Cultura e Società

Pasolini non è mai stato così splendidamente inattuale. Huffpost, 24/10/2022 di D. D’Alessandro

27/10/22

Parole chiave: Pasolini, corpo, potere, storia

Pasolini non è mai stato così splendidamente inattuale. Huffpost, 24/10/2022 di D. D’Alessandro

Huffpost,24ottobre 2022

Introduzione: Davide D’Alessandro, nel centenario della nascita di Pasolini, commenta l’ultimo libro del  filosofo Giacomo Marramao   “Pasolini inattuale. Corpo, potere e tempo” dedicato al grande poeta, romanziere e regista che attraverso le sue opere ha lasciato un segno indelebile nella cultura italiana. (Maria Antoncecchi)

Davide D’Alessandro, saggista

Huffpost,24ottobre 2022

Pasolini non è mai stato così splendidamente inattuale

Il filosofo Giacomo Marramao dedica allo scrittore “corsaro” un denso volumetto fuori dai pregiudizi e guardando oltre la barriera di cristallo dei conformismi

di Davide D’Alessandro

Qualche mese fa chiesi a Giacomo Marramao di partecipare a un libro che stavo curando su Pier Paolo Pasolini. Mi rispose che ne avrebbe avuto piacere, se non avesse già promesso un suo saggio all’editore Mimesis. Era vero e oggi “usciamo” insieme con due pubblicazioni dedicate allo scrittore “corsaro”. Non posso e non voglio scrivere della mia, posso e voglio scrivere della sua, in attesa di incontrarlo a Udine dove l’Editore celebra il 27, 28 e 29 ottobre il Festival su filosofia e trasformazione digitale.

“Pasolini inattuale. Corpo, potere, tempo”, che il noto filosofo dedica a Laura Betti in memoriam, è un saggio splendido e prezioso che riecheggia una frequentazione assidua, mai strumentale, con il testo pasoliniano, un denso volumetto (90 pagine) fuori dai pregiudizi e guardando oltre la barriera di cristallo dei conformismi.

Diviso in due parti, nella prima affronta il corpus, la lingua del potere, la potenza della lingua, producendo un discorso inedito e imperdibile dell’ultimo Pasolini, tenuto il 6 settembre 1975 al Festival Nazionale dell’Unità, nel parco delle Cascine di Firenze, dove si confrontò in un acceso dibattito con Cesare Luporini. Nella seconda, violenza e redenzione, Marramao si sofferma su potere e corpo, vincolo atemporale, sullo “scandalo” del tempo cristiano, su apocalisse urbana e pietas rustica, su potere e verità. Sono i temi classici del percorso di studio e di scrittura del filosofo calabrese, ma sono anche i temi che hanno segnato la vita e l’opera di Pasolini.

Scrive Marramao: “Vi è un codice segreto che attraversa l’intera opera di Pier Paolo Pasolini nelle sue molteplici forme espressive e di cui solo Salò – o meglio: il binomio Salò/Sade – sembra fornire la chiave d’accesso. Un codice binario formato dai corni di un dilemma, quasi a costituire un insolubile enigma o un Teorema dell’Impossibile: Storia e Potere, il tempo della storia e il non-tempo del potere. Di qui la difficoltà di comprendere il senso tragico di una produzione pluriversale e multiforme, che viene perfettamente a coincidere con una vicenda biografica: con la vita stessa di Pasolini. Nell’opera pasoliniana, infatti, accade talora che le due cifre del codice si divarichino, dando luogo a un ritmo alterno, che assume la forma di un doppio movimento. Da un lato l’eternità del vincolo che stringe il potere e il corpo. Dall’altro il tempo storico, con i suoi scenari e soggetti sempre nuovi, in mutazione perenne. L’eternità del Potere equivale nella formula pasoliniana alla sua irredimibile assenza di storia. Per questa semplice ma decisiva ragione l’anarchia del potere non produce nessuna vettorialità, nessuna cumulatività o ‘freccia del tempo’, ma solo una circolarità senza fine che coinvolge in un unico abbraccio vittime e carnefici. Solo muovendo da questa chiave d’accesso è possibile afferrare la ragione profonda per la quale Salò assurge a metafora del potere”.

Quel potere che, ha scritto Pasolini, “fa praticamente ciò che vuole, poiché nulla è più anarchico del potere”. Quel potere su cui, in sua assenza, abbiamo continuato a meditare, a sfornare libri, senza dimenticare la sua lezione, le sue intuizioni profetiche, la sua disperazione.

Il 2 novembre saranno 47 anni dalla sua morte, mentre viviamo il centenario della sua nascita. Nascita e morte, in Pasolini, sono inestricabilmente legate. I libri, le conferenze, le celebrazioni, i tanti ricordi espressi in questo tempo complesso, servono a dirci che il Novecento è stato attraversato da ideologie squassanti, da passioni feroci, da banalità sconfortanti, da miserie inaudite, da forme contrastanti di vita e di morte, da un uomo inattuale che, partito da Bologna, terminò la sua corsa sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. In mezzo resta una storia di vita e di opera, una storia indagata a fondo, ma senza una verità vera. Una storia grande di scrittura e di immagini, di violenza e di dolcezza, una storia pericolosamente vissuta e tragicamente conclusa.

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