Dossier

Esperienze di riflessione sulla guerra

21/01/14

Teresa Lorito

Il tema della guerra, della violenza che la sostanzia, del trauma che produce, delle tracce mnestiche che lascia nei soggetti implicati, nei contemporanei e nelle generazioni successive, è una dimensione su cui tutti dobbiamo confrontarci e riflettere. La psicoanalisi se ne è sempre occupata. Freud (1932) sosteneva l’inevitabilità del ricorso alla violenza e quindi della guerra nei conflitti intergruppi. Nel tempo lo scenario della guerra si è profondamente modificato passando dagli scontri fra gruppi alla possibile guerra atomica e della distruzione totale. Da ultimo la guerra terroristica, una guerra che non ha campi di battaglia in senso classico, o schieramenti disposti sul terreno, ma che vede la possibilità che ogni territorio, ogni gruppo sociale, ogni attività possa essere assunta come bersaglio. La guerra come fenomeno ubiquitario ci vede tutti coinvolti. Come ha scritto Daniel Widlocher nel 2006, noi psicoanalisti non abbiamo altra scelta se non interessarci ed essere attivi per contribuire alla comprensione di ciò che costituisce la motivazione alla base dell’agire di questi esseri umani e di ciò che esiste nella natura umana che fornisce un punto di partenza per il terrorismo e per la paura generalizzata.

Proprio da queste premesse dal 2006 ho iniziato a costruire un percorso di studi che sono confluiti nell’organizzazione di alcuni convegni. Tali incontri  si sono potuti svolgere anche grazie alla collaborazione del Centro Psicoanalitico di Firenze e al lavoro di alcuni colleghi. I convegni si sono svolti a Pisa e hanno visto la partecipazione non solo di psicoanalisti, ma anche di studiosi di altre discipline. Nel 2006 “Psicoanalisi e guerra: il lavoro degli psicoanalisti in situazioni di conflitto”. L’idea di base era mettere a confronto teorie e pratica: teorie filosofiche e psicoanalitiche assieme al lavoro concreto degli psicoanalisti attraverso gli interventi di Patrizia Brunori, Yolanda Gampel, Stefania Nicasi, Paolo Rossi, Maria Chiara Risoldi, Lucio Russso

Ne è nato un piccolo volume che contiene alcune delle relazioni: “Psicoanalisi e guerra”, a cura di Teresa Lorito, Edizioni ETS, Pisa, 2008. Continuando su questa riflessione nel 2008 il confronto è stato forse più interno alla nostra disciplina e ha prodotto un convegno dal titolo “E perché la guerra? Guerra, sopraffazione e tortura dalla società all’individuo” in cui si sono confrontati Eugenio Borgna, Marina Breccia, Valeria Egidi Morpurgo, Yolanda Gampel. La guerra e le situazioni di conflitto favoriscono l’instaurarsi del trauma. Gli psicoanalisti, attraverso lo studio sia delle cause sia delle componenti che intervengono in questi fenomeni, possono aiutare a intervenire sul trauma e favorirne la risoluzione.

In questa ottica ho cominciato a lavorare sulla disumanizzazione attraverso il silenzio, silenzio disumano e disumanizzante presente in un continuum che dalle dinamiche politico-sociali arriva fino alla clinica e nel 2011 si è svolto il convegno “Silenzio Umano, silenzio disumano”: riflessioni psicoanalitiche sulle declinazioni del silenzio come strumento di violenza, difesa dal trauma, spazio di conoscenza e di elaborazione. Sono intervenuti: Salman Akthar, Stefano Calamandrei, Giovanni Foresti, Barbara Henry, Yolanda Gampel, Andrea Seganti. I lavori presentati sono stati raccolti in un ebook di prossima pubblicazione. Queste iniziative hanno permesso una buona riflessione su queste tematiche e una sensibilizzazione sull’argomento tanto da farmi pensare che il percorso può proseguire arricchendosi attraverso incontri ulteriori.

Gennaio 2014