Cultura e Società

“Argentina, 1985” di S. Mitre. Recensione di E. Marchiori

30/08/22
"Argentina, 1985"di S. Mitre. Recensione di E. Marchiori

Autore: Elisabetta Marchiori

Titolo: Argentina, 1985, 79 Mostra del Cinema in Concorso

Dati sul film: regia di Santiago Mitre, Argentina, USA, 2022, 140′

Genere: Storico, Drammatico

Diretto e sceneggiato dal regista quarantenne Santiago Mitre, considerato uno dei più promettenti autori argentini del momento, “Argentina, 1985”, suo quinto lungometraggio, è stato per me uno dei film più coinvolgenti visti in Concorso. 

Il principale protagonista è Julio Strassera (uno straordinario Ricardo Darín), Pubblico Ministero di Buenos Aires che, con il collega Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani) e un team di giovani coraggiosi, osa investigare sui crimini compiuti dalla Junta Militar durante la sanguinosa dittatura che soggiogò l’Argentina dal 1976 al 1983, e metterla sotto processo.

A Strassera e ai suoi collaboratori erano stati concessi pochi mesi per condurre le indagini e la prima parte del film racconta la loro corsa contro il tempo, “tetragoni” alle minacce di morte e incuranti dei rischi che correvano, per raccogliere più di ottocento deposizioni di testimoni oculari e di vittime, a ricordare il tragico destino degli oltre trentamila desaparecidos e a mostrare le devastanti conseguenze psicofisiche – e non solo – riportate dai sopravvissuti. 

Nella seconda parte del film sono le loro storie al centro dell’attenzione, così sconvolgenti e con tale eco mediatica da mettere in discussione le ferree convinzioni anche di chi aveva appoggiato, fino a quel momento, i militari. Il regista lo racconta attraverso la voce della madre di Ocampo, da sempre rigidamente opposta alle idee del figlio, la quale, durante una telefonata, dopo aver assistito al processo, gli riconosce sconvolta che aveva ragione lui. 

“Nunca mas” – mai più – è la frase con cui Strassera chiude la sua arringa in questo processo che ha portato alla condanna all’ergastolo del dittatore Jorge Rafael Videla, aprendo il necessario, ma estremamente difficile, percorso di giustizia ancora in corso.

Il regista è riuscito a creare uno straordinario ritratto del protagonista, mostrandolo come un uomo – non un eroe – la cui determinazione e il cui coraggio nel perseguire la verità e la giustizia sono anteposti a qualsiasi interesse personale e alla sua stessa vita. L’associazione va inevitabilmente ai nostri giudici antimafia, Falcone e Borsellino, che non sono riusciti a ottenerle se non con il loro sacrificio.

La fiducia che Staressera ripone sul suo incredibile staff di giovanissimi avvocati inesperti – tutti i colleghi avevano rifiutato il pericoloso incarico – si può leggere come un invito, quanto mai attuale, a dare alle giovani generazioni lo spazio che loro spetta e che sono capaci di gestire con impegno, convinzione e dedizione. 

Questo processo ha anche aperto la possibilità alle madri di Plaza de Mayo, attraverso i pochi documenti recuperati e l’analisi del DNA, di cercare e ritrovare i propri nipoti, cioè i figli dei propri figli desaparesidos. Questi bambini, molti frutto di stupri perpetrati metodicamente e altri sottratti ai propri genitori, erano stati dati in adozione ai militari allo scopo di creare una nuova generazione educata secondo i principi della dittatura, facendo perdere loro le proprie origini. Si concretizza in questa operazione sistematica la perversione consapevole di far crescere un bambino come figlio degli aguzzini dei genitori biologici, cui è interdetta la la discendenza. In una delle sequenze finali del film le madri di Plaza de Mayo che assistevano al processo, cui era stato chiesto di non indossare il fazzoletto bianco simbolo della loro lotta per non inasprire il clima, possono riannodarselo sulla testa con dignità e orgoglio. 

Questo film ha il pregio di essere estremamente pulito e nitido, girato senza eccessi né enfasi, con performance attoriali tutte calibrate e convincenti, elementi che permettono allo spettatore di esperire autenticamente nel profondo la perdita del limite, insita in ogni dittatura, perdita che espone al terribile pericolo di cadere nell’orrore. Mitre non offre immagini di violenza di repertorio o da fiction, ma si affida interamente al racconto della Storia e alle storie dei protagonisti, lasciando spazio all’immaginazione dello spettatore e stimolando la produzione di pensiero. 

Si tratta di un “film necessario”, come lo hanno definito coralmente, in conferenza stampa, il regista, il produttore e gli attori: è il passato che illumina il presente. 

Settembre 2022

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