La Ricerca

“Transgenere” AeP-Adolescenza e Psicoanalisi. Recensione di D. Biondo

3/10/19

TRANSGENERE (AeP – Adolescenza e Psicoanalisi, anno XIV, n.1, Edizioni Magi, 2019)

Recensione a cura di Daniele Biondo

Il numero monotematico Transgenere della Rivista AeP-Adolescenza e Psicoanalisi propone un’ utile  prospettiva evolutiva del tema. In particolare i lavori di Domenico Di Ceglie e Franco D’Alberton pongono l’accento sulla “salute sessuale” degli adolescenti e sul loro diritto di accedere ad adeguati servizi e trattamenti sanitari che sostengano e accompagnino la difficile transizione identitaria. Affrontare la questione in termini evolutivi e di disagio emotivo permette di superare vecchi stereotipi e moderni stigmi sociali che spingevano i clinici fino a pochi anni fa, come puntualmente ricorda D’Alberton, a classificare tale problematica in termini di malattia mentale, affibbiandole pregiudizialmente una diagnosi psicopatologica che andava dal “Disturbo da identità di genere” alla “Disforia di genere”. Già nel 1983 Arnaldo Novelletto, nel suo scritto Mostruosità, Contaminazione, Metamorfosi, simpatizzava con l’adolescente che accettava la sfida della metamorfosi verso sviluppi atipici, rivendicando la capacità dell’adolescente: “di far sopravvivere la propria identità al di là della vicenda insormontabile nella quale si è trovato coinvolto” (Novelletto, 1983, p. 18).

Nel contributo di Domenico di Ceglie che apre il volume viene ampiamente raccontato il lavoro con bambini e adolescenti che hanno forti dubbi sul loro genere. L’Autore usa la bella metafora del passaggio tra Scilla e Cariddi: la Scilla della loro attribuzione ad aspetti mentali trascurando la realtà del corpo e la Cariddi del concentrarsi sulla realtà biologica trascurando l’influenza degli aspetti emotivi. A suo parere qualunque scelta in questo percorso comporta pericoli, compromessi e costi emotivi da pagare sia per i diretti interessati che per i professionisti coinvolti in questo complesso lavoro. Un lavoro in cui viene chiesto di lasciare da parte valutazioni, giudizi e pregiudizi, di sostenere dubbi e incertezze in un attento ascolto di quanto si sviluppa nella relazione con il singolo adolescente che si rivolge ad un professionista. La difficoltà di attenersi ad una scelta astinente di ascolto, rispettoso e privo di preconcetti, spinge molti contesti clinici ad adottare atteggiamenti da crociata che spingono verso soluzioni rapide e attive. Come se non si possa concedere agli adolescenti tutto il tempo e lo spazio di cui hanno bisogno per elaborare tale difficile trasformazione;  come se la furia ideologica di dare un’immediata risposta al bisogno dell’adolescente (ma anche dei suoi adulti di riferimento, nonché degli altri clinici che li prendono in carico)  di trovare risposte concrete, spenga la possibilità di offrire ai ragazzi spazi, servizi ed esperienze transizionali, in cui potersi sperimentare psichicamente per traghettarsi verso la possibilità di realizzare una scelta di genere consapevole e coerente. Assistiamo, infatti, con preoccupazione ad una certa radicalizzazione del dibattito su questo tema. A fronte del rischio di marginalizzazione e di stigmatizzazione dell’adolescente transgenere, oggettivamente ancora molto forte nella nostra società,  non si dovrebbe sottovalutare il rischio opposto di ideologizzare il problema, di estremizzare i termini della questione, perdendo così di vista la storia specifica di ogni adolescente, la complessità e la ricchezza di cui ognuno di loro è portatore, nonché la possibilità che in alcuni casi ci siano aspetti problematici inerenti lo sviluppo pulsionale. “Falle nella costituzione della realtà psichica”, come le definisce Amalia Giuffrida nel suo bel contributo al volume, esiti traumatici o meccanismi difensivi che richiedono una presa in carico terapeutica. Giustamente la Giuffrida invita ad adottare uno stile relazionale “debole e aperto”, esortando a fare il lutto nei confronti delle sicurezze che emanano le teorie, per accedere alla capacità negativa descritta da Bion nella quale lei, insieme a Di Ceglie, individua una possibilità di cura nei confronti di questi giovani “lasciandosi attraversare dal dubbio e dal mistero” e dal proprio sessuale infantile.  L’approccio A.R.P.Ad. (Associazione Romana di Psicoterapia dell’Adolescenza e del Giovane Adulto) alla psicoanalisi dell’adolescenza offre una prospettiva preziosa in questo campo: non a caso esso ha enfatizzato l’importanza di offrire agli adolescenti un’esperienza di cura caratterizzata in termini transizionali (sia di esperienze transizionali che di spazi transizionali) al fine di aiutarli a scoprire il proprio Vero Sé, quello autentico creato/trovato che solo il processo adolescens promuove. “Se abbiamo un posto dove mettere ciò che troviamo”, afferma Winnicott nel suo illuminante scritto La sede dell’esperienza culturale (1967, p.158), la transizione di genere può essere realizzata senza estremizzare la crisi, trovando una propria personale soluzione fra l’eredità biologica e la creazione identitaria, fra la propria natura sessuale e la cultura identitaria intima del proprio vero Sè. Nell’ambito di queste dinamiche, risulta illuminante il contributo di Vittorio Lingiardi e Nicola Nardelli inserito nel volume, che fa chiarezza sulle diverse forme di confusione di genere, aiutando il lettore a superare alcuni stereotipi di genere e a comprendere quello che Lingiardi definisce stress ezio(pato)genetico, che porta l’adolescente ad interrogarsi sulle cause del proprio orientamento sessuale. In particolare Lingiardi e Nardelli affrontano l’attuale questione delle discriminazioni che devono affrontare gli adolescenti non conformi all’interno della scuola. L’ambiente scolastico rappresenta per i due Autori un chiaro esempio di come lo stress di genere possa incidere negativamente sui percorsi di sviluppo, poiché attiva il cosiddetto “bullismo omofobico”. Il poter usufruire di un adeguato sostegno psicoterapico diventa in questi casi ancor più urgente.

La relazione analitica permette all’adolescente l’esplorazione dei nuovi confini identitari promossi dal processo adolescens e l’appropriazione del proprio corpo sessuato attraverso la libera fluttuazione tra il dentro e il fuori, l’oggetto e il soggetto, la natura e la cultura, l’Io e gli altri, l’illusione e la delusione, l’estraneità (inteso come sentirsi diverso) e la coerenza (inteso come sentimento soggettivante). La trasgressione della differenza di genere è sostenuta dai fantasmi di auto-generazione e di realizzazioni incestuose (Kaes, 2012, p. 96), che se non adeguatamente elaborati possono sfociare in personalità narcisistiche o simbiotiche.  Ma nello stesso tempo tale trasgressione è funzionale al compito irrinunciabile di diventare se stessi in modo autentico ed inedito. Come ricorda Novelletto (2003) con il termine “identità” s’intende quel processo che assicura “l’autenticità del Sé” (ibid., p.175); quando la scelta identitaria non è conforme al sesso biologico “ha comunque un effetto strutturante e soggettivante” (ibid., p. 176). E’ proprio in quest’area transizionale che Angelo Bonaminio, nel suo contributo clinico in questo volume, inserisce la funzione dei dispositivi digitali e dei social network, che possono coadiuvare l’adolescente a svolgere il compito dell’elaborazione di alcuni aspetti del processo pubertario e della costruzione dell’identità sessuale e di genere. Un ulteriore vertice transizionale da cui si può osservare il dispiegarsi del processo identitario adolescenziale è la pratica che il soggetto fa dell’altro e dell’alterità attraverso la relazione con il gruppo dei pari.  In questo volume la tematica del gruppo viene proposta da due diverse prospettive: quella del “gruppo di parola” all’interno di un laboratorio esperienziale e quello del gruppo all’interno di una Casa famiglia.

Considerato le numerose questioni concrete che il transitare da un genere all’altro comporta, è importante affermare anche il diritto degli adolescenti transgenere di essere sostenuti dalla legislazione e dalle diverse amministrazioni dei servizi (sociali, anagrafiche, sanitarie) al fine di difendere concretamente il valore della loro diversità. Il dialogo fra psicoanalisi dell’adolescenza e sistema giustizia proposta dall’articolo di Sofia Massia, neuropsichiatra infantile,  e Alessandra Aragno, magistrato, affronta proprio tale questione, fornendoci il giusto equilibrio fra le istanze del diritto, che deve essere in grado normativamente di garantire il giusto rispetto delle richieste degli adolescenti determinati a cambiare genere, e i mezzi di protezione e di tutelafinalizzati a preservare la libertà e la dignità della persona umana che vuole transitare da un’identità di genere all’altra,  tra le istanze dei clinici chiamati ad accompagnare tale processo,  che hanno bisogno di tempo per comprendere la molteplicità dei fattori medici e psicologici in campo, e le istanze specifiche presentate da ogni singolo adolescente coinvolto in questa migrazione. Ciò per testimoniare come anche in campo giuridico sia importante difendere la capacità dell’attesa e la necessità dell’ascolto di tutte le componenti in campo, per garantirsi la possibilità di problematizzare e di pensare prima di agire, per poter affrontare la complessità insita nell’esplorazione di ogni “salto” fra il corpo e la mente.

Il volume offre un ultimo prezioso contributo: considerata la complessità della questione che ha dato inevitabilmente vita ad una florida letteratura scientifica, vengono offerti al lettore significativi esempi di essa, ovviamente senza alcuna pretesa di esaustività, grazie alla rubrica Recensioni, curata da Paola Catarci, con particolare attenzione alle modalità cliniche degli psicoanalisti che lavorano in questo campo.

Bibliografia

Biondo D. (2017). Mondo digitale e dolore evolutivo. Rivista di Psicoanalisi, 1, 235-252.

Kaes R (2012). Il malessere. Roma: Borla, 2013.

Novelletto A. (1983), “Mostruosità, Contaminazione, Metamorfosi”. In Novelletto A. (2009), L’adolescente. Roma: Astrolabio.

Novelletto A. (2003), “Vicissitudini dell’identità sessuale in adolescenza”. In Novelletto A. (2009),L’adolescente. Roma: Astrolabio.

Winnicott D.W.  (1967), “La sede dell’esperienza culturale”. In Winnicott D.W. (1971) Gioco e realtà. Roma: Armando, 1974.

COWAP – Diversità sessuale e di genere. Bruxelles 27/28 settembre 2019

 

 

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

AeP – Adolescenza e Psicoanalisi, "Transgenere"

Leggi tutto

Senato commissione Igiene e Sanità. Audizione di A.M. Nicolò

Leggi tutto