Cultura e Società

Tra Mucha e Freud, la “curva della vita”. A cura di Olimpia Sartorelli

7/01/16

Tra Mucha e Freud, la “curva della vita”

Olimpia Sartorelli

Riflessioni a margine della mostra:  Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau, Milano, Palazzo Reale,  10/12/2015 – 20/03/2016. 

A Milano si è aperta in dicembre a Palazzo Reale la mostra: “Alfons Mucha e le atmosfere art noveau”. All’ombra delle più celebri tra le litografie dell’artista ceco, coevo di Freud, vengono raccolti elementi di arredo e oggetti rappresentativi di quell’arte “nuova” intrisa nel quotidiano che tra ‘800 e ‘900 Mucha contribuì a delineare, inaugurando l’estetica di un nuovo millennio.

Ripercorrendo le immagini più celebri dell’artista, in particolare le serie allegoriche: Le Stagioni, Le Età della Vita, Le Arti, I Fiori, Le Ore del giorno, Le Pietre Preziose e Le Stelle, destinate a panelli decorativi ad uso interno, colpisce notare come gli anni di realizzazione siano quasi gli stessi in cui Freud pubblicò gli scritti fondanti il metodo psicoanalitico, dagli Studi sull’Isteria passando per l’Interpretazione dei Sogni fino ai Casi clinici e ai Tre Saggi.

Entrambi cittadini dell’Impero austro-ungarico, nati in Moravia (attuale Repubblica Ceca) a pochi anni di distanza, Mucha e Freud condivisero l’impresa di tracciare, in ambiti diversi, quali l’arte e la psicologia, metodi di rappresentazione e di indagine dei fenomeni umani, efficaci, perché in sintonia con lo spirito del tempo.

Le analogie tra gli elementi costitutivi dell’esperienza estetica evocata dallo “stile Mucha” e i costituenti psicologici dell’esperienza psicoanalitica indicata da Freud non mancano e  possono rivelarsi  significative, al pari delle analogie tematiche comunemente rintracciate tra art noveau e psicoanalisi (sogno e incubo, erotismo e morte, eterno femmineo angelico e fatale). Nell’arte di Mucha l’isomorfismo con la psicoanalisi di Freud sembra estendersi, al di là dei temi, ai modi stessi della rappresentazione artistica e ai suoi effetti sullo spettatore.

Sappiamo che Freud partì dal sogno quale chiave di comprensione dello psichico. O meglio partì da una rappresentazione del sogno che potesse essere dotata di senso, attraverso una riformulazione del contenuto onirico per libere associazioni di immagini, parole, sensazioni, “forme” appunto, che il sognatore – spettatore poteva accostare spontaneamente, nella veglia, al racconto del sogno.

Il libero pensiero associativo divenne la base del lavoro analitico e poteva riuscire nei suoi  effetti ricostruttivo-rappresentatativi, e quindi terapeutici, a condizione che incontrasse “l’attenzione fluttuante” dell’analista; vale a dire la capacità del clinico di non soffermarsi o meglio di non fermare il fluire delle rappresentazioni in corso per coglierne il movimento d’insieme. Solo partendo da un’attenzione uniforme e mobile sulla totalità delle espressioni in divenire del paziente, l’analista poteva poi tornare sui dettagli salienti in una dinamica ciclica continua, dal tutto al particolare e dal particolare al tutto,  potenzialmente interminabile.

Nella costruzione dell’immagine artistica Mucha pare scegliere un cammino analogo.

La predilezione per la linea curva e per il cerchio nel disegnare le numerose figure femminili allegoriche realizzate tra 1896 e 1902, crea immagini fluide, allusive e sfuggenti sulle quali lo sguardo scorre in un continuum, soffermandosi sul dettaglio che sfuma sinuosamente nel successivo. In questo modo un ricciolo si muta in intarsio ornamentale, un fiore si fonde con le anse del corpo, le pieghe delle vesti trasmutano in neve o in polveri astrali. Da un luogo a un altro dell’immagine il senso figurativo scorre e si rinnova continuamente in modo quasi inesauribile, mantenendo un’uniformità d’insieme garantita dal movimento a curve che torna in cerchio su sé stesso.

I soggetti dipinti si avvicinano alla sostanza della psicoanalisi freudiana nell’evocare il libero fluire dell’attenzione uniformemente estesa e del pensiero.  Le figure fluttuano letteralmente di fronte allo sguardo dello spettatore, invitato a spostarsi estesamente da un particolare a un altro.

Non a caso riguardo a Mucha la critica d’arte parla di “movimento sospeso…fonte di immaginazione interiore”(1).

L’immaginazione interiore evoca il pensiero associativo psicoanalitico ed è lo stesso figlio di Mucha a ricordare come i pannelli decorativi del padre  sollecitassero espressamente l’immaginazione dello spettatore. Gli spettatori “attribuivano all’immagine le proprie associazioni di idee e amavano quelle opere che permettevano loro di meditare e di improvvisare su un dato tema” (2).

Per Mucha il significante ritratto pare avesse un legame molto libero con il significato, che spettava all’osservatore trovare secondo la propria sensibilità; al pari del contenuto manifesto del sogno, condivisibile da più sognatori ma per ognuno con un significato (latente)  diverso e del tutto soggettivo.

Sia le immagini destinate alla pubblicità e alle affiches teatrali, che le raffigurazioni dei pannelli decorativi per spazi interni e privati servivano così da “stimolo per la libera immaginazione” (3).

L’immaginare si estende, attraverso il pensiero sul sogno, alla veglia nella condizione di rêverie, il “sognare ad occhi aperti”, lasciandosi guidare dalle forme esteriori – interiori che si susseguono nella mente. Proprio alla  Rêverie sembra dedicata (3) una raffigurazione allegorica di Mucha, divenuta celebre con questo titolo, in cui una donna dallo sguardo assorto e perduto siede immersa tra fiori e steli curvilinei indugiando nello sfogliare un libro. Il senso della raffigurazione sembra più che mai aperto, quasi un interrogativo rivolto a chi guarda perché vi rifletta il proprio immaginare.

Analogamente gli stessi temi scelti da Mucha per le serie allegoriche dei pannelli paiono ampi, in qualche modo universali, tanto da permettere un dispiegarsi infinito di sensibilità e pensiero: Natura (fiori, frutti, pietre), Tempo (stagioni, mesi dell’anno, ore del giorno), Spazio (stelle), Arte (le arti).

L’aspirazione all’universalismo caratterizza l’art nouveau, arte che si propose di investire ogni aspetto della vita umana corrente, come gli oggetti di uso comune e di arredo, e di promuovere più o meno esplicitamente “dal basso”, proprio in virtù della qualità artistica aggiunta al quotidiano, una riflessione su temi esistenziali fondativi quali: il rapporto uomo – natura (Natura, Arte), il trascorre del tempo e le età della vita (Tempo), l’ignoto come avvenire e come inconscio (Spazio), la creatività e la sua funzione (Arte).

Sebbene Freud ci tenesse a precisare che la psicoanalisi non si propone come visone del mondo (4), occupandosi di comprendere lo psichico umano non poteva sottrarsi dal prendere in considerazione gli stessi temi.

Se consideriamo la Natura, Freud nacque neurologo e perseguì lungo tutta la sua attività una ricerca scientifica fondata innanzitutto sull’osservazione dei fenomeni così come si danno “in natura”. Ugualmente Mucha  a proposito del suo lavoro teneva a precisare: “La natura la studio costantemente, non c’è pianta, fiore, briciolo di vita, che non sia pieno di suggestione…” (5).

Anche attualmente l’interesse per la natura come elemento sostanziale e imprescindibile dell’esperienza umana  rimane oggetto di rinnovato interesse per la psicoanalisi contemporanea (6).

Se pensiamo invece al tempo e allo spazio, possiamo rintracciare in essi le due dimensioni che convergono nella costruzione del setting analitico nelle sue specificità concrete e quali limiti intercambiabili dell’esperienza psichica.

Da ultimo l’arte, che Freud in apparenza non pareva considerare (in particolare quella “nuova” del suo tempo) chiama in causa le riflessioni sulla rielaborazione dei vissuti psichici e le trasformazioni delle esperienze affettive e storiografiche individuali, dalla definizione del concetto psicoanalitico di “sublimazione” (7) al reperimento dell’essenziale “funzione estetica” attraverso la quale l’uomo si “appropria” del mondo circostante (8).

Accanto ai temi ricordati è possibile rintracciare in modo meno esplicito in Mucha anche il tema del  “conflitto”, tra mostruoso e sublime, erotismo e distruttivita’.

Più evidente in altri artisti contemporanei a Freud (pensiamo all’arte di Klimt) in Mucha il conflitto è accennato in modo meno marcato, più armonioso ma nell’effetto non meno intenso. Forse proprio la fluidità di linee attraverso la quale il bello muta in orribile, l’attrazione in sgomento, rende l’impasto dei contrari più evocativo e naturale.

Le rappresentazioni di Mucha accolgono in qualche caso straordinarie dissonanze interne, rimandando a un effetto di interdipendenza degli opposti. Pensiamo ad esempio al mostro delle Pietre Preziose, immerso con naturalezza tra bellezze femminili in fiore, che per quanto orribile e al centro della composizione, sfugge spesso al primo sguardo d’insieme sull’immagine. Pensando alla psicoanalisi non è difficile ricordare qui il conflitto pulsionale alla base del funzionamento psichico per Freud e alla sua definitiva teoria delle pulsioni che vede intrecciarsi pulsioni erotiche di vita e pulsioni distruttive di morte.

Entrambi figli del loro tempo e di una stessa “natura”, la Moravia asburgica e l’Europa in precipitosa trasformazione, Mucha e Freud sembrano interrogarsi sui destini dell’uomo moderno, contribuendo a definirne la forma vitale. Se per il filosofo ottocentesco Ravaisson la curva nella rappresentazione artistica permetteva di “acquisire il ritmo interno…con il quale si esprime la vita” (9), Freud e Mucha sembrano inconsapevolmente vicini nel chiedersi senza tregua quale sia la curva della vita, seducente, tortuosa, conchiusa ma infinita. E piena di inesauribile meraviglia.

Note

  1. Bydzovska, K. Srp,Un Delicato Eden, in Mucha e le atmosfere art noveau, catalogo della mostra, 24ore Cultura, Milano 2015.
  2. Mucha, Kankan se svatozari, Obelisk, Praga 1969.
  3. Bydzovska, K. Srp, op.cit.
  4. Freud (1932), Introduzione alla psicoanalisi, nuova serie di lezioni, OSF, 11.
  5. Musée Carnavalet – Histoire de Paris vers 1900, A. Mucha, La boutique du bijoutier Georges Fouquet.
  6. AAVV, Cure per il Creato, Dossier in Spiweb
  7. Pensare con Freud. Laura Ambrosiano, Eugenio Gaburri – Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012 e Sulla sublimazione. Un percorso del destino del desiderio nella teoria e nella cura, Rossella Valdrè, Mimesis (2015)
  8. Come le pietre e gli alberi, Domenico Chianese, Alpes (2015)
  9. Bydzovska, K. Srp, op.cit.

 

Sulla relazione tra psicoanalisi, immagini e immaginare si veda anche  Imaginons. Le visible et l’inconscient, Domenico Chianese e Andreina Fontana, Les Éditions d’Ithaque (2015)

Immagini:
Source gallica.bnf.fr / bibliothèque nationale de France

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La Rose, 1898

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Salon des Cent, 1897

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Rêverie, 1897

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La Topaze, 1900

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La Primevère, 1899

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