Cultura e Società

E. Borgna, la psichiatria umana e gentile Huffpost 17/3/22 D. D’Alessandro

24/03/22
Eugenio Borgna, la psichiatria umana e gentile Huffpost 17/3/22 D. D’Alessandro

T. PIZZI CANNELLA, 2015

Parole chiave: psichiatria, cura, Borgna, transfert

Eugenio Borgna, la psichiatria umana e gentile Huffpost 17/3/2022 D. D’Alessandro

Nell’ultimo libro, edito da Feltrinelli, il professore teme l’agonia della disciplina e rilancia nuovi luoghi e modi di cura

Huffpost17 marzo 2022

Introduzione: Cosa è andato perduto della psichiatria? Eugenio Borgna  ne parla nel suo libro “L’agonia della psichiatria” e intervistato da Davide D’Alessandro ribadisce, in questo articolo, che il cuore della cura sono  l’ ascolto e la parole che “sanno essere un balsamo per le ferite dell’anima” .  Su questo percorso  la psichiatria può  rinascere e avere un ruolo importante nella comunità.(Maria Antoncecchi

Davide D’Alessandro, saggista

Huffpost 17 marzo 2022

Eugenio Borgna, la psichiatria umana e gentile

Nell’ultimo libro, edito da Feltrinelli, il professore teme l’agonia della disciplina e rilancia nuovi luoghi e modi di cura

di Davide D’Alessandro

Se Dante nel Purgatorio riconosce Forese dalla voce, non potendo vederne il volto, a me capiterebbe di riconoscere un libro di Eugenio Borgna dalla scrittura, pur se mi nascondessero la copertina. 

Fermi tutti. Scrive Borgna. Per me, e per migliaia di lettori italiani, è così. Ogni volta che arriva in libreria l’ultimo perla del professore, la psiche è chiamata a fermarsi, a prendersi un po’ di sano riposo, a mettersi in religioso ascolto. Se le parole sono creature viventi, le sue arrivano al cuore perché dal cuore partono. 

“L’agonia della psichiatria” è un titolo aggressivo e quando me ne parlò, alcuni mesi fa, lo temetti non adeguato alla sua misura e gentilezza, al suo porgere i drammi della vita senza mai rinunciare alla speranza. In realtà, il titolo è appropriato poiché spiega bene che cosa è andato perduto della psichiatria, come dovrebbe essere accostata la sofferenza psichica, alla lezione di quali maestri dovrebbero riferirsi i giovani medici, e nulla manca, nel corpo del testo, del Borgna di sempre, attento a cogliere, tra le pieghe dolorose dell’esistenza, il risvolto luminoso di un cammino sempre possibile altrimenti.

Le immagini, le metafore, le poesie di Montale, i richiami a psichiatri e filosofi che hanno accompagnato la sua formazione e il suo stare al mondo, si muovono tra gentilezza, tenerezza, voce, ascolto, emozioni, parole non scontate nel rapporto a due tra chi cura e chi è curato.

Scrive Borgna: “La cosa più importante è sapere intuire la presenza di idee di suicidio in una persona che le nasconda. Sì, solo se fra chi cura e chi è curato rinasca una climax di fiducia, parola ovvia e banale, e invece rivoluzionaria, l’impossibile diviene possibile; e si può giungere a una confessione che consenta di ricreare un comune cammino di dialogo e di salvezza. Come mi diceva Enrico Morselli, questo grande psichiatra che mi ha preceduto nella direzione del manicomio, se riusciamo a salvare una sola persona dal suicidio, abbiamo dato un senso alla nostra vita”.

Il professore ne ha salvate tante, ma non da solo. Le ha salvate in una comunità di destino, dove anche l’ultimo degli infermieri sa che cos’è il tormento interiore, con quali occhi deve osservare la malattia, con quali gesti deve rispettarla. Continua Borgna: “Luoghi di cura, e modi di cura, si intrecciano gli uni agli altri, ma il cuore della cura è questo ascoltare, questo guardare negli occhi la persona che sta male, questo sorridere e questo piangere, questo dire parole che, intrecciate le une alle altre, sappiano essere balsamo per le ferite dell’anima. Questo ci dicono comunità di cura e comunità di destino, metafore bellissime, che sono nel cuore di ogni psichiatria gentile e umana”.

Nel libro vi sono pagine intense dedicate alla pandemia, alla torsione delle nostre anime, ai cambiamenti, alla solitudine che abbiamo dovuto sopportare, ma anche a una grande scoperta: nessuno si salva da solo, l’altro non è nemico, l’altro è opportunità di incontro, di scambio, di salvezza. I medicinali sono importanti, ma non sono tutto. Le parole che curano, insieme ai medicinali, quando occorrono, sono parole che fanno della psichiatria momento possibile di rinascita. L’ansia, la paura, l’angoscia che negli ultimi due anni hanno pervaso le nostre vite, dalla pandemia alla guerra, sono ferite ancora aperte. Su quelle ferite è necessario che qualcuno si pieghi per ricucirle e, lentamente, tramutarle in segni di nuova vita e non di morte. Borgna l’ha fatto per decenni in corsia. Da tempo lo fa con i libri. Sono libri d’amore e di cura. Del resto, esiste la cura senza amore?

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