Dossier

Umani-Robot: una relazione pericolosa? – Ottobre 2017

11/10/17

(a cura di Silvia Vessella)

Il Sito della Società psicoanalitica italiana prosegue con i suoi dossier nell’analisi dei cambiamenti profondi prodotti dalla cosiddetta globalizzazione, e si occupa  degli aspetti emergenti e problematici della diffusione dell’Intelligenza Artificiale in tutti i campi della vita sociale.

In un precedente dossier:  “Cure per il creato” assumendo un’ottica dichiaratamente ecologica, abbiamo considerato come  anche aspetti spesso trascurati, in quanto  considerati senza valenza psicologica, ( le “cose”) siamo invece determinanti ed entrino a far parte della continuità dell’esperienza psicologica dell’individuo in modo non secondario.

Nell’ ultimo dossier siamo partiti da un tema apparentemente circoscritto  “Maternità surrogata”  rilevandone la centralità nella messa in discussione dell’ottica binaria natura- cultura, maschile- femminile su cui si basa la nostra costruzione sociale. E’ vero, siamo ancora in mezzo al guado ma fermarsi, atteggiamento controcorrente nella società del “fare”, riflettere e analizzare, rischi e distorsioni della società che stiamo preparando per i nostri figli, aiuta a vivere più consapevolmente e con maggiore senso di responsabilità i cambiamenti che stiamo producendo.

Il fatto che, a fronte di una  apparente maggiore libertà individuale e sociale, si respiri una sensazione diffusa di catastrofe e  su una base di insicurezza e paura fatalistica individuale attecchiscano risposte estreme, che portano alla ribalta terrorismo e minacce di guerre, pone nuovi interrogativi.  Siamo veramente nel mondo della continuità dopo aver vissuto in quello della differenza? E in tale contesto come si inserisce la tecnologia?

Il web-mondo, che ha prodotto la globalizzazione, lo sviluppo e la diffusione delle Intelligenze Artificiali sta cambiando il nostro mondo. Quale costruzione del mondo, quale mito ci abiterà? Come cambieranno gli equilibri?

Quali evidenze ci offrono il vissuto,la ricerca e la riflessione intorno a questi aspetti che informano il nostro mondo personale e sociale? Quale lo spazio per la  pensabilità in un mondo sempre connesso? E infine quali disagi psicologici, patologie individuali e sociali osserviamo in concomitanza con tali e tante variazioni?

UMANI E ROBOT: UNA RELAZIONE PERICOLOSA?

Iniziamo così una riflessione sul rapporto tra umani e intelligenze artificiali, cercando di esaminare il tema da più fronti.

Quali sviluppi si possono prevedere con la diffusione di nuove tecnologie? Come rifuggire il rischio di uno squilibrio pernicioso umani-robot, legato ad esempio alla proprietà della ricchezza, in grado di indirizzare la ricerca scientifica ? Come evitare che si metta in soffitta l’ottica ecologica,  rafforzando  una parte rispetto all’altra, determinando così un mondo a due velocità? Come rifuggire il rischio di uno squilibrio sempre maggiore tra ricchi e poveri, tra chi è proprietario delle tecnologie e una popolazione di emarginati ed esclusi, espropriati della dignità della propria capacità lavorativa, disoccupati, costretti a  gareggiare con robot, rincorrendone le funzioni meccaniche.?

Scienze e scienze umane possono essere reciprocamente utili, offrendo riscontri significativi su temi apparentemente eterogenei? Iniziamo questo nostro dialogo interdisciplinare con la neurofisiologia  facendo il punto sulle diverse e pur convergenti vicende della creatività, quella dell’artista e quella dello scienziato. (Fabio Benfenati)

Ci chiediamo anche se, dopo i dubbi sollevati negli stessi scienziati dalle ricerche sul nucleare, la ricerca scientifica possa essere interessata agli aspetti etici. (Gianmarco Veruggio)

Di certo la responsabilità dello scienziato è grande nel programmare un futuro in cui i robot siano orientati a integrare e ampliare le competenze umane non a sostituirle (Alexandra Przegalinska).

Non tutti naturalmente sono convinti di tali scenari catastrofici e si chiedono come far sì che gli esseri umani diventino sempre più dei partecipanti attivi e non passivi di questi profondi cambiamenti? Ludovica Malknecht illustra i punti salienti e le criticità della comunicazione 4.0. L’informazione, penalizzata nelle forme consuete dall’avvento di internet,  quando si propone di dialogare con gli strumenti dell’innovazione (Federico Ferrazza), risulta vincente? Intanto anche l’informazione  televisiva sembra prendere le misure (Carla Cucchiarelli) per dialogare con le nuove forme di comunicazione.

Il confine tra umani e robot sembra assottigliarsi, così il confine tra vero e falso e quello tra reale e virtuale, con un proliferare delle  cosiddette fake news, fonti di  confusione e disillusione. Per questo la capacità di riflessione, analisi e dialogo, capitale squisitamente umano,  deve affinarsi per non essere seconda alla velocità dei fatti  nella loro concretezza ed assertività. E proprio per questo c’è necessità che Cultura, Letteratura e Arte intervengano nella opera di esplorazione e denuncia (Rita Corsa).

Come coglie i cambiamenti e cosa immagina intorno a tali sviluppi del mondo il Cinema?(Giuseppe Ballauri).

Interessante è anche studiare come le nuove  tecnologie trovino applicazione in tantissimi  campi; ci sono robot direttori di orchestra, robot giornalisti, robot del sesso, robot  che vengono utilizzati nelle professioni di aiuto. Qui se ne indagano gli usi disfunzionali, che rischiano di provocare profonde trasformazioni nelle relazioni  tra gli esseri umani. (Roberto Verlato)

Un aspetto rilevante dei cambiamenti attuali è lo stravolgimento del senso del tempo, una contrazione dello spazio per pensare, che ci chiede di essere individui protesici sempre più connessi come una  macchina. Ma cosa farne del colore speciale dato alle cose dall’affettività, di cui tanto si interessa la psicoanalisi per il benessere del singolo, quando la proliferazione dei contatti e delle notizie, le incontrollabili presenze virtuali, lo sfasamento dei ritmi giorno-notte, la rincorsa affannosa per stare al passo accentua la tendenza a cancellare sia memoria individuale  sia la  Storia (Gherardo Ugolini), legandoci più al fare e togliendo così spazio all’ elaborazione dei fatti medesimi.

L’allungamento della vita media intanto, le cancellazioni delle tracce dell’invecchiamento convivono con lo scomparire delle manifestazioni sociali e dei riti legati alla separazione.  In Giappone si costruisce una cabina telefonica da cui poter telefonare ai propri cari scomparsi, oppure Facebook propone  modalità per  continuare a  gestire il proprio profilo dopo la morte. Ormai sembra che la popolazione defunta su fb sia superiore a quella attiva, come annota Giovanni Ziccardi ne “Il libro digitale dei morti”.

E’ pur vero che quello dell’eternità è un sogno sempre presente nella storia umana, è una fantasia antica, contenuta nelle mitografie dell’oltretomba, o esplorata in capolavori della letteratura o nelle leggende medievali (Massimo Bonafin). Sembra che il mondo virtuale abbia trovato il modo di farci fare capolino stabile in vie che conducono a mondi senza tempo, arcani e felici. Contemporaneamente le nuove pratiche di concepimento e le nuove genitorialità, (come ad esempio la maternità surrogata), eludono il fortissimo legame emotivo e relazionale del feto con la madre legato al periodo della gestazione (Sparano).

Si evince facilmente da ciò come lo scotoma di nascita e morte cambi gli scenari futuri per l’individuo e per la società: in che direzione è difficilmente prevedibile. Di certo sembra che il disconoscimento dell’esperienza di separazione e della fragilità umana crea buchi nella storia del singolo come nella Storia e, come si può osservare per le teorie  negazioniste,  prelude alla ripetizione del Male.

La diffusione delle biotecnologie ha scompaginato e messo in discussione molte basilari certezze. Sta nascendo una nuova cultura che sembra muoversi in superficie ma lascia invece la sua impronta. Quale società ne deriverà?

Il nostro futuro sarà da androidi e sogneremo pecore elettriche, come sembrava suggerire Philip Dick già il secolo scorso?

Si è sufficientemente valutato il sovraccarico psicologico, il senso di vuoto e di solitudine , legati al vacillare o all’assenza di quei riferimenti certi, che la psicoanalisi ha individuato essere  una base sicura, su cui si fonda ,nell’individuo, il senso di sè, il senso di appartenenza e  l’identità sociale?

Gli osservatori delle dinamiche sociali e gli psicoanalisti, in prima linea quando si analizzano i cambiamenti psicologici individuali, assistono alla diffusione di un sentimento di indifferenza, un senso di isolamento simil-autistico ( Flavia Capozzi) o al contrario di rabbia incontrollabile non direzionata ( Renata Rizzitelli), come anche  di rifugio in virtuali realtà drogate  tanto eccitanti quanto volatili.