Dossier

Petrolio e Acciaio

26/04/13

Gabriella Giustino

La crisi cosmica 40 anni fa: Petrolio

Pier Paolo Pasolini nel libro intitolato “Petrolio”, pubblicato dopo la sua morte, parla dei problemi di venti anni  di crisi della  politica italiana.

Il libro tratta, con il petrolio sullo sfondo, della trasformazione prodotta dalla rivoluzione neocapitalistica  e dal totalitarismo del potere consumistico  affermatosi tra gli anni ‘60 e ’70. Ciò alimenta, secondo l’autore, il rapporto conflittuale con la “generazione sfortunata” del Sessantotto da cui deriva  l’opzione dei giovani per un ruolo militante che antepone gli effetti alle “lente ragioni”.

Pasolini aveva cominciato a lavorare a questo libro già nel 1972, ma nel 1975 fu ucciso. Il petrolio, per l’autore, è la causa principale della divisione internazionale del lavoro e del presuntuoso neocapitalismo che rende suddita la borghesia (evidenziandone le debolezze).

Il protagonista principale del romanzo è un dirigente industriale in crisi, ingegnere della medio-alta borghesia torinese. Carlo, cattolico e comunista,  è   in carriera presso l’Eni. Questo personaggio rievoca in noi il ricordo di Enrico Mattei, allora Presidente dell’Eni, che tentava ricerche petrolifere in Pianura Padana e intesseva accordi col Medio Oriente e l’Unione Sovietica tentando di sottrarsi all’egemonia americana.

Come noto nel ’62 Mattei muore in un incidente aereo, secondo l’opinione di molti, vittima  di un attentato .

“Petrolio” non è un libro di facile lettura, a tratti si presenta magmatico e caotico: i complotti terroristici, i servizi segreti e i poteri mafiosi costituiscono una trama che si intuisce sullo sfondo di un’opera letteraria complessa e visionaria. Tuttavia la tesi di Pasolini è che, mentre si sviluppa la “strategia della tensione”, la società  italiana diventa  sempre più  corrotta e degradata. Il consumismo è la nuova ideologia del potere che ha omologato i costumi degli italiani, facendo scomparire la vitale autenticità del mondo agricolo e popolare. Carlo vive una patologica scissione della propria personalità in due figure opposte, una positiva e l’altra negativa.  Esistono  due  Carlo : uno, onesto e buono, e l’altro malvagio e perverso. Quest’ultimo personaggio nel corso del romanzo muterà ancora, fino a rendersi conto di essere diventato donna. Egli è una persona distruttiva che persegue la destabilizzazione dell’ordine costituito. Questo grottesco sdoppiamento del protagonista è la metafora di una mutazione della società italiana verso il conformismo e il perbenismo ipocrita che Pasolini denuncia usando la sua nota provocatorietà paradossale. L’autore condanna il qualunquismo delle ossequiose masse anonime del nostro paese e la loro arretratezza culturale. Il petrolio diventa una metafora per descrivere una società che sta attraversando una profonda crisi di valori.  La società degradata descritta nel romanzo può, a mio parere avere alcuni punti in comune col momento di crisi attuale, crisi non solo economica ma soprattutto etica. La corruzione dilagante di questi ultimi anni della seconda repubblica assomiglia pericolosamente agli strali indignati di Pasolini, anche se nasce da tutt’altro contesto.  Cosa direbbe oggi l’autore della corruzione diffusa della politica, del qualunquismo di una parte degli italiani, del baratro della cultura, della mancanza di potenzialità di sviluppo per le nuove generazioni?

La letteratura postindustriale: Acciaio

Senza pretendere di fare paragoni irriverenti con il mostro sacro letterario (Pasolini) assistiamo oggi allo sviluppo di una nuova generazione di scrittori italiani che sembra aver ritrovato la via della ‘realtà’, ripartendo dal cuore problematico del capitalismo: la progressiva scomparsa del lavoro e dei diritti sociali ad esso connessi.

Nel romanzo intitolato “Acciaio” di  Silvia Avallone (Premio Campiello Opera Prima 2010),  tutto è incentrato sulla nozione di quella forma degradata d’identità irrisolta che deriva soprattutto dalla mancanza di prospettive  di lavoro. Nell’età della recessione, in questo romanzo, troviamo un particolare riferimento alla disperazione dei giovani.

Essere adolescenti e vivere nei casermoni di fronte alle acciaierie di Piombino è un paradosso: il lavoro duro che ha dato pane alla propria famiglia è un incubo per i giovani che sperano in un’alternativa migliore per se stessi.

Alcuni di loro si fanno catturare dai sogni televisivi, ma si trovano poi di fronte  alla dura realtà del lavoro in fabbrica e delle morti bianche.

Anna e Francesca, le protagoniste del romanzo, vivono le loro prime crisi adolescenziali e i loro corpi iniziano a cambiare: bisogna mostrare la propria bellezza sperando che serva a qualcosa. La bellezza è per loro come un passaporto verso il mondo adulto, attratte come sono da stili di vita “facili” in contrasto con la vita durissima dei genitori.  Di qua dal mare c’è una muraglia di case popolari tutte uguali che l’amministrazione comunale ha assegnato agli operai siderurgici; un quartiere di frontiera in tutti i sensi.  Di là dal mare, invece, c’è l’isola d’Elba un paradiso  irraggiungibile popolato da ricche signore in vacanza.

In mezzo ci sono Anna e Francesca la bionda e la mora di tredici anni. Esse vivono la loro ultima estate d’innocenza prima del liceo. Sullo sfondo, la Lucchini, la potente acciaieria (ma non più così potente come anni addietro) con il suo altoforno, che domina la vita di tutti i personaggi nella torrida estate del 2001, prima del crollo delle Torri Gemelle.

Francesca deve subire le angherie e le violenze di un padre-padrone,   Anna assiste al progressivo degrado della sua famiglia a causa di un padre megalomane e delinquente. In una periferia operaia invasa dal fumo dell’altoforno, non c’è futuro per un giovane. E’ il quartiere di frontiera
 degli operai ma è anche un posto in cui il futuro dura un attimo: giusto il tempo perché un nuovo colpo inatteso ti venga sferrato contro. 
 I giovani protagonisti di questa storia sono sopraffatti dalla violenza della produzione. Essi sono capaci di tutto e di niente: fuggire di notte per fare l’amore  ma anche  rimanere indifferenti quando  le torri gemelle crollano sotto i loro occhi in diretta televisiva. Una storia crudele e tenera in cui tutto è assurdamente vero. 
Un romanzo d’esordio che parla di un’adolescenza mai vissuta, fusa come l’acciaio.  I sogni di questi ragazzi e ragazze si concentrano sulla ricchezza che vedono solo da molto lontano, sull’isola d’Elba affollata di turisti milanesi e tedeschi con i SUV, oasi illusoria di benessere e tranquillità.

Oggi nel nostro paese non mancano risorse sane e vitali, ma qualcosa blocca lo sviluppo, impedisce la crescita, favorisce la demagogia e il degrado. La crisi di valori ed economica attuale s’insinua nella società post-operaia e trova il massimo della sua espressione in questi giovani senza speranza che non imbracciano fortunatamente il fucile (come durante la strategia della tensione) ma che a volte galleggiano in una realtà senza direzione e priva di potenzialità di sviluppo.

Aprile 2013