attraverso il denaro, sua ultima ancora contro il nulla che lo consuma. Unica pellicola italiana in concorso alle Giornate degli Autori di Venezia 2025, presenta con forza poetica, uno sguardo originale sul dolore e sulla fragilità umana. Il film rifiuta i toni sensazionalistici della cronaca e predilige l’analisi psicologica, restituendo con delicatezza la vulnerabilità di un’anima che anela all’amore e alla salvezza. I protagonisti incarnano archetipi estremi: la purezza ingenua di una donna che non ha mai conosciuto l’amore vero; la bellezza consumata di un giovane in bilico tra autodistruzione e desiderio di essere visto, amato, riconosciuto. Il loro legame, tanto proibito quanto fragile, è una detonazione emotiva, un bacio sospeso tra sogno e abisso, un incontro tra due mondi che sfidano le leggi dell’umano. Gelormini dirige con mano ferma e silenziosa, costruendo un paesaggio morale in cui l’innocenza viene corrotta, le intenzioni buone si contorcono e il desiderio di fiorire diventa soglia di un baratro, artigliando lo spettatore e sospendendolo tra poesia e orrore.
Il film esplora con intensità la loro relazione ambigua: lei dolce e sensibile, come un’eroina fuori tempo, lui affamato di affetto e denaro, incapace di riconoscere la tenerezza, inconsapevole e angosciato, «sto da Dio», risponde a un professore che indaga sulla sua condizione interiore. Il desiderio di Alessio non è solo materiale, ma nasce dal vuoto e dall’impotenza infantile: Sandra Filippini, nel suo libro Relazioni perverse (2005, p. 98), scrive: «Molto spesso il comportamento del perverso relazionale si è formato intorno a un vuoto o a una mancanza vissuta durante l’infanzia in seguito a relazioni con genitori che hanno maltrattato o trascurato il figlio, o che non sono stati capaci di lasciarsi usare per i bisogni di crescita del bambino e hanno scavato in lui un senso di vuoto e di impotenza difficile da colmare. Penso infatti che l’impunità, cioè il poter fare del male ad altri senza doverne subire conseguenze negative, rappresenti, per un bambino maltrattato, il segno sicuro della forza e della virilità». Alessio appare così come una povera vittima, imprigionata in un destino che confonde bisogno di amore e ricerca di potere. Egli vede in Gioia un rifugio e al tempo stesso un’opportunità strumentale per estorcere denaro; quando lei lo incalza con delicatezza chiedendogli «E tu che cosa ci metti dentro questo nulla?», nasce un dialogo sull’essere e sul senso, sfiorando una fragile costruzione affettiva prima che tutto precipiti.
La critica sottolinea la fluidità ambigua di Saul Nanni nel ruolo di Alessio, la trasformazione dimessa di Valeria Golino, sospesa tra devozione e illusione, e la madre interpretata da Jasmine Trinca come contraltare fatale e spregiudicato. Il film, più diretto rispetto a “Fortuna”, mantiene una tensione psicologica costante, alimentata dal montaggio sonoro e dalla colonna musicale di Tóti Guðnason, che accompagna l’orrore nella dimensione mentale dei personaggi come un brivido che si eleva fino al silenzio. Il regista esplora mostri e angeli, fragilità e purezza, senza cadere nel patetico, suggerendo un’opera sospesa fra orrore e poesia. In definitiva, “La Gioia” racconta con limpida crudezza un vuoto emotivo che diventa fossa dell’anima, un rapporto estremo che rivela la ferita originaria e la ricerca di identità tra manipolazione, tenerezza contaminata e distruttività interiore: un film che, come una favola oscura, lascia il senso sospeso nell’angoscia e nel silenzio.
Bibliografia
Filippini, S. (2005). Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia. Franco Angeli, Milano.